Nasce a Milano The Prism, l’arte come guarigione del sé

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L’arte parla il linguaggio dell’inconscio. Lo si capisce quando per la prima volta ci si ritrova davanti ai disegni astratti della teosofa Annie Besant all’astrattismo spiritualista di Vasilij Kandinskij, al Futurismo esoterico, alla rivisitazione di pratiche sciamaniche da parte di Joseph Beuys fino alla cultura psichedelica degli anni Settanta.

Oggi si parla di psicologia dell’arte, ma la psicanalisi, fin dalle sue origini, indaga gli impulsi di cui l’opera è portatrice, sia nella fruizione sia nella creazione.

Stefano Simontacchi.

Ed è partendo da Jung e in generale dalla lettura di opere di psicanalisti e filosofi, dallo studio della religione e della spiritualità, che The Prism, alias Stefano Simontacchi, da anni ai vertici della professione legale e protagonista della vita economica italiana, ha iniziato il suo percorso artistico (è presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Ospedale Buzzi dei bambini di Milano, oltre che consigliere di amministrazione di Rcs, Prada, ISPI).

La produzione di The Prism nasce come in un’intuizione e porta dritto allo sciamanesimo, fonde la tecnica della audiowalk e l’impiego di light boxes astratti. “Spiritualità e arte possono sembrare due concetti molto lontani, ma la rivelazione estetica, nel suo senso più profondo, non è altro che l’epifania di quell’essere che tutti siamo”, ha dichiarato il curatore del progetto Marco Senaldi.

The Prism Core Center è il nuovo spazio culturale, interattivo e polifunzionale, appena aperto a Milano, il visitatore è invitato ad attraversare Sette sale, numero altamente simbolico, per immergersi in un viaggio verso la riscoperta del sé, ogni sala ha un nome e una sua funzione. 

Attraverso il suono, la luce, il colore e una precisa simbologia, lo spettatore riscopre archetipi dimenticati. Le sale da attraversare sono, quindi, sette ed è la voce dell’artista a guidare in un percorso immersivo che promette di ritrovare la serenità persa nel tritacarne della nostra quotidianità.

“La passione per l’arte nasce da oltre 20 anni di ricerca spirituale, volta a indagare il senso della vita”, dice Simontacchi. “Avrei voluto studiare filosofia o psicologia. Poi ho fatto altro, ma ho sempre avuto questa passione. L’essere umano moderno è come un criceto nella ruota. Agiamo secondo un modello e lo facciamo inconsapevolmente: studiare, lavorare, fare carriera, famiglia e figli. Ho sentito il bisogno di scendere dalla ruota. Questo mi ha portato all’arte. Divoravo libri. Ho intrapreso un percorso di annullamento dell’ego e di meditazione. Ho iniziato a percepire forme, colori, associazioni che poi disegnavo su tavoletta grafica, tela o anche su carta”.

Ci racconta, infatti, l’artista (sciamano), che i suoi portali (non ama definirli opere) nascono dopo una precisa meditazione, che lo porta in una trance artistica dove le opere (portali) nascono da sole, lui riporta il suo sentire su delle tavole che poi vengono riprodotte su delle light boxes.

Anche il formato circolare dei quadri è altamente simbolico, il cerchio è la forma geometrica perfetta in cui ogni parte è equidistante dal centro, ma è anche la forma scelta per la meditazione. Sono i sigilli di Re Salomone. La circonferenza delimita lo spazio dell’esperienza; lo spazio bianco quello delle infinite possibilità e i simboli, molti dei quali nascosti sono chiavi di accesso a cui ognuno dà la sua libera interpretazione.  Anche l’uso del colore ha i suoi simbolismi, i colori usati consentono di superare il conscio e arrivare all’inconscio.

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