25 aprile con Guttuso, comunista libero e un po’ anarchico

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25 aprile arte resistente, e, se pensi alla pittura, non puoi non pensare al pittore “embedded” per eccellenza, Renato Guttuso. Su di lui pochi misteri, da Marta Marzotto all’eredità all’impegno politico, a parte quell’ipotesi di conversione al cattolicesimo in articulo mortis di cui parlò con dovizia di dettagli Costanzo Costantini 37 anni fa nel bellissimo libro Il caso Guttuso tra scandalo e mistero

Autoritratto di Renato Guttuso.

Perché lui, Renato Guttuso, artista di punta del “secolo breve” e senatore del P.C.I. per due legislature sotto Berlinguer, che realizzò un magnifico ritratto del partigiano e responsabile Cultura del P.C.I. Mario Alicata, affidò non solo al pennello ma anche alla penna l’espressione di quel pensiero a metà fra “ideologia e società” (citazione del grande filosofo Lucio Colletti) che andava forte nel dibattito culturale italiano della seconda metà del Novecento: il risultato furono (anche) dipinti-manifesto e straordinari articoli di approfondimento su l’Unità, Corriere della Sera, Repubblica e Rinascita.

Renato Guttuso, Massacro, 1943.

L’artista non sempre e solo è un’alata testa d’angelo e di certo non lo fu Guttuso, pittore ma anche critico, polemista, teorico, analista politico, che nel 1938, anno delle famigeratissime leggi razziali, per sancire la libertà dell’arte dal regime fascista entrò in Corrente con pezzi da novanta del calibro di Ernesto Treccani, Emilio Vedova, Aligi Sassu, Ennio Morlotti e Renato Birolli e durante la Seconda Guerra Mondiale dipinse nature morte, paesaggi siciliani e oggetti di uso quotidiano titolando quella serie Massacri, poi esposta alla mostra L’arte contro la barbarie, simbolo del “benessere” portato da nazisti e fascisti di cui ci parlò John Heartfield nell’opera Questo è il benessere che essi portano

John Heartfield, Das ist das Heil, das sie bringen (Questo è il benessere che essi portano) 1938.

Massacri che, al di là della ricorrenza del 25 aprile, ci sembrano così attuali nel pieno di una guerra in mezzo all’Europa e “a due minuti dalla mezzanotte” per le schermaglie (chiamiamole così) nucleari che coinvolgono Iran, Israele (e Russia).

Renato Guttuso, Giovani innamorati.

Guttuso fu nell’alveo di quella intellettualità impegnata che ebbe il suo faro in Jean Paul Sartre, perché fu molto sartriano l’impegno artistico di Guttuso, traduzione in opere di quella progettualità a tutto campo teorizzata dal maître à penser dell’esistenzialismo francese: il 1968 il Maestro di Bagheria era a Parigi dove dipinse i protagonisti del maggio francese con l’opera iconica Giovani innamorati.

Il simbolo del P.C.I., disegnato da Renato Guttuso su incarico del Partito Comunista.

Forse non tutti lo sanno ma il simbolo del P.C.I. col tricolore, che avrebbe accompagnato il partito dal 1953 fino al 199, lo creò proprio lui, Guttuso (ai socialisti invece la falce e il martello piaceva di più sopra un libro aperto). E quella falce e martello tricolore griffata Guttuso ispirò nientemeno che Andy Warhol: era il 1976, l’anno del grande balzo in avanti del PCI sulla DC e il re della pop art, che si trovava allora in una Roma tappezzata di falce e martello, fece suo quel logo regalandone una versione a Guttuso, almeno secondo quanto riferì Fabio Carapezza, il “figlio” adottivo del grande pittore.

Andy Warhol, Hammer and Sickle (Falce e martello) 1977.

Guttuso conosceva il mestiere della pittura e conosceva gli uomini: in un’intervista a Mixer del 1983 il giornalista Gianni Minoli gli chiese quanto costassero i suoi quadri e lui disse di non saperlo ma di sapere quanto costassero ai suoi galleristi. E quando nel 1940 dipinse la Crocefissione fece incazzare fascisti e cattolici e comunisti ma vinse il celeberrimo Premio Bergamo. Perché forse la vera libertà, la vera liberazione, sta tutta qui, in quell’attitudine un po’ anarchica di chi sta dalla parte obiettivamente giusta ma ragione con la propria testa: e oggi, 25 aprile, al di là di regimi e guerre, se non sarà una risata a seppellire i felloni, lo sarà un bacio, quel bacio di Guttuso dedicato ai giovani del maggio francese e che nella sua irriverenza è di assoluta attualità per questo 25 aprile.

Renato Guttuso, Crocifissione 1940-41.

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