Sirelli, a Crotone una barca pop per ridare speranza ai migranti che affrontano il mare

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Attirare, attraverso la bellezza, l’attenzione sul fenomeno dei migranti è l’intento di Massimo Sirelli, che ci fa interrogare sul perché un essere umano è costretto a sfidare la morte in mare a bordo di vecchi barconi. L’artista invitato a Crotone dall’associazione #ioresto ha realizzato un’opera con un peschereccio di 16 metri, una delle tante carrette del mare utilizzate dai migranti, a rischio della propria vita, per approdare in Calabria, che era destinata alla demolizione.

La barca è la San Nikolaus con la quale nel marzo 2020, in piena pandemia, sbarcarono a Crotone 12 migranti appartenenti a diverse nazionalità. La barca-monumento San Nikolaus – Punti di vita è stata posizionata all’interno del Parco dei giardini del Museo Pitagora

È una barca Pop, perché l’artista non ha voluto celebrare la morte, ma la speranza e la voglia di un futuro che muove queste persone e che le spinge ad affrontare pericoli costanti per costruirsi una vita migliore da quella che si sono lasciate alle spalle. Ma l’artista vuole anche testimoniare il profondo legame di Crotone con il mare e la sua capacità di accoglienza, il suo senso di inclusione e integrazione. L’arte di Massimo Sirelli è caratterizzata, infatti, dall’uso di colori brillanti attraverso il quale trasforma gli oggetti usati e abbandonati in opere d’arte. In questa intervista esclusiva l’artista ci racconta come ha pensato e realizzato quest’opera.

Come nasce il progetto per la San Nikolaus?

Sono stato invitato dall’Associazione #ioresto di Crotone, eravamo ancora ingabbiati dalla pandemia, che mi ha chiesto di pensare ad un’opera per la città. Con i ragazzi dell’associazione ci siamo incontrati nella zona del porto dove c’era una piccola scalinata e loro speravano che io mi innamorassi del posto e nascesse così un’opera sul lungomare.

E invece…

Mentre parlavamo io guardavo il porto con tutti questi relitti del mare, che non necessariamente erano relitti dei migranti, ma anche imbarcazioni in disuso dei pescatori. Allora ho avuto l’intuizione di trasformare, di dare nuova vita ad una barca usata dai migranti. Indicai un peschereccio a caso, e la storia vuole che il peschereccio che io stavo indicando fosse un peschereccio che aveva viaggiato con migranti a bordo, ed era arrivato nel 2020 a Crotone. È stato difficile poi ottenerlo, perché naturalmente era considerato un corpo del reato per immigrazione clandestina. Ma alla fine dopo varie peripezie siamo riusciti ad ottenere una barca.  E ci avevano dato proprio la barca che avevo indicato io, quindi, è stato il destino o una magia?

Hai poi scoperto che questa barca, che aveva viaggiato nel Mediterraneo era arrivata nel centro di Crotone con dodici migranti a bordo.

Si, questo è molto singolare, perché non è arrivata sulle coste, ma proprio in pieno centro, dodici migranti proprio alle porte di casa, sull’uscio di casa.

Le cose si sono un po’ complicate quando avete dovuto spostare il relitto?

È stata una storia rocambolesca, perché comunque stiamo parlando di un peschereccio di quattordici metri, quindi, potete solo immaginare cosa significa movimentare un mezzo così grande.

Quando l’abbiamo poi messo nel parco Pitagora il terreno ha anche ceduto. Abbiamo lavorato durante tutto il 2021 per la bonifica, l’abbiamo ripulita, smaltata e poi l’ho realizzata.

Il tuo progetto non rimanda, però, alla tristezza delle morti in mare, ma ad un’idea di speranza per il futuro.

Sì, questa è un’idea che è nata subito, dal primo momento, cioè, quando io ho visto la barca non ho mai pensato ad una ad una celebrazione delle morti, non volevo che diventasse un memoriale, ma volevo che diventasse un inno alla vita. Queste persone non sono solo migranti, ma esseri umani, che si mettono in viaggio per migliorare la propria vita, quindi, inseguono un sogno non inseguono la morte.

Il tuo intento è, quindi, quello di celebrare il viaggio verso una nuova vita, dove coronare i propri sogni?

Infatti, l’ho chiamata la barca dei sogni e poi il nome originario del peschereccio era San Nikolaus che è il santo dei doni, e quale dono migliore è quello di vedere realizzare i propri desideri? Ecco allora l’idea della gioiosità e dei pois che decorano l’intero scafo. Ogni punto di colore un punto di vita, quindi, migliaia di vite e migliaia di sogni. E poi dodici, solo dodici colori, perché dodici erano i migranti a bordo.

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