Per non dimenticare: gli eventi e le mostre sulla Shoah in Italia nel Giorno della Memoria

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Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbattevano i cancelli di Auschwitz. E rivelavano al mondo, per la prima volta, la realtà del genocidio in tutto il suo orrore. In parte distrutto dalle SS prima dell’arrivo dei russi. Le truppe sovietiche trovarono circa 7.000 sopravvissuti, insieme a abiti, scarpe, tonnellate di capelli, strumenti di tortura e di morte.

Raccontata da Primo Levi in La tregua, la data della liberazione è diventata il Giorno della Memoria. Nella sola Auschwitz furono uccisi almeno un milione di prigionieri: uomini, donne, bambini. Quasi tutti ebrei, ma anche polacchi, Rom, Sinti, prigionieri di guerra sovietici, testimoni di Geova e altri “nemici” di Hitler.

Istituita il 1° novembre 2005 con la Risoluzione 60/7 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nell’anno in cui ricorrevano i 60 anni dalla liberazione dei campi di concentramento. Il significato del Giorno della Memoria è il dovere di non dimenticare, come scrive Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”.

In Italia nel “Giorno della Memoria” si ricorda la Shoah, ma anche le leggi razziali approvate sotto il fascismo, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, tutti gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte. E tutti coloro che si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Da Torino a Roma, da Milano a Venezia saranno posate le pietre d’inciampo. I sanpietrini con incisi su una targa d’ottone i nomi delle vittime della persecuzione nazi-fascista, ideati dall’artista Gunter Demnig e posati per la prima volta a Colonia nel 1995. Le stolpersteine sono diventate più di 70 mila, una mappa della memoria che è presente in tutta Europa.  

In tutta Italia sono in programma mostre, spettacoli, incontri e iniziative, ecco alcune delle più interessanti, divisi per città/regione.

Roma

Sino al 31 gennaio Roma celebra il Giorno della Memoria con Memoria genera Futuro: una rassegna di oltre 60 appuntamenti, tra mostre, incontri, visite guidate, presentazioni di libri, eventi per le scuole, concerti, spettacoli e proiezioni.

Sino al 15 febbraio alla Casina dei Vallati, sede della Fondazione Museo della Shoah LE PAROLE DELL’ODIO. Gli ebrei romani venduti ai nazisti, una mostra con documenti originali e un’installazione immersiva visiva e sonora per riflettere sul ruolo dei delatori durante l’occupazione nazi-fascista di Roma. 

Il progetto porta la firma di Giorgia Calò e Amedeo Osti Guerrazzi ed è co-organizzato dal Centro di cultura ebraica, dall’Archivio storico della Comunità ebraica romana, dalla Fondazione per il Museo ebraico col sostegno dell’assessorato alla Cultura. La piccola sala immersiva è buia: solo le voci di attori che riportano agghiaccianti testimonianze dirette, e i testi proiettati su uno schermo bianco. Sono stralci di delazioni, parole di odio, sono alcune delle voci che riportano gli spettatori al rastrellamento nazifascista degli ebrei romani dal 16 ottobre 1943 a pochi giorni prima della Liberazione di Roma nel giugno 1944, alle mille complicità di tanti che, con segnalazioni e spiate, consegnarono i loro concittadini ebrei nelle mani dei nazisti, condannandoli alla deportazione nei campi di sterminio. 

La prima sala ospita documenti storici sul clima avvelenato che circondava gli ebrei romani dopo l’approvazione delle leggi razziste del 1938. C’è per esempio il testo del volantino apparso in piazza Costaguti il 16 luglio 1941: «Abbasso gli ebrei! Chi sono questi messeri? I vampiri della società, le sanguisughe sparse per il mondo, i formicoli rossi negli “angolini” … detestiamo gli ebrei! eliminiamo gli ebrei!» Un pannello elenca gli ebrei catturati per essere stati indicati per strada, o diventati il bersaglio di dettagliate delazioni ai nazisti. C’è il commesso L. che, con la sua segnalazione, fa imprigionare l’intera famiglia Di Consiglio: sette uomini furono poi trucidati alle Fosse Ardeatine.

Il Memoriale delle Deportazioni a Firenze, photo by GIACOMO BALDI

Firenze e Toscana

Inaugurato da circa un anno, il cuore delle iniziative in programma a Firenze sarà il Memoriale delle Deportazioni.

