Felipe Cardeña, “Flowers for Future” a Pietrasanta, per riflettere su natura e cambiamento climatico. A colpi di pop

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A chi fosse già capitato di vedere la “tenda hippy” allestita alla Biennale di Venezia nel 2015, il bizzarro e sorprendente accumulo di stoffe multicolori e multietniche che ricoprono interamente i muri e finanche i soffitti delle stanze al piano terra del Palazzo Comunale di Pietrasanta, solo fino a pochi mesi fa adibiti a uffici pubblici, potrebbe apparire un po’ meno straniante e stupefacente di quanto non sembri a un primo sguardo. Perché la sovrabbondanza, l’esuberanza, l’horror vacui sono parti imprescindibili della chiave stilistica di Felipe Cardeña, che con la sua mutevole crew di ragazzi (unico artista contemporaneo ad aver mutuato, dal mondo dell’hip hop e del rap, il concetto di “crew”, cioè gruppo motivato e coeso di giovani che ne interpretano, ne sostengono e ne alimentano il lavoro) gira il mondo reinventando gli spazi, pubblici, privati e persino sacri (come a Palermo nel 2018, nell’oratorio di Santo Stefano, dove la crew di Felipe mise in scena una coloratissima, fantastica e ridondante “cappella laica” a cui, giocosamente, una sera si fermò a pregare, inginocchiato di fronte a un mix di riferimenti sacri, pop e profani anche Vittorio Sgarbi), attraverso decine e decine di metri di stoffe provenienti da ogni parte del mondo, e poi moltissime collane, pizzi, ricami, scritte, amuleti, maschere, pendenti, gioielli… il tutto, a formare strani, bizzarri, inconsueti ma anche piacevolissimi cortocircuiti visivi, dove si mescolano tra loro riferimenti alla grande storia dell’arte (Michelangelo, Raffaello, Botticelli, Leonardo, Caravaggio), eroi ed eroine pop (Capitan America, Spiderman, Popeye, Frida Kahlo, Topolino, i manga giapponesi), personaggi viventi (Papa Francesco trasformato in “Papa Pop”), e temi sociali come l’ambientalismo, mai declinato in maniera retorica o banale, ma sempre con un tocco ironico, giocoso, dissacrante: in una parola, pop.

E proprio l’ambientalismo, l’attenzione alla natura e alle specie in via d’estinzione, e le problematiche dell’emergenza climatica, sono i temi portanti di “Flowers for Future”, la mostra di Felipe Cardeña (artista “trotamundo”, giramondo, e figlio dei fiori, come si legge nel suo sito) in corso fino a 3 settembre, al Palazzo Comunale di Pietrasanta, a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, che l’artista e la sua crew di ragazzi hanno allestito, col patrocinio di WWF Italia, trasformando il sobrio e imponente palazzo ottocentesco che fronteggia la statua del “Guerriero” di Botero in una stranissima e gioiosa tenda nomade transculturale, adornata fino al soffitto di stoffe multicolori, talismani, oggetti e amuleti, ma anche ovviamente di quadri (a collage, a stoffa, e persino opere luminose, create con una tecnica innovativa dall’azienda Quadruslight, che mescola fotografia retroilluminata e pittura), in un tripudio di colore, di invenzioni, di citazioni incrociate, di riferimenti culturali e visivi di ogni sorta. E, naturalmente, di fiori.  

Già, perché sono proprio i fiori l’anima portante di questo artista che mostra la sua identità artistica solo attraverso la sua crew, convinto com’è che l’arte sia un virus fecondo e positivo, che va trasmesso attraverso la partecipazione, l’impegno e anche l’amore: per la vita, per l’arte, per la natura.

“Felipanda” by Felipe Cardena, courtesy of the Artist

Nata da una collaborazione con WWF Italia che aveva già visto, nel 2019, la creazione di un personaggio, il Felipanda, mascotte e simbolo della mostra attuale, supereroe giocoso e pacioso, ma con le sembianze e gli attributi tipici della cultura trap (collana d’oro, tinta verde in testa, piercing e orecchino), che richiamano immediatamente mode e attitudini delle culture giovanili (la sua effige fu trasmessa su megasreen nelle principali città italiane e venduta sulle borse della spesa in centinaia di migliaia di copie per finanziare le Oasi WWF), la mostra attuale è anche e soprattutto una riflessione sul nostro rapporto con la natura e con gli animali.

