Mina Gregori, cent’anni di studio e di conoscenza. Da Caravaggio in avanti

Getting your Trinity Audio player ready...

C’è una sorta di piacevolissima ironia nello scoprire che, in un certo senso si è dirimpettai della mitica Mina Gregori, soprattutto per un profondo, innamorato inseguitore di quel mistero inarrivabile che è Caravaggio. Le finestre del mio appartamento che affacciano sul corso principale danno sul palazzo che è la residenza qui in città della Professoressa nei suoi passaggi cremonesi che realmente lei ama molto e confesserò di aver passato un certo numero di serate a fissare quelle finestre, come in attesa che una forma di divinità assoluta si palesasse per un attimo. Perché è cosi che vedo personalmente la decana degli studi caravaggeschi: una vera e propria divinità assoluta.

Ognuno da ragazzino ha i propri miti e possiamo pur affermare che qualche mia deviazione si potesse intuire in età adolescenziale, allorquando mi capitò tra le mani il catalogo della mostra “Caravaggio ed il suo tempo” del 1985 tenutasi nella doppia sede di New York e Napoli ed in un certo senso cambiò la mia vita.

Non starò qui a farvela troppo lunga ma quella potente organizzazione ed analisi di nuove scoperte del Merisi, quel rigore nell’esposizione e quel fantastico primato dell’occhio che usciva potente dalla mostra, mi furono di enorme ispirazione: se mai avessi desiderato qualcosa veramente sarebbe stata quella di essere come La Mina, un concentrato di scibile artistico senza pari ed una decisione unica.

Di questa figura assoluta ho sempre ammirato quel carattere curioso che l’ha portata a frequentare ambienti accademici internazionali ed al contempo collezionisti e mercanti d’arte e a vivere le dinamiche di un momento splendente del mercato dell’arte antica che, grazie all’occhio fulminante della cremonese, ha riportato alla luce un ingente numero di capolavori, molti dei quali oggi visibili nei maggiori musei del globo.

Al di là delle onoreficenze infinite ricevute nel corso della sua carriera, della cascata di pubblicazioni e dell’infinità di mostre fondamentali che ha avuto la capacità di organizzare, c’è la donna inarrestabile, della quale ricordo ancora il ricorrente “Correre, correre”, capace di macinare chilometri per seguire piste in giro per il mondo che avrebbero portato ad un’altra, clamorosa scoperta.

C’è stato un momento della mia carriera, agli inizi, in cui quella via di Firenze dove ancora oggi risiede era diventata una Mecca verso cui pregare almeno tre volte al giorno avvertendo un certo privilegio (ed anche una fortissima piccolezza) nel godere di quelle rare e fugaci possibilità di frequentazione. Nel celebrare i 100 anni di questa figura epica, la si deve guardare come il miglior spot ad applicare il proprio cervello nello studio.

L’approfondimento, la curiosità, la frequentazione dei musei e delle gallerie mantiene in forma più di qualsiasi altro integratore o bomba americana possa spacciarvi il vostro personal trainer. E posso confermarvelo personalmente.

Il 4 gennaio scorso in un tardo pomeriggio di fine Natale ero in galleria a cercare di tenermi lontano da cene ed aperitivi vari opponendo la scusa del lavoro, quando ricevo un inaspettato messaggio da una carissima amica e nipote della Prof., che dice: “Ciao, sei in galleria? La zia vorrebbe passare a sbirciare”. Avete presente la faccia di quel bambino che fissa Cristiano Ronaldo come se avesse perso i sensi? Beh mi sono ridotto più o meno così.

Un’emozione incredibile vederla entrare dalla porta ed un imbarazzo pazzesco ne constatare quanto lei, prossima al secolo, stesse di gran lunga meglio di me. Minuta e concentrata come sempre ha iniziato a far guizzare l’occhio su ogni dipinto, fermandosi su un quesito caravaggesco ancora aperto che è nella mia collezione.

Mentre lo guardava era palese che la sua materia grigia stesse girando ad una velocità che, per noi poveri mortali, è inconcepibile. Stava attingendo al suo museo interiore ripescando quadri visti in chissà quale recesso del mondo per trovarne analogie e finalmente dire: È LUI!

Senza perdere la sua tagliente e sottile simpatia, che l’ha contraddistinta in 100 anni, ha passato in rassegna dipinti che lei stessa aveva studiato e che rincontrava come vecchi amici che aveva visto solo qualche giorno prima.

In quel momento ho realizzato di aver assistito a un capolavoro unico: la vera depositaria degli insegnamenti di Roberto Longhi, che aveva portato nella contemporaneità il suo modo di fare storia dell’arte, ci stava silenziosamente impartendo una lezione indimenticabile e profonda. Il primato deve sempre essere quello dell’osservazione, della curiosità, della fame di conoscenza ed è chiaro come questa sia la vera ed unica via per la longevità e per una vita veramente piena e rivoluzionaria.

Le mie sono sostanzialmente le ennesime parole versate in un fiume di complimenti, elogi e riconoscenze, questo è chiaro, ma sono stato davvero entusiasta quando mi è stato proposto questo articolo perché sarà sempre più raro poter parlare di personalità di questo calibro, di una donna epica che ancora oggi scolpisce momenti di assoluta altezza accademica.

Tanti auguri Professoressa Gegori, la Signora di Caravaggio!

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu consiglia

Iscriviti alla Artuu Newsletter

Il Meglio di Artuu

Ti potrebbero interessare

Seguici su Instagram ogni giorno