Biennale Arte 2024, tutti gli eventi collaterali (pt. 2)

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Seconda puntata della nostra indagine sugli eventi eventi e le mostre collaterali che si terranno a Venezia, dislocate in numerose sedi della città, in occasione della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte “Stranieri Ovunque” di Adriano Pedrosa. I primi dieci li abbiamo pubblicati qua (Biennale Arte 2024, tutti gli eventi collaterali pt. 1). Di seguito altri dieci.

“Locks with Leaves and Swelling Buds” (Ewa Juszkiewicz)

La mostra personale “Locks with Leaves and Swelling Buds” di Ewa Juszkiewicz, curata da Guillermo Solana alla Fundación Almine y Bernard Ruiz-Picasso, rivela un’indagine decennale sui confini del ritratto e sul potere della deformazione artistica attraverso la pittura. L’artista, nei suoi dipinti, esplora infatti il contrasto tra femminilità e violenza, utilizzando maschere che nascondono o sostituiscono i volti dei soggetti. Nel corso degli anni, la sua pratica artistica ha visto una crescente predominanza dell’utilizzo delle maschere, che resistono attivamente alla decifrazione del volto. Questo approccio si basa su un virtuosismo tecnico che enfatizza il contrasto tra tradizione e innovazione. Nelle rivisitazioni dei ritratti storici, infatti, Juszkiewicz da una parte dipinge a velature, seguendo le tecniche pittoriche tradizionali, dall’altra però sovverte l’essenza stessa del ritratto, trasformandoli, attraverso il “gioco” del mascheramento, in rappresentazioni simboliche della condizione femminile sotto il patriarcato. Attraverso l’uso di oggetti naturali come maschere, l’artista sfida le convenzioni culturali e la dicotomia tra cultura e natura, tra umanità e potere, ponendo al centro della sua pratica l’esplorazione delle gerarchie di genere. Da vedere assolutamente.

“Dog on the Forge” (Jim Dine)

Una mostra imperdibile, incentrata sul lavoro di uno dei più grandi artisti americani del Novecento, Jim Dine, che si tiene a Palazzo Rocca Contarini Corfù, curata da Gerhard Steidl. Intitolata “Jim Dine – Dog on the Forge“, l’esposizione presenta 32 nuove opere, tra dipinti, disegni, sculture in bronzo e legno, oltre a un’imponente installazione all’aperto di sculture in bronzo di grandi dimensioni. Questa mostra, parte degli Eventi Collaterali della Biennale, offre opere monumentali site-specific, lavori inediti, che dialogano tra loro e con opere degli ultimi decenni. Protagonista di primo piano delle avanguardie americane degli anni Sessanta e Settanta, assieme a Willem de Kooning, Jasper Johns, Roy Lichtenstein e Andy Warhol, Dine lavora tutt’ora con la pittiura e la scultura, con opere innovative e di fortissimo impatto emotivo. A proposito dei suoi ultimi quadri, Dine ha detto: “Non mi interessa renderli belli. Mi interessa imbastire immagini che commuovano”. Per l’artista, infatti, il processo creativo è importante tanto quanto il pezzo finito: per questo, all’età di 88 anni, è ancora attivissimo e lavora instancabilmente, mescolando elementi diversi, dipingendo con grandi accumuli di materia, com’è tipico del suo stile, nei quali immerge i soggetti, rendendoli quasi irriconoscibili, così come avviene con le imponenti sculture, basate sull’accumulo di elelementi eterogenei, come pinze, martelli, tenaglie e altri strumenti di lavoro. I soggetti dei suoi quadri, dagli anni Sessanta in avanti, alternano elementi simbolici tra i pià svariati, come cuori, accappatoi, sculture antiche, personaggi iconoci come Pinocchio, e ancora fiori, teschi, uccelli, e autoritratti. Per Dine, del resto, tutto il suo lavoro è una sorta di autoritratto: “Fa tutto parte di me”, ha dichiatato. “Direi che il filo conduttore che lo attraversa è l’autobiografia”. In sintesi, si può dire che l’esposizione delinea un viaggio poetico attraverso la vasta conoscenza dell’artista della storia dell’arte europea e la sua continua esplorazione del linguaggio e di sé. Da non perdere.

“Swell of spæc(i)es” (Josèfa Ntjam)

JOSÈFA NTJAM, SWELL OF SPÆC(I)ES, 2024, FILM RENDER. COMMISSIONED BY LAS ART FOUNDATION. COURTESY THE ARTIST; LAS ART FOUNDATION; GALERIE POGGI, PARIS; AND NICOLETTI, LONDON © ADAGP, PARIS, 2024.

