Un’opera di Lucio Fontana potrebbe stabilire un nuovo record da Sotheby’s

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Il Concetto spaziale, La fine di Dio di Lucio Fontana, realizzato nel 1964 e caratterizzato dal suo vivace colore giallo cadmio, sta per essere messo all’asta da Sotheby’s con una stima di prezzo tra i 20 e i 30 milioni di dollari. Questa particolare opera proviene dalla collezione di Cindy e Howard Rachofsky, noti collezionisti d’arte di Dallas e filantropi che hanno acquisito il pezzo nel 2003 per un record dell’epoca di 2,3 milioni di dollari. La loro collezione è particolarmente focalizzata sull’arte postbellica europea e su movimenti internazionali meno riconosciuti globalmente, come l’Arte Povera italiana, il Gutai giapponese e il Dansaekhwa coreano.

La collezione dei Rachofsky comprende oltre 800 pezzi ed è ospitata nella Rachofsky House, la residenza privata della coppia a Dallas, che funge anche da spazio espositivo per studenti e appassionati d’arte. Altre opere sono esposte al Warehouse, un altro spazio a Dallas creato dai Rachofsky insieme ad un altro appassionato d’arte, Vernon Faulconer, per mostrare le rispettive collezioni.

La fine di Dio: record su record

Questa “Fine di Dio”, pezzo forte della retrospettiva organizzata al MET nel 2019, potrebbe sorpassare il precedente record di 29,2 milioni di dollari stabilito nel 2015 per un’altra opera della stessa serie, che rappresenta uno dei culmini dell’esplorazione artistica dell’artista, concentrata sulla relazione tra spazio, materia e concetto. Creata negli anni ’60, queste opere opere ovoidali perforate riflettono l’interesse di Fontana per l’esplorazione spaziale, una fascinazione che ha catturato l’immaginario collettivo durante quel decennio a seguito di eventi come il volo orbitale di Yuri Gagarin e l’impegno degli Stati Uniti di portare un uomo sulla luna.

Le opere, caratterizzate da una superficie densamente punteggiata di buchi e tagli, evocano infatti la superficie lunare e sfidano la percezione tradizionale dello spazio pittorico. Questa serie segna un approfondimento dell’esplorazione di Fontana del concetto di spazialismo, un movimento da lui fondato, che mirava a superare i limiti del quadro come semplice finestra su una realtà illusoria, proponendo invece l’arte come un’entità tridimensionale che occupa e trasforma lo spazio.

Le La fine di Dio sono tra le prime opere in cui Fontana ha applicato la sua tecnica dei tagli (o buchi) su larga scala, intendendo questi gesti non come atti distruttivi ma come mezzi per aprire la tela verso una nuova dimensione, letteralmente e metaforicamente. La scelta del formato ovoidale e la densità delle perforazioni conferiscono alle opere un’intensità visiva e una drammaticità che le distinguono all’interno della sua produzione.

A livello di mercato, 4 opere di questa serie sono state vendute per più di 15 milioni di dollari l’una, e si stima che, nel complesso, le 38 opere possano valere, complessivamente, circa 1 miliardo di dollari.

L’asta di Concetto spaziale, La fine di Dio è prevista per il 15 maggio a New York, dopo essere stata esposta a Milano e successivamente a New York come parte delle mostre di anteprima di Sotheby’s. I proventi della vendita continueranno a sostenere le acquisizioni artistiche dei Rachofsky, arricchendo ulteriormente la loro già impressionante collezione e, di conseguenza, il patrimonio del Dallas Museum of Art, a cui hanno promesso la loro collezione​

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