Libera repubblica creativa. Vedovamazzei a San Marino

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Al centro di una delle stanze c’è un tir in scala 1:43 che nel lungo rimorchio contiene una barca a remi di legno e vero olio esausto che in parte gocciola sul piedistallo. Nell’opera, titolata “Go Wherever You Want, Bring Me Whatever You Wish”, c’è molta della filosofia artistica di Vedovamazzei: la capacità di intercettare il presente e le questioni del presente e unirli a una prassi creativa ai limiti del ludico (nel senso più nobile del termine).

In esposizione a San Marino grazie a una preziosa e dotta curatela di Giacinto Di Pietrantonio, e, nello specifico, sino al 27 settembre presso la Galleria Claudio Poleschi Arte Contemporanea, la personale del duo, dall’icastico titolo di “LRVM, Libera Repubblica VedovaMazzei”, è un viaggio ai limiti dell’immaginazione, tale è la varietà di stilemi, espressività, forme, materiali, linguaggi e media nei quali Stella Scala e Simeone Crispino si esprimono.

Vedovamazzei, Storno, 2018_1994, Tassidermia storno, foto Cosimo Filippini

Partenopei di origine ma da tempo residenti a Milano, esprimono un’arte immersa nel contemporaneo sperimentando e mettendo sotto la lente della propria attenzione una moltitudine variegata di tematiche e suggestioni.

“Che cos’è arte? Innanzitutto, un’esperienza: posso dire che qualcosa è arte se faccio un’esperienza con l’arte medesima”. Non rammento a chi appartengano queste parole ma sicuramente possono fornire una chiave di lettura dell’infinita, eclettica e caleidoscopica creatività del duo. E’ impossibile non fare un’esperienza personale, sentire vibrare corde di familiarità e di quotidianità di fronte alla contaminazione costante e bulimica delle forme d’arte che convergono nelle opere di Vedovamazzei.

Tra le sale della galleria sammarinese del compianto Claudio Poleschi, ci si immerge in una sorta di laboratorio scuola del contemporaneo. Su una grande parete bianca si vede un (vero) uccellino tassidermizzato con il becco piantato sulla superficie del muro: è “Storno”, installazione che disorienta perché mostra in modo plastico la perdita di rotta, un piccolo smarrimento che nasce dalla mancanza di riferimenti.

Vedovamazzei, Go Wherever You Want, Bring Me Whatever You Wish (Model), foto Cosimo Filippini

Dal piumaggio reale al foglio di carta che diviene opera d’arte dissacrante il passo è breve: in “Wrong Paper”, il duo artistico si diverte a incorniciare fogli di carta stropicciati e di differenti colori, appunto “sbagliati” e lieve monito all’errore che è qualcosa che appartiene all’essenza della natura umana.

“Ogni riferimento ad altre opere è puramente casuale” è una serie di sculturine raffiguranti cani dotati di aureola. Il messaggio incluso nel titolo dell’opera rimanda alla figura del cane e alla visibilità che ha avuto nell’arte, sia quella laica che religiosa (in questo caso, basti pensare all’iconografia che raffigura San Rocco). L’aureola rafforza visivamente la santità dovuta dall’uomo a questo animale, fedele per antonomasia e ritenuto divino da antiche civiltà e dall’odierno paesaggio famigliare.

Il senso dissacrante della creatività di Vedovamazzei inizia a illuminare la scena con il progetto tematico “Chewing gum and sea scape”. Si tratta di una serie di quadretti dipinti ‘tradizionalmente’, ciascuno dei quali raffigura una sorta di alba che richiama Monet, timbrata da un vero chewing gum colorato che gli artisti hanno raccolto per strada. Il romanticismo del paesaggio marino e dell’orizzonte cromatico viene interrotto bruscamente avvicinando lo sguardi a quelle macchie che rassomigliano a ceralacca e invece rappresentano un gesto quotidiano molto umano, molto incivile e molto inquinante (perché il sottotesto del messaggio artistico richiama l’enorme tempo di decomposizione del chewing gum).

Vedovamazzei, Early Work (Marilyn Monroe by Andy W.), foto Giorgio Benni

Ancora ironia, dichiarazione d’amore verso l’arte è la serie tematica di “Early Works” che, in pieno stile art brut, raffigurano come avrebbero dipinto da bambini alcuni grandi artisti loro opere significative. Siamo di fronte alla nudità e al principio dell’arte: il punto di vista innocente e non filtrato del bambino, la cui arte è ovunque identica, perché si tratta di una fase della vita antecedente all’acquisizione della tecnica.

Si piomba nell’angoscia tematica più cupa davanti alla parete che ospita “Time Without Example 1-2-3”. Sono rappresentazioni visive e cromatiche delle sensazioni provate da persone in stato di coma. Al di là dell’incredibile effetto d’impatto sull’osservatore di queste grandi opere monocromatiche a parete capaci di avvicinare l’attenzione come un buco nero, sobbalza all’attenzione del visitatore l’associazione mentale degli artisti (o dell’artista, perché sono due uniti in una singola identità autoriale), che traducono visivamente una cartella clinica e quindi in arte visiva il referto scientifico.

La promenade artistica può terminare con l’apice della dissacrazione, non disgiunta anche in questo caso dal messaggio esistenziale: “Dramatic story about solitude (cum shot)” riprende il foglio di carta colorato (un bristol) ma questa volta è rappresentato ben liso. Il timbro sulla sua superficie, come suggerisce il titolo, è rappresentato dalla figurazione dello schizzo spermico maschile. Sembra dripping (e in un certo senso lo è) e invece sono collé che rimandano alla solitudine, al gesto relazionale solitario ed estremo, alla fugacità di un piacere privato e notturno.

Completa la mostra il catalogo, curato sempre da Giacinto Di Pietrantonio, che include anche le opere ospitate nelle altre sedi della Repubblica (la Galleria Nazionale e la Torre Guaita) della trilogia.

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