Punto di riferimento di questo centro museale, dove dialogano memoria e contemporaneità, ricerca storica e arte, è il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz: l’opera voluta  dall’Associazione Nazionale Ex-Deportati (ANED) e inaugurata nel 1980 presso il Blocco 21 di Auschwitz in onore degli italiani caduti nei campi di sterminio. Allestito nel 1979 e inaugurato nella primavera successiva, il “Memoriale in onore degli italiani assassinati nei campi nazisti” fu progettato da un gruppo che raccoglieva alcune delle maggiori personalità della cultura italiana: l’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso, sopravvissuto a Gusen, lo scrittore Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz, il regista Nelo Risi, il pittore Mario Pupino Samonà e il musicista Luigi Nono. 

Nel 2011 la direzione del Museo di Auschwitz chiude il Blocco 21, considerando l’esposizione nazionale italiana prettamente artistica e priva di valore storico. Il Memoriale BBPR va smantellato e spostato, pena la sua distruzione. Il tentativo di salvataggio nel luogo originario da parte di storici, restauratori, architetti, storici dell’arte e società civile proseguirà fino al 2014, quando l’ANED nazionale troverà il luogo adatto ad ospitarlo in Toscana, a Firenze.  Sempre a Firenze, tutte le domeniche fino al 25 febbraio, sono in programma visite guidate alla Sinagoga e al Museo Ebraico con focus dedicati alla storia, all’arte, alle festività e ai riti della religione ebraica. Il tema dell’ultima visita, domenica 25 febbraio, sarà l’architettura della Sinagoga di Firenze: uno dei maggiori esempi in Italia dello stile moresco.

Al MicroMuseo di Arte Contemporanea della Tuscia, Torre di Sipicciano, Graffignano (VT), si mettono a confronto l’opera site specific ECCIDIO di Iván Navarro con quella dell’artista Filippo Riniolo attraverso “SELEZIONI”, una performance, una voce e un gesto, per non dimenticare. “Selezioni” è ispirato dal terribile episodio della selezione ad Auschwitz, narrato da Primo Levi in “Se questo è un uomo”. Di fronte ad un ufficiale nazista, i prigionieri correvano mentre quest’ultimo, in pochi istanti, decideva del loro destino, spostando semplicemente a destra o a sinistra la scheda che gli veniva consegnata. Un atto di banale burocrazia che decideva la vita e la morte dei prigionieri. 

Così Filippo Riniolo paragona la brutalità di quest’atto di selezione con quello che operiamo nei social media, allo scopo di farci riflettere su quanto la follia dei campi di sterminio non sia poi così lontana da noi. I social media ci chiedono di scegliere le amicizie, di scegliere a chi dare i nostri like anche senza conoscere le persone che sono dall’altra parte dello schermo. Questo disumanizza e non alimenta sicuramente le relazioni. In questa performance Filippo Riniolo ha sul cellulare un’app che è stata programmata in modo che solo i nomi delle 8 persone che si sono salvate scorrono a destra, mentre tutti gli altri, morti nei campi di sterminio, scorrono a sinistra. 

La voce ricorda tutti i nomi, che si perdono nella loro cantilena, come un mantra che fa perdere il significato delle parole e si concentra solo sul suono. La voce, in questo caso, svolge altre due funzioni essenziali: ribalta il campo di sterminio, in cui il nome veniva cancellato e sostituito da un numero sul braccio, ma soprattutto, la voce svolge la funzione di memoria, la tradizione orale, la memoria dei popoli.

Il 27 gennaio si entra gratuitamente al Museo della Deportazione di Prato.

Il museo sorge nella frazione di Figline, località simbolo della Resistenza dove il 6 settembre del 1944, giorno stesso della liberazione della città dal Nazifascismo, furono uccisi 29 partigiani, presi dai tedeschi in ritirata e impiccati.

La visita al museo è concepita come un viaggio in un campo di concentramento e di sterminio nazista, tra reperti e oggetti appartenuti ai deportati e provenienti dal lager di Mauthausen in Austria e dal sottocampo di Ebensee, dove morì la maggior parte dei lavoratori toscani arrestati dai nazifascisti dopo lo sciopero generale del marzo 1944.

C’è anche un percorso audiovisivo, intitolato Con i miei occhi – voci e volti di superstiti dei campi di concentramento e sterminio nazisti, composto da sette postazioni video, dove ascoltare le testimonianze di ebrei e di deportati politici toscani sopravvissuti, ma anche quelle di sinti e rom, omosessuali e testimoni di Geova, che raccontano l’arrivo, la vita e la morte nel campo, le selezioni e lo sterminio.

Pablo Picasso, Il sogno e la menzogna di Franco, acquaforte, 1937

Milano

A Milano un’altra esposizione, dal titolo Non dimenticare, con una selezione di grafiche di artisti come Pablo Picasso, Käthe Kollwitz e Aldo Carpi, che il 27 e 28 gennaio sarà ospitata negli spazi della galleria Federico Rui Arte Contemporanea, in via Turati 38.