L’artista e performer francese di origini africane Josèfa Ntjam, che nei suoi lavori mixa suggestioni fantascientifiche e retaggi di mitologie ancestrali, presenta un’installazione ultraterrena presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, caratterizzata da un grande LED wall curvo che ospita paesaggi cosmici di un film ciclico, accompagnato da un paesaggio sonoro di Fatima Al Qadiri. Sculture sonore sospese e una membrana diffondono frequenze elettroacustiche, creando uno spazio di riposo. Realizzate con materiali innovativi come resina biologica e micelio Reishi, queste opere incarnano una poetica dell’alterità, fondendo prospettive e conoscenze diverse. Il film fonde cosmogonia Dogon (antica popolazione dell’Africa subsahariana, ndr) e scoperte recenti in una narrazione circolare della creazione, incorporando personaggi interspecie sintetizzati con intelligenza artificiale e strumenti digitali. Ntjam si ispira alla mitologia di Drexciya e alla visione di Sun Ra di Saturno come pianeta ospitante per le popolazioni afro-diasporiche. L’installazione è ospitata in un prisma architettonico contrastante con le forme organiche interne. Inoltre, Ntjam invita il pubblico a partecipare al processo di creazione di specie ibride generate dall’intelligenza artificiale presso la Palazzina Canonica.

“La Maison de La Lune Brûlée” (Lee Bae)

La mostra “La Maison de La Lune Brûlée” esplora il legame dell’artistab coreano Lee Bae con il rituale secolare di Daljip Teugi, un rituale secolare sincronizzato con la cosmologia ciclica, intrecciando folklore e arte contemporanea per sottolineare la connessione dell’umanità con la natura e promuovere il rinnovamento ciclico. Divisa in due parti, coinvolge comunità locali e globali, raccogliendo messaggi di auguri da tutto il mondo su carta hanji un mezzo tradizionale coreano, per il rituale Moonhouse Burning a Cheong-do. La mostra alla Fondazione Wilmotte offre un’immersione nell’essenza di Daljip Teugi con il carbone, distintivo di Lee Bae. Attraverso video, audio, sculture e installazioni, il visitatore è immerso in un’esperienza che approfondisce la filosofia coreana e l’estetica del rituale. “La Maison de la Lune Brûlée” invita a riconnettersi con i ritmi naturali, esplorando il significato delle tradizioni antiche nell’era contemporanea e offrendo speranza attraverso un viaggio profondo nella nostra umanità collettiva.

“Where We Become Us” (Madang)

La Fondazione Biennale di Gwangju, in commemorazione del 30° anniversario della più antica rassegna asiatica di arte contemporanea (che si tiene nella città sudcoreana di Gwangju, ndr), rifletterà sulla sua storia e sul suo spirito fondatore attraverso una grande mosrtra collettiva, intitolata “Madang: Where We Become Us”, allestita presso Il Giardino Bianco Art Space. La mostra è composta da materiali di archivio raccolti nel corso degli anni, da opere dalla collezione della Biennale di Gwangju e altre opere che ne sviluppano il significato, offrendo una prospettiva che va oltre la mera narrazione storica della Biennale. Si propone di esplorare il cosiddetto “spirito di Gwangju” attraverso opere e documentazione storica, ridefinendo il senso e il valore assunto negli anni dalla manifestazione. Il titolo della mostra incorpora la parola coreana “Madang”, che significa “cortile”, simboleggiando uno spazio fondamentale nella cultura coreana, fungendo da punto focale della casa e come luogo di comunicazione e incontri significativi per la comunità. In questo senso, la Biennale di Gwangju si pone come un moderno Madang, avendo assunto un ruolo di raccordo e comunicazione per l’arte contemporanea internazionale, abbracciando i flussi globali e la diversità culturale dell’arte in tutto il mondo. Temi come la crisi climatica, la razza, il genere e la democrazia sono stati affrontati nelle varie edizioni, evidenziando l’impegno della Biennale nel superare i confini geografici e contemplare l’era da una prospettiva planetaria. I pezzi esposti includono l’imponente installazione di Nam June Paik, Dolmen, e una ciotola in alpacca che un tempo conteneva polpette di riso distribuite ai manifestanti civili durante la rivolta pro-democrazia di Gwangju del 1980.

“Passengers In Transit”

Il Centro per l’Arte Contemporanea Lagos ospita la mostra “Passengers in Transit”. Curata da Paula Nascimento, Oyindamola Faithful e Roger Niyigena Karera, la mostra esplorerà i viaggi creativi di cinque talentuose artiste afro-discendenti (April Bey, Christa David, Euridice Zaituna Kala, Joana Choumali e Thandiwe Muriu) che nei loro lavori, attraverso pratiche e linguaggi differenti, affrontano temi di identità, genere, memoria. Ispirata al libro di fiabe di José Eduardo Agualusa, l’esposizione traccia un affresco che ci parla dell’appartenenza, della costruzione dell’identità e della complessità dell’esistenza interculturale, incoraggiando la riflessione sulla soggettività e sulla diversità culturale. Le pratiche delle artiste offrono una prospettiva illuminante sulla rappresentazione dei corpi femminili neri, combinando storia, immaginazione, finzione, collegandosi idealmente al tema della Biennale “Stranieri ovunque”. Dai fantasiosi ritratti fotografici di Thandiwe Muriu, caratterizzati da colori, motivi e tessuti vibranti, alle immagini realizzate in tecnica mista di Joana Choumali, che trasformano scene di vita quotidiana in scene misteriose dalle atmosfere fantastiche, alle complesse installazioni di Euridice Zaituna Kala, che tracciano il rapporto tra memoria storica dei paesi africani e relazioni sociali, ai multiformi collage di Christa David, attraversi i quali l’artista crea racconti visuali sulla casa, l’appartenenza, la fede e l’identità, fino alle immagini coloratissime di April Bey, incentrato sull’osservazione introspettiva della cultura afroamericana e della diaspora africana.

