Territorios: l’arte contemporanea latinoamericana nella collezione di Jorge M. Pérez a Siviglia

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Siamo a Siviglia, capitale della comunità autonoma dell’Andalusia, nel Sud della Spagna. Camminando nella città, in un misto di colori accesi, in cui dominano il giallo ocra e il rosso scuro delle case, sembra di essere trasportati in un’altra epoca, in un paese, in cui le vie, così strette e ombreggiate, fanno dimenticare di trovarsi in una delle più visitate mete turistiche d’Europa degli ultimi anni.

A pochi metri dal centro storico della città, attraversando il fiume Guadalquivir, che taglia Siviglia in due, si entra nel quartiere della Cartuja, il regno del CAAC, Centro Andaluso di Arte Contemporanea, costituito nel febbraio 1990 con lo scopo di investire nella ricerca artistica, nella promozione e nella diffusione dell’arte contemporanea in Andalusia.

È lì che è ospitata la mostra Territorios, un percorso intellettuale ed emozionale – come è stato definito dal Centro stesso – che attraversa la creazione artistica latinoamericana, grazie alla collezione di Jorge M. Pérez.

Obras de Cruz-Diez y Julio Le Parc en la Capilla de Afuera

Nato in Argentina, da genitori cubani, nel 1949, Jorge M. Pérez, il suo nome figura in una delle più prestigiose istituzioni d’arte dagli Stati Uniti, il Pérez Art Museum Miami (PAMM), la prima istituzione di arti pubbliche, negli Stati Uniti, intitolata a un ispanico, che ha concesso al pubblico di accedere al suo lavoro di collezionista e di apprezzarne la varietà, presentando opere di artisti di diverse generazioni e contesti.

Cresciuto in Colombia e residente a Miami dal 1968, ha iniziato a collezionare arte fin da giovane: “Non volevo perdere le mie radici, rischiare di dimenticare la mia eredità culturale, la mia identità come ispano-americano. Volevo mantenere vivo il legame con la mia terra”. Una terra, che, per Pérez, già si scompone in tre: Cuba, patria dei suoi genitori; Argentina, dove è nato, e Colombia, dove è cresciuto e dove ha preso sempre maggiore consistenza il suo amore per l’arte.

Dal 2019, nella sede della sua collezione d’arte, El Espacio 23, il mecenate e filantropo ospita mostre temporanee, organizza residenze creative e propone progetti speciali per artisti e professionisti del mondo dell’arte, anche aperti al pubblico.

Closing to Open, 2021, de Wynnie Minerva

La mostra Territorios, visitabile fino all’1 settembre 2024, presenta una selezione di opere di oltre cinquanta artisti latinoamericani contemporanei, rappresentando una cartografia ampia e variopinta dello sconfinato patrimonio culturale dell’America Latina.

Jimena Blázquez Abascal, direttrice del CAAC, espone l’intenzione di Jorge M. Pérez, racchiusa in Territorios: “Costruire una collezione è realizzare un viaggio senza una destinazione prefissata. È, prima di tutto, una visione del mondo, un ordito intreccio con la semiotica, evidente o occulta, dei fili che la compongono”.

L’esposizione si articola in zone, che corrispondono a tematiche approfondite dalle opere degli artisti in mostra. Ognuno delinea un aspetto particolare e personale dell’oggetto trattato, offrendo la propria soggettiva interpretazione, con l’obiettivo di raggiungere un linguaggio che sia condiviso e universale. Il punto di partenza è sempre personale ma, utilizzando l’arte come mezzo di comunicazione capace di esprimere emozioni e sentimenti percepibili da chiunque, si cerca a trovare il modo per rappresentare l’intero, seppure nella sua diversità, e nella sua frammentazione.

Proprio grazie a questo continuo contrasto, si articolano le zone della mostra: cartografia del territorio e sue frontiere, fisiche o immaginarie (Cartografías del espíritu), questioni di genere e identità (Yo, mí, me, contigo), colonialismo e razza (Colonialismo y las trenzas del mestizaje), geopolitica (El vecino del norte), violenza, attivismo e resilienza (Memoria y resistencia), spiritualità e ritualità come forme di discernimento e relazione con il mondo (Otras formas de conocimiento: lo espiritual y lo ritual) e, in ultimo l’influenza formale e concettuale del modernismo in America Latina (El legado de la abstracción), con un focus sul movimento di astrazione cromatica e arte cinetica diffusosi in Sud America.

Instalación de la artista brasileña Maria Nepomuceno

Con Cartografie dello spirito, si parte dall’esplorazione fisica del territorio, delineandone i confini – anche immaginari, che l’uomo si impone – e rappresentando il delicato rapporto tra geografia del mondo ed esperienza personale. Da questo, si passa all’approfondimento del territorio, inteso come luogo di incontro con l’uomo che lo abita, evidenziando i fenomeni di multiculturalità, di intersezione tra tradizioni ed etnie, le disuguaglianze economiche dovute soprattutto al periodo post-coloniale e la relazione tra arte, storia e memoria. Con l’espressione El vecino del norte (Il vicino del Nord), ci si riferisce al rapporto con gli Stati Uniti d’America, meta agognata e incubo di sopraffazione.

Le opere riunite in Altre forme di conoscenza: spiritualità e ritualità incorporano l’affascinante dialogo tra il mondo terreno e il trascendentale, presentando simboli ed elementi provenienti da cosmogonie ancestrali, dalle culture indigene o derivanti dalla presenza africana nel continente. La sezione in cui maggiormente si concentra la volontà di testimonianza e denuncia delle condizioni passate e presenti del popolo sudamericano è Memoria y resistencia, una finestra che gli artisti in mostra utilizzano per rendere pubblica la loro posizione politica e offrire un supporto alla propria gente, a chi non ha possibilità di esporsi e a chi questa possibilità è stata da sempre negata.

Territorios non racconta solo territori, ma un insieme di territori in cui la terra è solo il punto di partenza, un luogo che ospita etnie, generi, identità, riti, tradizioni, violenza, sopraffazione, materiali e colori che gli artisti utilizzano, mettono in discussione, denunciano e insieme convertono in opere d’arte, allo scopo di rivendicare una voce, non unica, ma plurima, concreta e autentica.

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