Il Migrant Child di Banksy tornerà a splendere, grazie all’arte digitale. Con Anderson Tegon

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Il razzo di segnalazione del Migrant Child di Banksy tornerà ad accendersi. Lo farà, per i giorni di apertura della Biennale di Venezia, grazie al lavoro dell’artista digitale Anderson Tegon, che con la sua Pepper’s Ghost, agenzia creativa digitale che realizza performance ed esibizioni esperienziali, ha deciso di ridare colore, e (metaforicamente) fuoco, al dipinto che rappresenta appunto un Bambino migrante con tanto di razzo di segnalazione rosa, realizzato da Banksy nella notte tra l’8 e il 9 Maggio 2019 su un palazzo sul Rio Novo, da anni in rovina e sempre più scolorito per via della salsedine e degli agenti atmosferici (qua, qua e qua i pezzi che abbiamo dedicato all’argomento: il nostro magazine è stato infatti tra i primi ad occuparsi della vicenda, annunciando, in anticipo, che il murale sarebbe stato restaurato grazie all’intervento di Vittorio Sgarbi e di Banca Ifis, che in seguito ha anche acquistato il palazzo per destinarlo a uno scopo culturale).

Anderson Tegon.

Oggi, dunque, se è vero che il dipinto originale – “salvato” in extremis dalla rovina definitiva, grazie all’intervento di Vittorio Sgarbi e al finanziamento di Banca Ifis –, non conserva più, a livello di pigmento pittorico, la brillantezza e i colori di quando era stato dipinto, è anche vero che, almeno per i giorni di apertura della Biennale, quegli stessi colori (e in particolare il rosa intenso del razzo di segnalazione), torneranno finalmente a splendere, grazie all’aiuto delle tecnologie. Ed è proprio il connubio tra un artista digitale che è già intervenuto con installazioni digitali in tutto il mondo, Anderson Tegon (ex giocatore professionista di basket nel Treviso, nato in Brasile 1985, a Salvador di Bahia, adottato da una famiglia italiana e cresciuto nel Veneto, ma continuando a spostarsi e a viaggiare tra Cina, Stati Uniti, Londra, Parigi), che questa “magia” si potrà realizzare. La performance digitale si intitola Ghost Over Banksy “Alive”, e sarà visibile dal 16 al 21 aprile, nei giorni di apertura della Biennale e degli eventi collaterali, che tradizionalmente portano a Venezia migliaia di persone da tutto il mondo.

In realtà, non è la prima volta che l’artista italo-brasiliano si cimenta nell’impresa. L’aveva già fatto, con un’operazione clandestina (in perfetto stile Banksy), uscendo di notte, di nascosto, rimanendo dunque invisibile a tutti ma dando la possibilità al pubblico di fruire del lavoro online, con un famoso video, diventato nel tempo virale. Con questa performance, Anderson aveva anche vinto il premio il Best Event Award come miglior evento per la sensibilizzazione sulle tematiche sociali dell’anno, e portando il video ad essere uno dei contenuti di digital art più visti al mondo. In seguito, Anderson ha creato una seconda versione del progetto, questa volta intitolato Ghost Saves Banksy, proiettando il video sulla facciata della Stazione Centrale di Milanoper denunciare il degrado dell’opera originale e sollecitare azioni di salvaguardia.

Arrivato dal Brasile in Italia a soli 4 mesi, Anderson ha vissuto la sua infanzia e adolescenza a Peseggia, un paesino vicino a Venezia, dove ha mutuato dalla famiglia, e anche dall’ambiente dei maestri vetrai di Murano, la passione per l’arte. Poi, divenuto nella sua “prima vita” un giocatore di basket professionista a Treviso, è tornato all’arte solo di recente, riscuotendo immediatamente un grandissimo successo. La storia del suo incontro con l’arte digitale è racchiusa in un aneddoto che sa di favola moderna: “Ero a New York”, ha raccontato in un’intervista, “aspettavo un taxi, e un mio amico, visto che il taxi non arrivava, mi ha consigliato di fare come tutti i newyorkesi: condividerlo con la persona che in quel momento ci stava salendo. Mi sono trovato seduto accanto a un ragazzo giapponese con il quale ho cominciato a parlare. Mi ha raccontato che faceva il programmatore per installazioni di video art, e mi ha spiegato la possibilità di utilizzare delle tecnologie per creare immagini”.

Da lì, è iniziata la “nuova vita” dell’artista, che da quel momento ha cominciato a sperimentare quel mezzo, distinguendosi in pochi anni come una delle migliori figure di digital art a livello internazionale. “Inizialmente”, ha raccontato, “pensavo che mi sarei occupato di fare il produttore-imprenditore di una nuova tipologia di mostre, poi mi sono accorto che ho tanto cercato tanto incontrato che avevo molto da dire io stesso e così sono diventato un artista”. Da quel momento, la sua strada è stata spianata: collaborazioni con importanti marchi ed aziende, idee innovative e molto, molto lavoro. La sua agenzia, la Pepper’s Ghost, è diventata un punto di riferimento importante per gli interventi di tecnologia applicata all’arte. “L’arte digitale”, dice Anderson, “per me non è solo effetti speciali, ma deve risvegliare emozioni”. Proprio quelle emozioni che proviamo di fronte al murale di Banksy, che ci parla di migrazioni e di cambiamento climatico, e che grazie all’arte tecnologica di Anderson Tegon oggi potranno tornare a vivere e risplendere.

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