MiArt, fiera elegante, ma troppo tradizionale e dal mercato basculante

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Parafrasando la frase che compare sull’altalena di Francesco Arena proposta dalla milanese Raffaella Cortese (a sua volta ripresa da Anna Karenina) si potrebbe dire che tutte le fiere presenti si assomigliano e che ogni fiera passata è diversa a suo modo. Già, si modificano un po’ con il ricordo ma la passerella tra i booth è diventata piuttosto standard.

Francesco Arena, Altalena, 2022.

Non ha fatto eccezione MiArt 2024, sicuramente elegante e luminosa con stand ampi anche se forse troppo numerosi con qualche presenza persino dannosa. Degna della Milano fashion week, i modelli della sfilata primavera-estate, tuttavia, erano già in gran parte visti. Poche le proposte, salvo che nel budello iniziale, dedicato alle gallerie giovani, in base a una collocazione che va sicuramente modificata.

Ma l’impressione generale è stata quella di una kermesse conservatrice che faceva venire il torcicollo tanto il passato era presente e l’innovazione scarseggiava. Sul fronte dell’establishment, la sfilza dei Fontana e dei Castellani che furoreggiavano sino al 2017, sono stati sostituiti dai Capogrossi e dagli Accardi. Le tendenze cambiano ed esaurito il filone concettual-monocromo, si passa al recupero della pittura segnica.

Tuttavia, anche in questa circostanza i prezzi sono saliti troppo e in breve tempo. Così, nonostante la retrospettiva romana a Palazzo delle Esposizioni di Roma, le richieste di oltre 100 mila euro per le tarde opere di Accardi anni Novanta sono rimaste spesso inevase.

Certo, il clima generale, tra guerre e fosche previsioni per il futuro, non ha aiutato e i collezionisti, presenti in massa alla sfilata inaugurale, si sono mossi coi piedi di piombo privilegiando i classici ancora accessibili o i giovani al di sotto dei 10-12 mila euro. In un mercato basculante, gli stand di ricerca hanno fatto fatica (bellissimo quello realizzato da Il Ponte di Firenze dedicato alla land art e più in generale alla terra con Eliseo Mattiacci, Luca Maria Patella, Paolo Icaro e Joe Tilson), mentre le starlette modaiole hanno fatto centro.

Eliseo Mattiacci, Parafulmine Attirafulmine Neutro, 1965. Courtesy galleria Il Ponte.

L’astuto stand costruito dalla Neu di Berlino, per la prima volta a Milano, è andato sold out il giorno dell’opening. Comparivano, intorno ai 10 mila euro, le carte del trentunenne americano Louis Fratino, un mix tra Sandro Chia e Markus Lüpertz, presente a Venezia dopo aver conquistato la pole position sul mercato nel 2022 con un record di 730 mila dollari già oggi difficilmente replicabile.

Franco Mazzucchelli, Bieca Decorazione, 2019, PVC, air, cm 50×50. Courtesy ChertLüdde Gallery.

Insieme agli old master del Novecento, tanti i giovani-vecchi con scarsa fantasia e una buona dose di furbizia commerciale. Ci sono tuttavia anche i vecchi-giovani come Franco Mazzucchelli proposto dalla berlinese ChertLüdde, giustamente premiata. L’ottantacinquenne milanese, che ha dovuto aspettare di superare gli ottanta per trovare una galleria, appare ancora attuale con la sua arte dell’abbandono e le sculture gonfiabili lasciate nei parchi per essere palpeggiate dagli spettatori. Una provocazione per il mercato da parte di chi oggi costa ancora al di sotto dei 20 mila euro.    

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