La sensibilità percettiva, la modernità e l’armonia in De Nittis a Milano

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90 dipinti, tra pastelli e oli, provenienti dalle principali collezioni italiane e straniere, pubbliche e private – il Musée d’Orsay, Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunquerke, gli Uffizi di Firenze, la GAM di Milano e la Pinacoteca di Barletta – sono esposti al Palazzo Reale di Milano fino al 30 giugno, per celebrare il talento straordinario del pittore Giuseppe De Nittis.

L’obiettivo dell’esposizione De Nittis Pittore della vita moderna, a cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti, è l’esaltare la statura internazionale di un pittore che, con Giovanni Boldini, fu un grande italiano a Parigi. È in occasione della suddetta mostra che Palazzo Reale rivive nella luce, quella trasmessa dalle tele luminose ed eteree del pittore. Nato a Barletta nel 1846 e iscrittosi all’Accademia di Belle arti di Napoli nel 1861, nel ’66 a Firenze si avvicina ai Macchiaioli e, dopo aver a lungo vagato in varie città italiane, solo l’anno successivo si trasferisce a Parigi. È nella capitale francese che De Nittis raggiunse il successo che merita, toccando il culmine della sua fama nella storica esposizione che sancì la nascita dell’Impressionismo nel 1874, tenutasi nello studio in Boulevard des Capucines del celebre Nadar.

Entrando al Palazzo Reale, sede della mostra, 11 sono le sezioni che attendono lo spettatore. Partendo da un omaggio alla moglie Léontine, figura chiave per la sua ascesa e colei che donerà le opere del marito alla città natale di De Nittis: Barletta, si incede come un viaggio metafisico, attraverso le tappe della sua vicenda creativa ed esistenziale tramite un arco temporale di un ventennio (dal 1864 al 1884), una vita stroncata a soli 38 anni.  Partendo dalla prima formazione napoletana si giunge al successo internazionale tra Parigi e Londra, arrivando sino agli ultimi anni della sua produzione. I quadri in mostra sono il frutto meditato e sapiente di un pittore esperto che imprime sulla tela le emozioni della vita, nelle sue esperienze banali, semplici: un’improvvisa nevicata, un giro in canotto sul fiume che scorre a rilento, un sostare davanti a un tramonto atteso, un incedere lento di nobili signore nei loro abiti formali tra le vie di Parigi e quelle di Londra. Paesaggi, ritratti e la necessità di fissare il brulichio dell’esistenza moderna sono il cardine della sua poetica artistica. Le stanze del Palazzo, con i colori caldi e delicati, sono supporti adeguati alle cromie che vivono nelle tele esposte.

Il ritorno dalle corse (La signora col cane), 1878 olio su tela, 150×90 cm Civico Museo Revoltella – Galleria d’arte moderna, Trieste © Archivio fotografico del Museo Revoltella – Galleria d’Arte Moderna, Trieste

De Nittis riesce, nel crocevia dinamico della Parigi di quegli anni, ad assorbire, come avido di conoscenza, tutto ciò che in campo artistico, e non solo, accadeva. A riprova di ciò, la composizione del pittore sembra aver guardato la tecnica fotografica. Come infatti scrive il curatore Mazzocca, nel suo saggio a catalogo: “L’unicità della sua pittura […] sta proprio nella straordinaria capacità di osservazione che gli ha consentito di rendere, come pochi altri, l’inafferrabile dinamicità della città moderna, caratterizzata dall’ “imprevisto, il mutevole, ciò che è fuga”, fermandolo nell’ attimo, come i fotografi, senza irrigidirlo.” D’altronde egli condivise con i suoi cari amici Caillebotte e Degas l’interesse, oltre che per l’Oriente e l’uso della tecnica del pastello, la passione per la fotografia. A lodare la grandezza del suo dipingere, ricordiamo Federico Zeri che definì le sue tele “dei miracoli”, dimostrandone l’acutezza delle soluzioni stilistiche e formali da lui adottate. In Sulla neve Zeri commentò “Si sente il silenzio ovattato – come dicono i letterati – accompagnato dal fatto che sulla coltre nevosa ci sono ancora poche orme. La neve non è stata ancora sporcata.” L’evanescenza delle cromie, la trasparenza dei tratti, l’armonia delle composizioni gli consentono di restituire “la mobilità del mondo”, un mondo personale che riflette nella restituzione sapiente e sempre attuale, moderna, dei soggetti che vivono nelle sue tele.

Giuseppe De Nittis Il Kimono color arancio, 1883-1884 ca olio su tavola, 42×31 cm Courtesy Marco Bertoli, Modena © Archivio Gallerie Maspes, Milano

La grandezza del pittore pugliese sta nell’acutezza della percezione del mondo e della vita e nel modo in cui, secondo Zeri, egli trovi sempre l’adeguato mezzo tecnico per fissarlo sulla tela.

È un pittore della vita moderna, perché pronto a fermare sulla tela, come Nadar sui dagherrotipi, attimi di un’intensa vitalità, di gente moderna tra le vie urbane o immortalate durante le gite campestri.

I protagonisti sono gli uomini, le donne, i bambini, gli animali, i paesaggi variegati come in La discesa del Vesuvio, in cui alcuni soggetti sono rappresentati in silhouette scagliati contro il cielo caldo del tramonto o Colazione in giardino, fotogramma di un istante familiare in cui i protagonisti il figlio Jacques e la moglie Léontine, consumano la colazione, all’ombra di un ricco fogliame, con alle spalle l’infinita delicatezza poetica rappresentata dalla luce, che si staglia con pennellate dolci e soavi in secondo piano.

Riuscendo a reggere il confronto inevitabile con gli impressionisti francesi, Manet e Degas, De Nittis si dimostra un sapiente interprete dell’epoca in cui vive e delle influenze che attraversa. La mostra milanese è un invito a soffermarsi, ancora per un istante, su un pittore che, come affermò Federico Zeri, riesce “a passare dalla neve brumosa, al sole napoletano”, con una maestria indomita che ne garantisce l’assoluta genialità.

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