“Climate Change” by Felipe Cardena, Courtesy of the Artist

La natura è infatti presente nei quadri dell’artista in tutte le sue forme – dai fiori, che costituiscono il pattern di tutte le sue opere, ai frutti, agli animali di ogni tipo, che compaiono spesso come figura principale dei quadri –, ma anche come riflessione tra il serio e il faceto sul dibattito sull’emergenza climatica di questi ultimi anni: non a caso, uno dei lavori principali in mostra si intitola proprio Climate Change, e ha come soggetto principale la Venere del Botticelli “sfregiata” da spruzzi di colore (a richiamare le gesta degli eco-attivisti di Ultima Generazione, che protestano proprio contro la sottovalutazione dell’emergenza climatica da parte dei governi “attaccando” le opere d’arte), e immersa fino alle ginocchia sotto la forza dell’Onda di Hokusai, simbolo del clima ormai impazzito. Entrambe le opere, Felipanda e Climate Change, presenti sia fisicamente in mostra, sia sotto forma di NFT, acquistabili con un buono-sconto offerto dalla galleria Deodato Arte ai visitatori della mostra, sulla neonata piattaforma Deodato.io.

Ecco dunque che, con uno sguardo all’impegno ecologico-sociale e uno alla giocosità di taglio neopop, in bilico tra immaterialità del digitale e manualità “vagamente rituale, se non cultuale” (come ha scritto uno dei più importanti storici dell’arte del 900, Enrico Crispolti, a proposito del lavoro dell’artista), le installazioni ambientali di Felipe Cardeña divengono, come scrive nel testo del catalogo la curatrice, un vero e proprio “inganno visivo”, o addirittura “uno stordimento psichedelico che rende i confini tra il lavoro d’arte e l’ambiente circostante estremamente labili, indivisibili tanto quanto la perenne dicotomia tra sacro e profano, tra impegno e gioco, tra individuo e comune”. 

Obladì Obladà, Felipe firma la cover del nuovo successo di Charlie Charles

Non è la prima collaborazione di Felipe Cardeña e della sua crew con protagonisti di punta della musica trap. Già in passato, infatti, l’artista aveva prestato, nel 2018, la sua creatività a Bello Figo, per la copertina del suo libro, Swag Negro, edito da Rizzoli, e, nel 2019, aveva partecipato con la sua crew al lancio del disco 1969 di Achille Lauro. Ma è solo ora che la sua collaborazione con protagonisti della musica trap raggiunge il suo apice: con il lancio di Obladi Oblada, il nuovo singolo di Charlie Charles, che torna, dopo qualche anno di assenza, dopo aver sfondato come il più celebre e più richiesto producer della scena musicale italiana: suoi sono infatti i “beat” di alcuni tra i più grandi successi dell’ultimo decennio, da Ninna Nanna di Ghali, a Calipso, a Soldi di Mahmood, a Rockstar e Famoso di Sfera, solo per citarne alcuni, ripetutamente vincitori di dischi di platino e al vertice delle classifiche musicali italiane.

Per il suo ritorno in grande stile con Obladi Oblada, Charlie Charles ha chiamato a raccolta tre star incontrastate della musica trap e rap italiana: Ghali, idolo delle nuove generazioni, con all’attivo 48 dischi di platino e 17 d’oro; thasup, personaggio tanto iconico quanto misterioso (non lo si vede mai in volto, al suo posto c’è un personaggio cartoon), che vanta oltre 2,6 miliardi di stream totali, 58 platini e 16 ori; e infine uno dei “guru” indiscussi della scena rap italiana, Fabri Fibra, con oltre vent’anni di carriera alle spalle e 10 album di grandissimo successo.

Per illustrare e decorare, con la sua inconfondibile cifra stilistica floreale e psichedelica, non solo la cover del singolo, ma anche le foto dello stesso Charlie scattate in giro per Milano, Felipe Cardeña ha messo la sua creatività al servizio dell’idea su cui si basa il singolo: un omaggio ai Beatles, prima di tutto (evidente già dal titolo), che nella copertina si trasforma in una rivisitazione psichedelico-pop della celeberrima cover di Abbey Road, con i membri del gruppo che attraversano la strada sulle strisce pedonali (in questo caso, sostituiti dai quattro protagonisti del singolo); ma anche un’interpretazione visiva di quell’anima sognante, onirica, iperpsichedelica che caratterizza il nuovo singolo.

“Una combo veramente stratosferica”, la definisce Christian Gangitano, agit-prop della scena artistica e urban milanese, nonché attento osservatore di quella musicale. “Dopo un periodo di silenzio Charlie Charles, che seguo dal 2016, uno dei produttori più influenti della scena pop-trap che ha dato lustro e flow a personalità dominanti come Ghali e Sfera, ritorna con un brano che annuncia un suo grande cambiamento, che è Obladi Oblada. E lo fa con i fiori, con un visual basato sul kitsch consapevole di Felipe Cardeña, che si sposa perfettamente con le sonorità di un brano eccezionale, come sempre sono quelli di Charlie Charles, dove mette insieme tre voci d’eccezione come quelle di Ghali, Fabri Fibra e Tasup, quasi una combinazione di soggetti e icone pop come quelle di Felipe Cardeña”. “Un connubio estremamente coerente”, conclude Gangitano, “perché finalmente l’iperpop di oggi si unisce e si incontra, con una combinazione consapevole di sonorità, tonalità e colori, proprio come teorizzava Kandinskij e come avveniva con le avanguardie storiche”.

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