Nicola Mette, un “corpo tossico” per denunciare l’emergenza ambientale

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Un allarme rosso sulle politiche ambientali e sul pericolo dell’inquinamento e per la salute degli abitanti e dei turisti è quello lanciato dall’artista sardo Nicola Mette, che nei giorni scorsi si è cimentato, come sua prassi, con una performance che, questa volta, lo ha visto sdraiarsi sul letto del Rio Irvi, il fiume che sfocia nel mare della Costa Verde della Sardegna, completamente nudo e con la pelle colorata da una vernice rossa. Ma perché una vernice rossa?

Facciamo un passo indietro. Alcune settimane fa, la spiaggia di Piscinas, una delle più celebri “perle” del turismo sardo, caratterizzata da bellissime dune di sabbia alte fino a 100 metri, è stata deturpata da un fiume rosso, causato dai residui di metalli delle miniere, dismesse da oltre quarant’anni, che si trovano più a monte, a circa ventina di chilometri nell’entroterra, in località Montevecchio. Le impressionanti immagini delle acque del Rio Irvi, completamente colorate di rosso, che si riversavano nel mare, hanno fatto il giro del mondo, suscitando una discussione accesa non solo per le implicazioni sull’inizio della stagione turistica, ma soprattutto per il timore di un grave danno ambientale non solo per la costa sarda, ma per l’intero ecosistema del Mediterraneo. Questi residui, derivanti dall’estrazione di minerali come la galena (solfuro di piombo), la blenda (zinco) e l’argentite (argento), contengono infatti metalli pesanti che potrebbero essere altamente nocivi. “Miniere e cave non sono state mai bonificate: si è preferito imporre divieti di balneazione e mettere a rischio l’ecosistema piuttosto che procedere con le bonifiche”, hanno denunciato i movimenti ambientalisti. “Allarme rientrato, anzi procurato allarme”, hanno invece ribattuto il sindaco e l’assessore al turismo di Arbus William Collu. “Non c’è alcun inquinamento né pericolo per la salute”.

Nicola Mette, però, non nuovo ad azioni provocatorie, ha deciso di inscenare la sua performance proprio sulle acque del rio Irvi. Il corpo ricoperto di vernice rossa, in posizione fetale, ha impersonato una sorta di “anima del fiume”. Di fianco a lui, un cartello segnalava: “Attenzione Pericolo Corpo tossico”. Il corpo stesso, dunque, diveniva oggetto di scandalo ma anche strumento mediatico per puntare l’attenzione su problematiche ambientali: un corpo minacciato e bistrattato, di cui è necessario prendersi cura. Il corpo, dunque, in Mette diviene metafora dell’intero ecosistema naturale.

Bisogna dire che l’artista non è nuovo ad azioni come questa, che utilizzano il suo stesso corpo come oggetto e soggetto di azioni radicali. Nicola Mette si autodefinisce infatti un “artista militante”, e lavora con la performance, l’azione estemporanea e il travestimento da molti anni, interagendo sempre su temi quali la diversità di genere, la violenza, i conflitti e i diritti civili negati, oltre che gli scandali insabbiati. Ma anche la cura delle persone, della natura, degli affetti, come esercizio simbolico e quasi “sciamanico” di riappropriazione del lato più profondamente umano di noi stessi, quello meno egoista e più aperto a vedere l’altro con le sue peculiarità e differenze. Anche il folclore popolare e la tradizione sono stati oggetto delle sue performance: come in Libertade Paridade Sessualidade, del 2013, nella quale il classico corteo devozionale di un paesino del nuorese era stato stravolto e ribaltato attraverso un’inversione dei ruoli maschili e femminili: il corteo era infatti composto da persone gay, etero, bisex, lesbiche e trans, e rivendicava parità e diritti, affermando la necessità di una trasformazione libertaria e liberale della nostra società.

Oggi, il suo corpo è tornato a porsi di nuovo come “scandaloso”, questa volta per denunciare il pericolo dell’inquinamento e la necessità di interventi radicali e di una politica ambientale più consapevole. Dal corpo, dunque, come strumento di liberazione, al corpo come simbolo di emergenze da affrontare: che poi siano emergenze ambientali o culturali, contro le discriminazioni di genere e per i diritti, in fondo ha poca importanza.

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