La grande saggezza di Cristina Mittermeier in mostra a Torino

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Dall’unione tra arte, attivismo e biologia nasce “Cristina Mittermeier. La grande saggezza”, la prima retrospettiva europea dedicata all’artista e scienziata di origini messicane che attraverso la fotografia celebra la bellezza del nostro pianeta e delle diverse culture e tradizioni dei popoli indigeni che lo abitano. 

Dalla collaborazione tra Gallerie d’Italia – Torino, Intesa Sanpaolo e National Geographic, prende vita un progetto fotografico dallo stretto legame con i temi della salvaguardia e della sostenibilità ambientale che intende ritrarre il delicato equilibrio del nostro ecosistema. La mostra, a cura di Lauren Johnston, presenterà una serie di 90 fotografie capaci di spingere noi cittadini del mondo globalizzato a ridefinire i termini della nostra presenza con l’insieme delle creature viventi, a proiettarci fuori da una prospettiva antropocentrica per rivalutare le modalità con cui ci relazioniamo alla realtà.

«Qaanaaq, Groenlandia» (2015) di Cristina Mittermeier. © Cristina Mittermeier

Fino all’1 settembre 2024, sarà possibile ripercorrere le tappe della carriera e della formazione di una delle più influenti fotografe ambientaliste contemporanee, Cristina Mittermeier, affrontando le tematiche a lei care e le lotte di cui si è fatta portavoce. Nata a Città del Messico nel 1966, dopo aver conseguito la laurea in ingegneria biochimica e scienza marine Mittermeier decide di intraprendere un nuovo percorso di formazione frequentando il programma di Fine Art Photography presso il Corcoran College for the Arts di Washington.

«Dominica» (2019) di Cristina Mittermeier. © Cristina Mittermeier

A partire da quel momento si dedica completamente alla fotografia, nella quale traspone le sue conoscenze scientifiche connotando la sua ricerca con una forte impronta ecologista e un’altrettanto marcata vena attivista. Nel 2005 ha fondato l’International League of Conservation Photographers (IIcp), una piattaforma a supporto di chi si dedica alla fotografia di conservazione (termine da lei stessa cognato), e nel 2014 ha co-fondato, insieme a Paul Nicklen e Andy Mann, SeaLegacy un’organizzazione non profit che sfrutta strategie di comunicazione trasversali allo scopo di promuovere la consapevolezza ambientale e ripopolare l’oceano. Realtà che rappresenta una perfetta sintesi della pratica artistica di Mittermeier che, attraverso la documentazione delle sue numerose spedizioni di ricerca, traduce gli esiti degli studi scientifici in fotografie dal grande effetto estetico ed emotivo. I suoi scatti, caratterizzati da un’innata propensione per lo storytelling visuale, si rivelano un ottimo strumento di sensibilizzazione in grado di raggiungere un pubblico variegato e spesso estraneo all’ambiente delle arti. 

«Provincia dello Yunnan, Cina» (2008) di Cristina Mittermeier. © Cristina Mittermeier

Nella sua produzione appare evidente il legame con gli oceani, il cui stato di salute ha conseguenze dirette sul nostro clima, sull’aria che respiriamo e sul cibo che consumiamo. Attenzione verso l’universo subacqueo di cui abbiamo dimostrazione tramite le suggestive immagini della fauna selvatica in Artide o dei capodogli giganti che si immergono negli abissi marini. Purtroppo, dietro agli scatti non si cela solo la strabiliante bellezza di questi animali, ma anche il bisogno di documentarne le abitudini e l’esistenza per non perderne traccia, in caso soccombano a causa dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. Sono testimonianze preziose che sostengono un percorso di conservazione e valorizzazione delle specie, ma anche della culture, destinate a scomparire. La fotografa ha abbracciato un’indagine a tutto tondo che rivolge lo sguardo verso le popolazioni indigene, raccogliendo tracce delle tradizioni, dei rituali e dei saperi tramandati di generazione in generazione. 

Armonia con la natura, le ragazze in Amazzonia_ – ©Cristina Mittermeier

Attingendo dalle conoscenze e dalle antiche pratiche portate avanti dalle culture incontrate sul suo percorso, l’artista ci propone di adottare l’idea di enoughness, come modo di pensare che consideri il nostro posto nell’ecosistema globale. L’enoughness incentiva una connessione intima con il nostro stare nel mondo, con gli altri esseri viventi, rimarcando l’impatto delle nostre scelte quotidiane sul pianeta e il clima. Il termine ha origine dalla necessità di riconoscere ciò che possediamo e ciò che siamo, portandoci ad adottare una forma mentis che distingue il valore intrinseco delle cose, evidenziando come i beni materiali e l’affermazione sociale non siano gli unici elementi di costruzione della nostra felicità e autorealizzazione.

Queste popolazioni sono ritratte in tutta la loro saggezza che risiede nel rispetto e nella profonda comprensione dell’equilibrio uomo-natura. Il titolo della mostra deriva proprio dalla consapevolezza dimostrata da queste culture “primitive”, evidenziando la nostra distanza dall’armonia con l’universo naturale. Lontanissime dalle classiche stereotipizzazioni legate alle comunità indigene, le fotografie in mostra restituiscono voce a queste persone, offrendo in maniera onesta l’opportunità di osservare il mondo attraverso i loro occhi. Infatti, affascinata dalla relazione tra essere umano e acqua, Mittermeier ha trascorso un lungo periodo in Amazzonia fotografando gli stili di vita che si sono sviluppati intorno al Rio delle Amazzoni e diventando l’autrice di alcuni tra gli scatti subacquei più impressionanti mai realizzati. 

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