I disegni di Jannis Kounellis in mostra a Firenze

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A pochi anni dalla sua scomparsa avvenuta nel 2017, il Museo Novecento di Firenze rende omaggio all’artista greco Jannis Kounellis, uno tra gli esponenti di spicco della cosiddetta Arte povera. Infatti, fino 9 giugno 2024 è possibile visitare la mostra Jannis Kounellis – La Stanza Vede. Disegni 1973-1990, presso le sale del primo piano del museo fiorentino.

L’esposizione, a cura di Dieter Schwarz, si pone come una retrospettiva dell’omonima mostra organizzata nel 1990 al Gemeentemuseum Den Haag dell’Aia; questa fu la prima occasione in cui disegni furono esposti al pubblico, sancendo l’evidente capacità di disegnatore di Kounellis.

Andando a analizzare il titolo della mostra se ne ricava un significato interessante: l’espressione “La Stanza Vede” pone come soggetto principale lo spazio fisico dell’allestimento e non lo spettatore, solitamente considerato protagonista della visione. Si crea una significativa inversione poetica che dà un ruolo attivo allo spazio, il quale diventa il diretto generatore della visione poiché agisce come protagonista su di essa.

In mostra sono presenti oltre cento opere su carta di diversa tipologia disegnate a china, matita e carboncino, ed eseguite dall’artista tra gli anni Settanta e Ottanta. La maggior parte di esse sono in bianco e nero; solo sporadicamente in alcune è presente del colore.

I vari disegni sono suddivisi seguendo una logica temporale che li raggruppa per anni di produzione

La maggioranza dei disegni in esposizione è stata realizzata da Kounellis durante le visite agli ambienti dove si sarebbero tenute le sue mostre. Infatti, è stato osservando gli spazi in cui venivano progettate le installazioni che l’artista ha inteso che le figure non stanno mai ferme, ma che al contrario si muovono incessantemente all’interno dell’ambiente; si fermano solo nel momento in cui l’artista le usa, e quindi le “cattura”, per le sue rappresentazioni.

A volte i soggetti assumono sembianze umane, altre volte sono semplici oggetti: vasi, pietre o cestini, talvolta difficilmente definibili a causa della rapidità del tratto.

Nel dettaglio, l’esposizione rappresenta una chiara dimostrazione dell’attrazione esercitata sull’artista dalla cultura figurativa del primo Umanesimo rinascimentale (in particolare Masaccio); fin dal Quattrocento, il disegno ha sempre avuto un ruolo centrale nella storia dell’arte fiorentina, e dal 2018 il Museo Novecento si occupa di portare avanti questa tematica organizzando mostre di artisti la cui attenzione si focalizza su questo aspetto.

I disegni di Kounellis rappresentano delle prime prove progettuali di intuizioni di installazioni monumentali e d’impatto, che si riversano e traducono in rapidi schizzi. L’artista stesso definisce il disegno come un calcolo di cose completamente sognate, in cui confluiscono fantasie che sfuggono alla materialità. Una creazione assolutamente soggettiva in cui le ricorrenti iconografie dell’artista si fondono a memorie passate e immagini moderne.

Seppure rapidi abbozzi, essi racchiudono già in sé tutta l’espressione dell’artista.

In conclusione, la mostra rappresenta un interessante percorso artistico alla ricerca dell’origine dell’opera d’arte, definito da Kounellis come “lavoro”. Se il disegno parte da un concetto inventato e puramente fantastico, in poche parole un’idea, il lavoro invece ne è la rappresentazione evidente, materiale e concreta.

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