Un murales per il Giorno della Memoria: aleXsandro Palombo e il Binario 21

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Da sempre la Street Art è stato uno degli strumenti di intervento nel tessuto urbano delle nostre città, attraverso opere di polemica, di denuncia o di sensibilizzazione sociale nei confronti di temi di scottante attualità.


Sono passati quasi ottant’anni, ma il Giorno della Memoria rimane un’occasione di commemorazione in ricordo delle vittime dell’Olocausto. A Milano sorge un luogo simbolo in ricordo di questa tragedia, il Memoriale della Shoah, che si trova nella zona sottostante il piano dei binari della Stazione Centrale di Milano. Da lì, dal Binario 21 del piano interrato, furono caricati su carri bestiame migliaia di ebrei e oppositori politici in partenza dalle carceri di San Vittore diretti ad Auschwitz-Birkenau, Mauthausen e altri campi di sterminio e di concentramento.

Tra tutti i luoghi che in Europa sono stati teatro delle deportazioni, oggi il Memoriale è il solo ad essere rimasto intatto e proprio sui muri esterni di questo luogo simbolico, lo street artist aleXsandro Palombo nel 2023 ha realizzato l’opera “Binario 21, I Simpson deportati ad Auschwitz”. Il murales ritrae una foto famiglia dei quattro Simpson con i visi mesti e dolenti, che indossano pigiami a righe in quanto in procinto di essere deportati nei campi di concentramento nazisti. Quest’opera racconta il prima e il dopo la deportazione e l’orrore dell’Olocausto, un documento visivo che utilizza un linguaggio familiare, pop e colorato, per costringerci a puntare l’attenzione su temi fondamentali per l’umanità, contro l’indifferenza e la dimenticanza. 

Il pezzo dei Simpson ha fatto il giro dei media di tutto il mondo e, a un anno dalla sua realizzazione, ha già subito ben quattro atti vandalici, in un caso addirittura un famoso writer milanese, tra gli storici della Old School, è stato colto sul fatto dai giornalisti della RAI mentre copriva gli occhi di Marge Simpson con la sua Tag. 

Successivamente anche le Stelle di David dei pigiami a righe dei Simpson sono state coperte di nero proprio mentre la comunità ebraica celebrava la Shoah e, proprio in questi giorni, a ridosso del Giorno della Memoria per le vittime dell’Olocausto, l’ultimo colpo vandalico: un raid antisemita ha portato qualcuno a deturpare il lavoro con le scritte shock “W Hitler” e “Fuck Israele”.

“Non reagire alle ripetute azioni d’odio ci porterà a normalizzare il pericolo dell’antisemitismo e a potenziare il male dell’indifferenza che inghiotte tutto e tutti. Chi volta lo sguardo davanti a questi scempi è complice del problema. Gli ultimi sfregi antisemiti e quelli degli scorsi mesi rimarranno come testimonianza e parte integrante dell’opera che tramuterà questo mare d’odio in strumento di sensibilizzazione e consapevolezza contro l’indifferenza l’antisemitismo”, ha dichiarato aleXsandro Palombo.

Nelle intenzioni di aleXsandro Palombo, dunque, questo murales non dovrà essere più ripulito, in quanto gli sfregi antisemiti devono diventare parte integrante dell’opera come testimonianza contro l’antisemitismo e l’indifferenza e come monito affinché le coscienze dei passanti prendano sempre più discernimento rispetto ai temi del rispetto e della tolleranza.

Ma questo non è solo esempio della rabbia antisemita che sta dilagando nella nostra società. Due mesi fa, sempre a Milano, sono state vandalizzate anche le ultime due opere di aleXsandro Palombo: la prima, che ritraeva Anne Frank con le lacrime, mentre stringeva la bandiera d’Israele in mano, è stata vandalizzata con scritte “Free Gaza”; la seconda, che presentava un bambino ebreo del ghetto di Varsavia ostaggio di Hamas, è stato completamente cancellato, lasciando solo le figure dei terroristi di Hamas. 

Non è la prima volta che l’artista affronta il tema della Shoah, i suoi lavori sull’olocausto sono stati pubblicati e analizzati in importanti saggi internazionali tra cui tra cui “Holocaust Icons in Art: The Warsaw Ghetto Boy and Anne Frank” della casa editrice tedesca De Gruyter, scritto dalla storica israeliana Batya Brutin, critico d’arte e ricercatrice di arti visive della Shoah in Israele e nel mondo. Ma anche in “The Americanization of the Holocaust: Expressions of Cultural and Political Memorialization” di Jeffrey Demsky storico e docente nel dipartimento di storia a San Bernardino Valley College. 

Dagli anni Novanta, Palombo realizza un’arte visionaria che si riversa nelle strade delle nostre città, per suscitare dibattiti e riflessioni e un processo di sensibilizzazione delle coscienze. Il suo linguaggio pop, colorato e dal segno fortemente riconoscibile per l’uso dei cartoon, è un invito all’azione, mentre i suoi soggetti e le sue tematiche tendono a scardinare stereotipi e a promuovere tematiche importanti legate alla multiculturalità, l’etica, i diritti umani, l’inclusione, l’estetica e la diversità. 

titoli delle sue opere, spesso interrogativi, obbligano l’osservatore a farsi delle domande e a darsi necessariamente delle risposte, mentre i murales vogliono spezzare l’apatia dello spettatore che si ritrova spesso a vivere in un mondo anestetizzato e uniformato dalla comunicazione mediale.

Palombo auspica, invece, che le sue opere siano pietre di inciampo per i fruitori che devono lasciarsi interrogare nel profondo per essere trascinati fuori dall’indifferenza politica e sociale dei nostri tempi. 

Al male rappresentato dall’autore, lo spettatore deve rispondere con un nuovo attivismo mentale e fisico, dimostrando che il messaggio delle sue opere hanno seminato meraviglia, stupore, ironia estetica, ma anche una nuova sensibilizzazione e consapevolezza etica.

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