Riflettori sullo Star System: Call My Agent – Italia e la sua brillante seconda stagione

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Dopo il successo travolgente della sua prima stagione, la serie televisiva Call My Agent – Italia ritorna sul piccolo schermo con una seconda serie di episodi che promettono di essere ancora più avvincenti. Questa volta, la serie si distingue per un cast rinnovato di guest star del calibro di Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, e Gabriele Muccino, tra gli altri, che si immergono nelle complesse dinamiche dello star system italiano.

La sceneggiatrice Lisa Nur Sultan, insieme a Federico Baccomo e Dario D’Amato, portano avanti la narrazione delle intricate e spesso esilaranti vicende degli agenti della CMA. La nuova stagione si arricchisce con l’introduzione di personaggi come Pietro De Nova e Cecilia Bertozzi, che mettono alla prova la già tumultuosa vita degli agenti.

Call My Agent – Italia mantiene un dialogo aperto con la serie Boris, condividendo con essa non solo l’ambientazione nel settore cinematografico italiano, ma anche un’analisi critica e satirica del mondo dello spettacolo. La serie esplora le conseguenze di un disastro critico durante la premiere del film Bastianazzo, provocando scompiglio tra i personaggi principali e scatenando una serie di eventi che alterano gli equilibri dell’agenzia.

In questa stagione, il regista Gabriele Muccino si distingue come protagonista indiscusso, portando una ventata di autoironia e momenti memorabili che definiscono la qualità della serie. Tuttavia, non tutte le storyline delle guest star brillano allo stesso modo; alcune trame sembrano meno originali e ricordano vicende già viste nella prima stagione.

La seconda stagione di Call My Agent – Italia si distacca coraggiosamente dalla sua controparte originale, immergendosi con audacia nelle problematiche dello show business contemporaneo. La serie non esita a mettere in luce la problematica influenza dei social media nel processo creativo, la nocività di certi ambienti lavorativi e, in particolare, il persistente sessismo che sfocia talvolta in molestie o atti di violenza. Questi temi, trattati con una certa ingenuità ma con un’ottimistica risoluzione, emergono prepotentemente verso il finale della stagione, sollevando questioni importanti sui comportamenti predatori e, forse, scuotendo le fondamenta di chi si crede al di sopra di ogni giudizio.

Al centro della narrazione troviamo Lea, interpretata magistralmente da Sara Drago, che offre una risposta nazionale alla Camille Cottin dell’originale. Accanto a lei, Cecilia Bertozzi offre una performance convincente, incarnando una figura femminile che mette in discussione la ferocia dell’agente senza scrupoli. Un tributo va anche alla memoria di Marzia Ubaldi, che nel suo ultimo ruolo ci regala il personaggio più genuino dell’agenzia, capace di offrire conforto con una battuta ma pronta a combattere le ingiustizie.

Lisa Nur Sultan, con la sua penna critica e incisiva, dipinge un ritratto a volte desolante dell’industria cinematografica italiana, troppo concentrata su Roma e vittima di sceneggiature mediocri e dibattiti superficiali. Nonostante ciò, la serie riesce solo a sfiorare la verità amara di un settore che avrebbe meritato un’esplorazione più coraggiosa e profonda.

Sul versante comico, Call My Agent – Italia si avvale ancora una volta del talento di Emanuela Fanelli nel ruolo della megalomane Luana Pericoli, affiancata da un Corrado Guzzanti sempre impeccabile. Il finale di stagione ci conduce al Festival di Venezia, dove le maschere cadono, sia letteralmente che metaforicamente, preparando il terreno per una terza stagione che promette di essere ancora più intensa e tagliente.

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