Presentato il nuovo film di Monia Chokri alla Fondazione Prada

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L’uscita cinematografica del nuovo film di Monia Chokri distributo da WANTED CINEMA, nel giorno di San Valentino, potrebbe stimolare gli spettatori, in coppia o ancora single, a riflettere sulla vera natura dell’amore. 

La nuova pellicola della regista canadese Monia Chokri – al suo terzo lungometraggio – comincia con una cena tra amici, in cui si discute di antropocene, dell’impatto dell’umanità sull’ambiente, poi si accenna alla politica e immancabilmente si finisce a chiacchierare di rapporti di coppia, di matrimoni finiti e si condividono i numeri telefonici di bravi divorzisti. L’inizio ricorda molto l’atmosfera e l’animosità del racconto di Raymond Carver “Di cosa parliamo quando parliamo di amore”.  

Sophia (Magalie Lépine Blondeau) e Xavier (Francis-William Rhéaume), che all’inizio sembrano i più sereni e vivono in coppia stabile da dieci anni, sono quelli che entrano in crisi quando Sophia prende una sbandata per il carpentiere che dovrà ristrutturarle lo chalet in riva al lago. Sylvain (Pierre-Yves Cardinal), il ristrutturatore che manda in frantumi la storia decennale di Sophia, è l’opposto sia del suo partner Xavier che dell’idea di amore che Sophia aveva prima. Sylvain infatti è muscoloso, è in fissa per la caccia e la pesca, è uno che sa fare sesso ovunque e comunque ed è un tipo ‘romantico’, da citazioni di canzoni di Michel Sardou (famoso cantante francese autore di una canzone in coppia con Toto Cotugno). Quando Sophia mette in discussione la sua storia con Xavier, la regista trova un escamotage narrativo divertente e ironico, come tante altre trovate nel film, per spiegare quale potrebbe essere la natura dell’amore. La protagonista è una professoressa di Filosofia, che sta facendo pratica nell’università della terza età, e mentre spiega le varie teorie sui sentimenti, citando alcuni filosofi, si ritrova a vivere, in prima persona, le ipotesi dei pensatori che cita in aula.

Si parte da Platone per cui l’amore è intrinsecamente legato al concetto di desiderio e quindi alla mancanza di qualcosa e questo presuppone anche la paura di perdere il proprio partner. Poi si passa a Spinoza che a differenza di Platone, fa una distinzione tra il desiderio e l’amore, precisando che possiamo desiderare qualcosa senza dargli valore – ad esempio possiamo volere andare a letto con qualcuno a cui non siamo interessati – e a volte possiamo perfino disprezzare l’oggetto del nostro desiderio. Alcune scelte di Sophia poi, danno la possibilità parlare del filosofo Vladimir Jankélévitch che parla dell’amore come qualcosa di irrazionale. Alla fine, si arriva alla scrittrice e attivista Bell Hooks che definisce l’amore come un’azione, una scelta.  

La regista del film è stata presentata da Paolo Moretti, curatore cinema della Fondazione Prada, come una delle voci emergenti del cinema contemporaneo. All’anteprima milanese la cineasta, infatti, ha parlato molto della sua scrittura e ha svelato che all’inizio per raccontare questa storia voleva ispirarsi ai documentari sugli animali. Non è un caso che per la fotografia abbia scelto una palette di colori che richiamasse la Natura e il ritorno alla terra. Il film, poi, anche per la tecnica di regia, con zoom improvvisi, e per l’uso delle lenti focali e dei close up, si concentra sui protagonisti osservandoli come in quei documentari di osservazione degli animali e delle loro relazioni. Monia Chokri non è solo la regista del film, ma la troviamo anche tra le coprotagoniste della sua opera e questo conferma il suo talento che avevamo visto nei film di Xavier Dolan, con cui la regista condivide il direttore della fotografia Andrè Turpin.

È dunque qual è la natura dell’amore? Non importa se siamo uomini o donne, probabilmente lo scopriamo tutti, come la protagonista del film, mentre siamo a cena con nostro fratello che è un poliamoroso, o quando quello che potrebbe diventare nostro suocero inizia ad avere l’Alzheimer. Oppure lo scopriamo quando un’amica confessa che ha iniziato a tradire il compagno con il personal trainer o quando ci si ritrova a pensare a come sarebbe eccitante fare sesso con pratiche estreme. Il finale svela che la natura dell’amore è più vicina ad un percorso di scoperta di sé stessi (in cui si ride molto) e del proprio desiderio di libertà.

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