FOCUS: Del tempo che passa la…misurazione, ovvero come si data in archeologia?

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Dirvi quanto sia importante per un* studios* del passato datare ciò che rinviene e studia credo sia oltremodo lapalissiano. È pur vero, però, che una delle domande che più frequentemente ci si sente rivolgere, in quanto studios*, è proprio: “come si fa a capire a quando risale quel manufatto o quell’edificio?”

Cioè, sostanzialmente: come si fa a datare?

Proviamo a fornire una qualche forma di risposta. Se datare significa stabilire quanto qualcosa sia più o meno “vecchio”, allora va chiarito anzitutto “vecchio” rispetto a cosa. Vecchio rispetto a qualcos’altro presente nello stesso contesto. Oppure vecchio rispetto a noi e ai nostri giorni.

In base alla risposta che si vuole dare a questa domanda, si ricostruiscono due diverse cronologie: una cronologia “relativa”, cioè relativa al contesto che sta indagando, un singolo sito, una singola tomba, o un’intera regione; e una cronologia “assoluta”, cioè una cronologia che sia valida un po’ in modo assoluto per tutti i contesti.

Stabilire una cronologia relativa significa mettere in ordine cronologico ciò che si ritrova, chiarendo ciò che è più antico e ciò che è più recente. Per fare ciò, l’archeolog* deve comprendere la stratigrafia, cioè la suddivisione dei vari strati di terreno corrispondenti ai differenti livelli di un sito (ne parlo in questo articolo), così da mettere in ordine cronologico gli strati e, quindi, ciò che è contenuto nei suddetti strati.

Un’altra utile idea per fissare una cronologia relativa è quella secondo cui in ogni singola epoca e in ogni cultura si producono (o si utilizzano) manufatti (o materiali) diversi, e che quindi queste diversità possono essere collocate su una linea del tempo. Da questa idea generale nascono le classificazioni tipologiche. La più famosa? Beh – penso – Età della Pietra, Età del Rame, del Bronzo, del Ferro e così via…!

Basta “solo” questo per “datare”? Beh, chiaramente no! È, infatti, necessario ancorare queste suddivisioni, valide contestualmente, a un sistema cronologico che sia valido per tutti.

Tradotto in termini tecnici: da un sistema di cronologia relativa si deve passare a uno di cronologia assoluta. Come? Inizialmente, elaborando un sistema di datazione valido per tutti, come ad esempio quello basato sulla nascita di Cristo (che comunque è convenzionale – badate bene – ma se non altro siamo fortunati a poterlo condividere in molti…).

Poi, ancorare le due datazioni, quella relativa e quella assoluta. Se un oggetto riporta impressa la data di costruzione in teoria non abbiamo problemi (e sottolineo tre volte “in teoria” perché la cosa è straordinariamente più complessa, cfr. il mobile della bisnonna che ancora si usa in casa tua!).

La Sindone è stata datata con il C-14

Ma se non lo riporta? Beh, ci appelliamo alla necessità che ogni essere umano, del passato come del presente, ha di contare il tempo. Ogni popolo stabilisce il suo modo di contare il tempo, e quindi i propri sistemi di datazione. Quando si ha la possibilità di mettere in correlazione tali sistemi, si incrociano per trovare corrispondenze o differenze (semplice no? No!). Se si riesce a correlare tutti questi sistemi cronologici al nostro sistema di datazione il gioco è fatto!

Ma se non ci si riesce (poi dicono che con i “se” e con i “ma” non si fa la Storia…)?

Beh, saremmo punto e a capo, perché non avremmo un punto di riferimento, ma – fortunatamente – la scienza ci viene in soccorso. A partire dagli anni ’50, infatti, sono state messe a punto complesse analisi naturalistiche e fisico-chimiche per datare i reperti, che si basano, sostanzialmente, sui modi che l’oggettiva natura – e non il soggettivo uomo – ha di “registrare” lo scorrere del tempo. E così la dendrocronologia, che misura il tempo grazie agli anelli di accrescimento degli alberi con cui sono stati realizzati manufatti in legno; oppure il famoso Carbonio 14, presente in tutti gli organismi viventi, che fuoriesce da essi, una volta morti, molto lentamente ma regolarmente, e che quindi ci consente di stabilire quando quegli organismi sono morti. E la lista è ancora lunga.

In conclusione, magari quest’articolo non è servito un granché a chiarire quanto sia importante per un* studios* del passato datare ciò che rinviene, ma – quantomeno – credo sia stato un po’ più utile a chiarire quanto sia difficile!

La citazione sul valore delle cose difficili la lascio scegliere a voi.

Se vuoi approfondire i contenuti di questo articolo, ascolta qui:

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