La memoria non è un mero deposito di ricordi ma è la capacità dell’individuo di conservare informazioni passate e di servirsene per riuscire ad affrontare situazioni di vita presente e futura. In psicologia la memoria viene definita come il processo di codifica, immagazzinamento, consolidamento e recupero di informazioni ed esperienze derivate dall’ambiente e dall’attività di pensiero. Questa definizione implica che il contenuto recuperato non è una rievocazione sempre fedele ed accurata ma piuttosto una ricostruzione. Per questo è importante che si continui a ricordare e in questo la Storia dovrebbe esserci d’aiuto.
La memoria storica e la storia dell’arte allora sono un antidoto alla rimozione consumistica dei giorni, delle vite, dei drammi e del riscatto della Liberazione.

Commemorare è avere memoria comune, anche di quel che non abbiamo vissuto, ricordando i ricordi dei testimoni, dei pensatori, degli artisti. L’arte lo sa, non ha sorvolato, ha inciso su lastra, ha stampato su carta, con una memoria che non tace nemmeno con le mani. Luigi Broggini, Corrado Cagli, Ennio Calabria, Giovanni Cappelli, Aldo Carpi, Bruno Caruso, Josè Luis Cuevas, Lazzaro Donati, Gianni Dova, Franco Francese, Luigi Grosso, George Grosz, Renato Guttuso, Giuseppe Guerreschi, Käthe Kollwitz, Mario Lattes, Leoncillo Leonardi, Emanuele Luzzati, Mario Mafai, Giacomo Manzù, Ennio Morlotti, Giuseppe Motti, Remo Pasetto, Pablo Picasso, Giacomo Porzano, Antonietta Raphael, Aligi Sassu, Luigi Spazzapan, Vittorio Tavernari, Ernesto Treccani, Renzo Vespignani, Giuseppe Zigaina.

L’evento, ideato da Barbara Nahmad, è realizzato in collaborazione con Adei-Wizo, Associazione Figli della Shoah, Accademia di Belle Arti di Brera.

Napoli e Campania

A Napoli e in Campania, tanti eventi e iniziative del Comune e poi a Palazzo Donn’Anna, alla Fondazione Banco di Napoli.

Interessante la mostra proposta proprio dal Banco di Napoli che sino al 28 gennaio, mette in mostra quotidiani d’epoca e documenti sulle leggi razziali, raccolti dai giovani volontari, che prestano servizio civile universale a Palazzo Ricca. All’interno del Museo ilCartastorie, sono esposte le pagine dei quotidiani storici e le carte con le storie degli impiegati del ‘Banco di Napoli’, che menzionano la dispensa dal servizio del personale di origine ebraica, lettere d’esilio e il successivo reintegro. I documenti provengono dai fondi dell’Emeroteca e dell’Archivio del Banco di Napoli, che si confermano un prezioso scrigno di storie. Oltre al percorso realizzato per la Giornata della Memoria, infatti, i visitatori potranno immergersi nei racconti che si snodano lungo il percorso multimediale permanente de ilCartastorie. 

Bologna ed Emilia Romagna

Da vedere la mostra La famiglia Rimini. Storie di emigrazione, deportazioni, fughe e solidarietà, fino al 26 maggio al Museo Ebraico di Bologna, che ricostruisce i diversi destini di quattro rami di una famiglia israelita, che in parte si snodarono in Emilia-Romagna nel periodo della “persecuzione delle vite” degli ebrei, dopo l’8 settembre 1943. Alcuni emigrarono in Brasile, altri furono deportati dietro delazione, altri ancora furono aiutati a nascondersi e si salvarono ad opera di persone poi riconosciute tra i Giusti tra le Nazioni dallo Yad Vashem di Gerusalemme: i coniugi Morganti e Muratori.

Guardando dunque alle vite di queste individualità, che in parte si snodano in Emilia-Romagna, emerge in modo concreto, non astratto, il quadro storico di un’Italia dominata dalla dittatura fascista, che nel 1938 aveva conosciuto le leggi razziali e, dopo l’armistizio firmato dal maresciallo Badoglio, si trova occupata dall’ex alleato tedesco divenuto improvvisamente nemico. Dedicata soprattutto alle scuole e ai più giovani, una mostra così concepita si pone l’obiettivo di coinvolgere il visitatore riportandolo alla realtà di persone ben definite e vissute in un territorio a lui vicino e rammenta che l’antisemitismo è un sentimento e una linea di pensiero al cui fascino anche gli italiani hanno ceduto e possono, di conseguenza, tornare a cedere.

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