L’Amazônia di Salgado arriva a Trieste

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Quello di Salgado è un urlo di protesta propagato attraverso la fotocamera. La sua fotografia ha saputo attirare l’attenzione del mondo su tematiche a dir poco scottanti, come i diritti dei lavoratori, la povertà, i cambiamenti climatici e gli effetti distruttivi dell’economia consumistica sui Paesi in via di sviluppo. Da questa stessa volontà di denuncia e salvaguardia scaturisce Amazônia, mostra personale del fotografo brasiliano, promossa dal Comune di Trieste e visibile fino al 13 ottobre 2024, presso il Salone degli Incanti. In mostra sono esposte oltre 200 fotografie che ritraggono i fiumi, le montagne, la vegetazione e le popolazioni che abitano la foresta amazzonica. Immagini scattate rigorosamente in bianco e nero con l’ausilio di una fotocamera 35 mm, strumento leggero e poco ingombrante, che da sempre accompagna l’artista nelle sue spedizioni in giro per il mondo. 

Rio Jutaí. Stato of Amazonas, Brasile, 2017, © Sebastião SALGADO

L’itinerario è un percorso di scoperta dell’Amazzonia, che attraversa da cima a fondo questo territorio pieno di ostacoli e pericoli, in passato conosciuto come “l’inferno verde”, ed ora considerato un luogo unico, da preservare. È uno spaccato sullo stile di vita, spesso ignorato, delle popolazioni indigene e delle specie che popolano la foresta presentate da una prospettiva non convenzionale, capace di proiettare i visitatori nella quotidianità dei soggetti ritratti. 

“Il mio desiderio, con tutto il cuore, con tutta la mia energia, con tutta la passione che possiedo, è che tra 50 anni questa mostra non assomigli a una testimonianza di un mondo perduto. L’Amazzonia deve continuare a vivere – e, avere sempre nel suo cuore, i suoi abitanti indigeni” afferma Sebastião Salgado.

Giovani donne Suruwahá. Stato di Amazonas, Brasile, 2017, © Sebastião SALGADO

Sebastião e Lélia Wanick Salgado, curatrice e compagna dell’artista, intendono trasportare il fruitore nel mezzo dell’Amazzonia, integrandolo con la ricca vegetazione e con la vita degli indigeni attraverso il potere del mezzo fotografico, della scenografia e della musica. L’esposizione sarà dunque accompagnata da una apposita traccia sonora, prodotta per l’occasione dal musicista francese Jean-Michel Jarre, che fa rivivere i suoni della foresta pluviale. Una melodia composta dal fruscio degli alberi, dai lamenti degli animali, dal canto degli uccelli e dalle acque che sgorgano dalla cima delle montagne. Evocazioni sonore a cui si aggiungono le voci degli indigeni e i canti rituali conservati negli archivi sonori del Museo di Etnografia di Ginevra. Testi, musica e immagini collaborano per celebrare la bellezza della natura e il rapporto simbiotico degli indigeni con l’ambiente circostante.  

 “Questa mostra vuole ricreare l’ambiente della foresta amazzonica, che ho vissuto, documentato e fotografato per sette anni, dando la possibilità al visitatore di immedesimarsi e immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native.  È responsabilità di ogni singolo essere umano del pianeta prendere parte alla tutela di questo patrimonio immenso che rischia di scomparire, affinché la vita e la natura possano sottrarsi a ulteriori episodi di distruzione e depredazione”. (Sebastião Salgado)

Sciamano Yanomami dialoga con gli spiriti prima della salita al monte Pico da Neblina. Stato di Amazonas, Brasile, 2014, © Sebastião SALGADO

La dimensione umana e quella naturale sono i cardini intorno a cui si sviluppa il progetto espositivo, suddiviso in due macro aree: fotografia di paesaggio e ritratti delle popolazioni indigene. Il percorso si apre con la sezione “Vedute aeree della foresta”, nella quale immense cascate e cieli tempestosi si offrono allo sguardo. Seguita da “Fiumi volanti”, che comprende immagini nate allo scopo di illustrare una particolare condizione metereologica tipica dell’Amazzonia, dove i valori di umidità nell’aria non dipendono dall’evaporazione dagli oceani, ma dagli alberi che ogni giorno disperdono centinaia di litri d’acqua creando dei veri e propri fiumi aerei. Possenti nuvole ed intense piogge vengono catturate in tutto il loro sublime. Affascinanti, meravigliosi e terrificanti, questi fattori climatici sembrano dare vita ad uno spettacolo in continuo cambiamento. Dal cielo alla terra attraverso le “Montagne” entriamo a contatto con la strabiliante ricchezza paesaggistica del Brasile, che vanta numerose catene montuose dal fascino misterioso dovuto alla nebbia che ne avvolge le cime e ai pendii immersi nella foresta pluviale.

Onãtxo e Thõwero, rispettivamente figlia e nipote di Winko Asháninka, con i figli. Territorio indigeno Kampa do Rio Amônea, Stato di Acre, 2016, © Sebastião SALGADO

L’esposizione sembra voler offrire una panoramica completa sui paesaggi e le atmosfere in cui è possibile imbattersi visitando l’Amazzonia, lasciando spazio anche alle Anavilhanas (isole nella corrente), un arcipelago che comprende tra le 350 e le 450 isole che emergono dalle acque del Rio Negro. A completamento della ricostruzione presentata da Lélia Wanick Salgado, i visitatori giunti al centro del Salone degli Incanti si imbattono in tre alloggi che riproducono le case indigene chiamate “ocas”. Queste dimore ospitano al loro interno 100 scatti delle popolazioni indigene, frutto di un lungo periodo trascorso dall’artista nei loro villaggi, dove si è stabilito per settimane fotografando le diverse etnie e documentandone le usanze. Immagini arricchite da una serie di interviste concesse dai leader delle comunità, che raccontano il ruolo fondamentale della foresta nelle loro vite, minacciato dalle aggressive politiche nazionali legate alla deforestazione. Autorità indigene che hanno rappresentato i dodici popoli ritratti da Salgado: Awa-Guajá, Marubo, Korubo, Waurá, Kamayurá, Kuikuro, Suruwahá, Asháninka, Yawanawá, Yanomami, Macuxi and Zo’é

Parte della mostra incentrata sul video che si estende in altre due sale dedicate alle proiezioni: composte dalle immagini del paesaggio boschivo accompagnate dal poema sinfonico “Erosão”, opera del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos (1887-1959), oppure dai ritratti delle donne e degli uomini indigeni con in sottofondo una traccia realizzata per l’occasione dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter

La mostra “Amazônia” intende esplorare l’ecosistema della foresta amazzonica promuovendo la sua ricchezza culturale e la sua biodiversità, per costruire intorno alle fotografie di Sebastião Salgado un complesso progetto divulgazione scientifica che attraverso all’arte riesce ad arrivare al cuore delle persone. Avvicinare più individui possibile all’ecologia e al dibattito sulla salvaguardia dell’Amazzonia rimane l’obiettivo principale dell’esibizione. Come dimostra l’iniziativa Amazônia Touch: primo volume fotografico concepito e progettato per non vedenti e ipovedenti, sviluppato nell’ambito della collaborazione tra Lélia e Sebastião Salgado con la Fondazione Visio, istituzione che promuove l’inclusione dei non vedenti nelle attività culturali. 

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