“‘Per non perdere il filo. Karine N’guyen Van Tham – Parul Thacker'”  

La Fondazione dell’Albero d’Oro presenta la mostra “Per non perdere il filo: Karine N’guyen Van Tham – Parul Thacker“, curata da Daniela Ferretti. L’esposizione ospita le opere dell’artista franco-vietnamita Karine N’guyen Van Tham e dell’artista indiana Parul Thacker presso Palazzo Vendramin Grimani, con un dialogo incentrato sul tema del filo come metafora della scrittura e dell’intreccio. La mostra include diverse opere concepite appositamente per gli spazi veneziani. N’guyen Van Tham crea opere tessili assemblate su telaio orientale con elementi naturali, mentre Thacker realizza strutture complesse ispirate alla spiritualità indiana, inclusa una composizione site-specific che si rifà a un arazzo del XVII secolo e un’installazione sonora nell’androne al piano terra. Gli spazi dell’antica dimora veneziana accoglieranno così le opere delicatamente poetiche, intime e frugali di Karine N’guyen Van Tham e quelle multi-materiche, espressive e spirituali di Parul Thacker. Anche questo progetto è perfettamente integrato al tema della Biennale, “Stranieri Ovunque”, anche attraverso la promozione di incontri culturali e scambi artistici. Finanziato dalla Fondazione Etrillard, il progetto riflette la missione della Fondazione dell’Albero d’Oro nel sostenere iniziative culturali internazionali.

“Portraits in Life and Death” (Peter Hujar

La Fondazione Peter Hujar, New York, presenta la prima mostra europea dei leggendari ritratti del fotografo americano Peter Hujar, esposti negli spazi di Santa Maria della Pietà sulla riva degli Schiavoni. Curata da Grace Deveney, la mostra include la serie completa di 41 fotografie riprodotte nel libro del 1976, “Portraits in Life and Death“, l’unica pubblicazione realizzata da Hujar durante la sua vita, con l’introduzione di Susan Sontag. Rinomato per la sua sensibilità e profondità psicologica, Hujar ha immortalato i suoi soggetti con intimità e vulnerabilità, catturando l’ambiente d’avanguardia di artisti, musicisti e scrittori di New York negli anni Settanta e Ottanta. L’esposizione è rappresentata congiuntamente dalla Pace Gallery di New York, dalla Fraenkel Gallery di San Francisco, dalla Mai 36 Galerie di Zurigo e da Maureen Paley a Londra.

“Mirror Stage” (Rebecca Ackroyd)

La mostra “Rebecca Ackroyd: Mirror Stage” si svolgerà al Fondaco Marcello, Venezia. Presentando nuovi lavori dell’artista britannica Rebecca Ackroyd, l’installazione offre uno spazio onirico in cui la realtà è distorta attraverso processi di replicazione e frammentazione. Ackroyd esplora concetti come realtà frammentate e malleabilità della memoria, riflettendo sulla loro rappresentazione. L’installazione gioca con il concetto lacaniano dello “specchio”, riflettendo sia il mondo circostante che la divisione tra stati consci e inconsci. Ambientato nel Fondaco Marcello, ricco di storia, lo spazio espositivo si trasforma in un palcoscenico teatrale popolato da figure ambigue e parti di corpi, evocando un senso di déjà vu e una realtà semi-allucinatoria. Con linguaggio surreale, l’opera invita lo spettatore a interpretare suggestioni sensoriali e simboliche.

“The Sweet Mystery” (Robert Indiana)

La mostra “Robert Indiana: The Sweet Mystery” presso le Procuratie Vecchie in Piazza San Marco offre una nuova prospettiva su uno dei più importanti e più iconici artisti americani contemporanei, autore di una delle opere d’arte contemporanea più conosciute al mondo, la scritta “LOVE” declinata con ogni media possibile, dalla scultura alla pittura alla serigrafia. Curata da Matthew Lyons e presentata dalla Yorkshire Sculpture Park, la mostra rivela i temi della spiritualità, dell’identità e della condizione umana nell’opera di Indiana. Attraverso oltre 40 opere, tra dipinti e sculture, la mostra esplora sei decenni della carriera dell’artista, includendo opere giovanili significative. L’esposizione è una delle più significative dedicata all’opera di Robert Indiana e offre una visione approfondita della sua produzione artistica. Oltre alla mostra, il terzo piano delle Procuratie Vecchie ospita una mostra interattiva di Generali dedicata all’inclusione sociale, all’innovazione e alla sostenibilità. Il catalogo della mostra, con contributi di Clare Lilley, Allan Schwartzman e Matthew Lyons, offre nuovi studi sull’opera dell’artista.

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