Adriano Pompa: “La pittura in sé non mi rappresenta più”

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Adriano Pompa

Pittore, scultore e incisore, Adriano Pompa porta a Orbetello, in provincia di Grosseto, (dal 24 aprile al 2 maggio) nella sala maggiore dell’Acivescovado di fronte al Duomo, che per tanto tempo ha ospitato l’etrusco frontone di Talamone, una bella rassegna di ceramiche e tele di grandi dimensioni.

Nato a Roma, Pompa è figlio d’arte. Il padre Gaetano, rinomato pittore e scultore scomparso nel 1998, è stato suo maestro e guida determinante. Pompa esordì nel 1989, insieme al padre, alla galleria Rondanini di Roma con la presentazione di Vittorio Sgarbi. Negli anni Novanta si è trasferito a Milano dove vive e lavora. Le sue composizioni sono ricche di storia e di mito. L’immaginario non conosce limiti e quanto più risalgano nel tempo i riferimenti, ancor più la fantasia si accende,  cosicché scene, figure, ambientazioni si trasfondono nella modernità e si traducono in un linguaggio più evoluto, quello surreale.

La mostra dal titolo “Sentieri Maremmani” mette al confronto i due sentieri percorsi dall’artista, distinti, ma contigui la pittura e la scultura, due mondi formalmente opposti uno impulsivo, roboante di colori, materia e oro, forme e pensieri che si fondono creando un caos, una odissea ottica. L’altro candido di bianco solido fuso, fissato su forme.

Adriano Pompa, Trittico

In questa intervista Adriano Pompa si racconta e ci spiega perché questa mostra è per lui molto importante.

Orbetello per me è il posto, mi è molto caro lo frequento sin da bambino e quindi quando mi è stata proposta questa mostra sono stato felicissimo di farla. Mi basterebbe questo posto ecco!  Per la storia, per la bellezza, per i paesaggi e poi lo spazio dove espongo ospitava un tempo il frontone etrusco che è stato ritrovato a Talamone, ci sono tante costellazioni che mi hanno fatto dire sì, subito alla proposta della mostra in Maremma.

Insomma, questi sono i “sentieri” che tu percorri?

Esatto! Fa parte del sentiero della mia vita, da qui il titolo della mostra Sentieri Maremmani, vie che percorro e che comunque mi portano sempre in un punto ben definito.

Adriano Pompa, Coda di Rospo

In questa esposizione ci sono sia opere scultoree e sia opere pittoriche.

Si, le ceramiche rimandano in qualche modo alle terrecotte robbiane e che narrano il mio mondo immaginario, con bestie, situazioni architettoniche e con un gioco di costruzione di ambienti. Le tele, invece, fanno parte di un nuovo ciclo che ho iniziato intorno al 2022, subito dopo la pandemia e dove mi sono un po’ messo in gioco.

In che senso ti sei messo in gioco?

Sono dipinti che nascono con foga, dalla pancia dall’istinto vero e proprio. Ho giocato con l’oro con dei colori molto forti il nero, il bianco, insomma, sono due contrasti uno più formale l’altro invece rientra in un astrattismo che però mantiene il mio segno, quello che mi rende riconoscibile.

Adriano Pompa, Lacaoonte

Hai portato delle opere pensate appositamente per lo spazio di Orbetello?

Una volta che ho individuato la mostra, con questa dicotomia diciamo questa figurazione nelle forme e questa libertà formale nel dipinto, mi sono lasciato andare. Ho immaginato e realizzato delle opere pensando a questi sentieri atavici che attraversano questo paesaggio e questa zona.

Eri alla ricerca di qualcosa, di cosa? E soprattutto l’hai trovata?

Cercavo una liberazione da tante imposizioni che mi facevo, secondo me era importante, il gesto pittorico, la narrazione e il soggetto e invece in questa nuova fase si mescola tutto.

Adriano Pompa, Leone di San Marco

C’è una simbologia particolare nei tuoi ultimi lavori?

Nelle mie opere ci sono simboli che neanche io so decifrare, rispecchiano quello che io vedo e non sempre è voluto, sottolineo con essi delle cose che nel reale è difficile dare.  La pittura sta diventando sempre più riproduzione senza fantasia, senza libertà di creare aspetti proprio immaginifici. E per questo la sto un po’ abbandonando.

Ci sono tanti artisti che lo fanno molto bene e sono piacevoli, però in genere la pittura è troppo una riproduzione, lo trovo molto angosciante, per questo ho incominciato a fare un lavoro molto accurato, ma più violento.

La pittura in sé non mi rappresenta più.

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