David Lynch, ecco cosa sono le sue Stanze del pensiero, raccontate dal curatore Antonio Monda

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La 62ª edizione del Salone internazionale del Mobile di Milano (16-21 aprile 2024) si aprirà con l’inaugurazione di due “stanze del pensiero” disegnate dal grande regista David Lynch. Due porte simboliche e immaginifiche da attraversare catarticamente prima di tuffarsi nella vivace babele della fiera. Curatore dell’istallazione “Interiors by Dvid Lynch. A Thinking Room” (padiglione 5-7) è Antonio Monda, giornalista, docente di cinema alla New York University ed ex direttore artistico della Festa del Cinema di Roma. L’abbiamo intervistato con la curiosità di chi non vede l’ora di immergersi nel mondo visionario di David Lynch.

Sono le tre del pomeriggio, eccolo apparire sorridente sullo schermo con alle spalle la libreria bianca, piena di volumi, dell’elegante casa di Manhattan.

Antonio Monda (Foto ® Brigitte Lacombe).

Ci vuole raccontare come è nato questo progetto?

Ho scoperto che non è un hobby, è proprio una cosa a cui lui crede e a cui da una massima importanza. Poi, riflettendo per questo progetto, ho visto che i suoi mobili, le sue scenografie e i suoi interni hanno sempre una personalità, non sono soltanto un’ambientazione. Basti pensare alla villetta di Kyle MacLachlan in Velluto Blu, oppure ai locali dove lavorano e cercano svago i protagonisti di Twin Peaks, per fare solo due esempi.

David Lynch.

Del resto Lynch nasce come pittore, in pochi lo sanno, e durante la sua vita non si è occupato solo di cinema ma anche di fotografia, per esempio.

È assolutamente così. E adesso è anche scenografo, arredatore e costruttore di mobili.

Mi sembra che questo suo “piallare mobili” lo tenga ben ancorato alla realtà. Voglio dire che, anche se è diventato un regista di fama internazionale, sembra che la sua arte sia rimasta pura, non inquinata dal successo.

Si è vero, è rimasto completamente distaccato. Su internet circola un video su un aneddoto emblematico con George Lucas. Sono molto amici, si stimano. Lucas voleva fargli dirigere un episodio di Guerre Stellari che l’avrebbe riempito di soldi. Lui racconta che il suo interesse per la proposta era (usa proprio questa espressione) “next door to zero!”. È così, gli piace fare le sue cose, ci mette tutta la sua anima e la sua creatività.

Perché David Lynch ha chiamato questo suo nuovo progetto “Thinking Room”, c’è una motivazione specifica?

Dato che lui fa molta meditazione trascendentale, gli ho chiesto se queste stanze fossero per la meditazione. Lui ha detto che sono anche per la meditazione ma, semplicemente, per una persona che vuol pensare. 

Nient’altro?

No, lui non da spiegazioni su nulla, mai.

Ce le può descrivere?

Sono due stanze gemelle, identiche. Saranno messe una accanto all’altra e ci saranno due corridoi che portano ad esse: in un corridoio ci saranno circa sei sequenze di film che ho selezionato io, in cui la scenografia ha un senso, palpita, è viva; nell’altro corridoio ci saranno gli sketch preparatori disegnati da David Lynch.

Si è parlato di una grande sedia in legno dalla geometria scultorea, di cilindri dorati e di un soffitto a volta con tubi di metallo, costellato da finestre e da schermi. Il tutto avvolto, ovviamente, in un “velluto blu”. Può darci qualche altro dettaglio?

Non posso dire più di tanto perché è un po’ una sorpresa, però la descrizione è giusta. Vi è una specie di tappezzeria in velluto blu che avvolge tutto e i cilindri dorati sono disposti sulla grande sedia, che è il posto dove si medita, dove si va a pensare.

Sembra quasi che in queste stanze vi sia un qualcosa di indefinito, di astratto, come nei suoi film...

Non sono stanze che troveresti in un posto normale, sarà come entrare in un universo completamente diverso e parallelo. C’è un’espressione di Shakespeare in La Tempesta che rende l’idea: sono della materia di cui sono fatti i sogni. Anche se, nel caso di Lynch, sono più incubi che sogni.

courtesy Salone del Mobile, Milano.

Si dice che David Lynch abbia il senso dell’umorismo. È vero che nella vita non ha un carattere cupo come ci si aspetterebbe?

Sì, è vero, lui è capace di essere lieve e spiritoso, ha il potere catartico dell’ironia. Nei suoi film c’è anche umorismo, un umorismo macabro, ma c’è.

Lei ha detto che David Lynch ha uno sguardo che gli americani definiscono “vision”, cosa significa?

La “vision” è la capacità di intuire il futuro e, nello stesso tempo, di forgiarlo per far si che quell’intuizione si realizzi. Lui ce l’ha rispetto alla psiche, intuisce una determinata emozione e ti mette in condizioni di viverla.

Sarà presente all’inaugurazione?

Farà un collegamento da remoto, non esce dalla sua villa di Los Angeles dal periodo del Covid. Adesso ha 78 anni, comincia già ad avere qualche anno…

Quindi non ha in mente altri progetti, oltre a questo?

No, per il momento non è previsto nulla.

Sketch della Thinking Room by David Lynch. courtesy Salone del Mobile, Milano.

È raro trovare un artista poliedrico, capace di trasporre le sue idee secondo diversi medium linguistici: il cinema, la pittura, la fotografia, la scenografia, adesso anche il design d’interni. E ogni volta è come entrare dentro un pezzo del suo mondo immaginifico, il mondo di David Lynch.

È una persona unica, sono d’accordo con lei.

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