La pittura di Andrea Gallotti tra Identità e Differenza

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Si chiude oggi, 21 marzo, Identità e Differenza, personale di Andrea Gallotti, curata da Barbara Magliocco, presso l’istituzione milanese della Fabbrica del Vapore.

Classe 1993, Andrea Gallotti frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e già durante il periodo di studi il suo approccio alla pittura è libero da schemi precostruiti, grazie ad una visione aperta al nuovo e flessibile al cambiamento. Proprio questa volontà di scoperta verso l’altro e il diverso, lo ha portato ad intraprendere una serie di viaggi in Italia e all’estero, che gli hanno permesso di incontrare e rapportarsi con artisti dalle ricerche più varie. Il confronto con svariate personalità, è sicuramente stato per Gallotti fonte d’ispirazione per il suo lavoro ma soprattutto di identificazione ed emancipazione del suo pensiero critico e di conseguenza del suo stile artistico. 

La poetica di Andrea Gallotti è chiara e assolutamente percepibile dalle sue opere. Non necessita infatti di alcun tipo d’intervento o spiegazione aggiuntiva che parli per i lavori. I quadri sono dotati di un’incredibile potenza, non solo per il formato medio-grande delle tele, ma anche per l’energia che questi trasmettono. Estremamente dinamici, sono fatti per dialogare tra loro creando una connessione e un discorso unitario che rimanda al senso generale e più ampio di tutto il lavoro di Gallotti, ma sono anche pienamente indipendenti gli uni dagli altri. È come se fossero singoli capitoli di un grande romanzo o poesie di una stessa raccolta poetica, in cui la narrazione vive anche senza il supporto della totalità, ma questa genera un discorso più ampio, nel quale si legano le singole storie.

Alla base della ricerca di Gallotti sta il concetto che niente è statico, nelle sue opere infatti tutto è in divenire, grande importanza ha il gesto, l’azione pittorica. Esposte in Fabbrica, troviamo una dozzina di opere dell’ultimo periodo di produzione dell’artista, in cui colori brillanti prevalentemente tendenti al blu o comunque a tonalità fredde, attirano la nostra attenzione. Se osserviamo attentamente le tele, possiamo notare come sia sempre presente un certo motivo pittorico dall’andamento sinuoso. Grazie alla semplicità della forma, possiamo immaginare con facilità che tipo di movimento abbia impiegato l’artista per la sua resa. Ecco quindi che l’azione entra a far parte del quadro, diventando quasi ancora più importante dello stesso, essendo il principio della sua realizzazione.

Sebbene il movimento ondulato sopracitato sia sempre presente nelle opere qui esposte, notiamo come questo non sia mai uguale. In alcuni lavori le onde sono ampie e ben distanziate, in altri molto più ravvicinate e strette, altre ancora sono piccole e sottili, così come spesse e frastagliate. Il movimento che le crea è quindi sempre diverso, nonostante si tratti di un gesto pressochè simile. È  da questo concetto di unicità e contemporaneamente diversità che si sviluppa l’intera ricerca artistica di Andrea Gallotti e da cui nasce anche il titolo della personale.

Nella ripetizione sono sempre presenti delle variabili, prevedibili o meno, che determinano il risultato finale del gesto, che quindi risulta di fatto unico. Questo concetto si applica benissimo all’arte ma anche alla vita di tutti quanti, il che rende le opere di Gallotti fruibili a chiunque ed apprezzabili per la loro possibilità di rispecchiarcisi.

L’artista ripete gesti, tratti e movimenti, creando una composizione di infinite variabili e possibilità. La differenza nella ripetizione risiede nel fatto che c’è sempre qualcosa che sfugge nella produzione dell’artista, nel momento della creazione, nel fenomeno del tratto e del gesto, afferma la curatrice Barbara Magliocco. Gallotti presenta nella sua opera un nuovo modo di affrontare la ripetizione. Secondo l’artista, l’esperienza deve essere la base delle relazioni tra noi e il mondo. I segni emergono come somiglianze, ma mantengono le loro differenze.

Come percepiamo le ripetizioni? La ripetizione di un gesto ne svaluta l’importanza? Sono gli interrogativi che si pone l’artista per la realizzazione dei suoi lavori. Spesso nella società occidentale contemporanea, caratterizzata da uno stile di vita frenetico e prevalentemente monotono, alla reiterazione di un comportamento o di una condotta, è associata una connotazione negativa. Andrea Gallotti vuole invece ribaltare questo punto di vista, mostrando come sia svalutante ridurre tutto a quello che definiamo “routine negativa”. L’artista ci spiega come siamo portati a ridurre tutto ciò che non è totalmente diverso da quello appena visto o vissuto come uguale, senza dargli il giusto peso e la giusta importanza. Secondo Gallotti dovremmo invece apprezzare le cose anche per le piccole differenze che possiedono e che spesso non riusciamo neanche a cogliere. È forse una “filosofia fanciullesca”, oltremodo positiva che ci può aiutare ad apprezzare di più la vita anche nella sua quotidianità.

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