Silvio Vincenzo Fiorenzo e l’arte del Mash-up

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Per capire a pieno le opere di Silvio Vincenzo Fiorenzo, artista siciliano nato a Ragusa nel 1950, è fatto imprescindibile conoscere la sua lunga e proficua collaborazione nel campo della pubblicità come “storyboard”, ma soprattutto nel settore dei fumetti con le più rinomate case editrici del settore quali Bonelli, Scorpio di Euro Editoriale, Internazionale Ediperiodici e Fumetti dÀrte.

Da sempre interessato all’arte dei media, Fiorenzo fa della contaminazione tra linguaggio alto dell’arte e quello basso, popolare e regressivo del fumetto, il centro del suo personalissimo mondo creativo dove prendono vita immagini che, come in una specie di moderno ouroborous, sembrano avvolgersi su se stesse lasciando intravedere i frammenti di grandi capolavori del passato che l’artista utilizza come sfondo per i suoi moderni personaggi in un salto temporale apparentemente incongruo ma in realtà intenzionale. La produzione di Fiorenzo è infatti totalmente incentrata nella riproposizione di antiche citazioni che sono dichiarate manifestatamente dall’artista proprio per rendere riconoscibile il prototipo di partenza e dare risalto alla combinazione con citazioni tratte a loro volta dal mondo dei fumetti e dei cartoons.

Silvio Vincenzo Fiorenzo, Gloria al Figlio, 2012, collezione privata

Questo è ciò che accade in Gloria al Figlio (fig. 1), opera esemplata sul celebre modello raffaellesco della Madonna del Velo (fig. 2) che l’artista traduce in scale di grigio dove si sovrappongono immagini dai contorni ben marcati e forzatamente contrastanti dei più famosi personaggi del fumetto americano dalla Marvel Comics (Spiderman, Black Cat), alla DC Comics (Batman, Liza dei Simpson) e a quelli della Disney (Paperino, Minnie, Titty). Si tratta di figure che sono sia un esplicito omaggio alla cultura visiva del fumetto ma anche a quella di disegnatori storicizzati come Alex Ross, Jack Kirby, Dan Jurgens o Jam Lee che hanno introdotto un nuovo modo di guardare ai supereroi, per esempio, elevandoli a simboli di lotta contro il male incarnato nei vari Joker, Catwoman o Dottor Destino. Fiorenzo mette in relazione questo immaginario fumettistico con l’iconografia della Sacra Famiglia creando un’originale combinazione per la quale il Bambino, la Vergine e san Giuseppe diventano i moderni “supereroi” che, come massimi rappresentanti della più alta tradizione cristiano-cattolica, portano un messaggio di speranza e di fede mostrando agli occhi dello spettatore un mondo alternativo al presente.

Raffaello Sanzio, Madonna del velo, 1511-1512 ca., Chantilly, Musèe Condè

Il Bambino tende le braccia verso la Madre che solleva un velo trasparente prefigurando il destino del Figlio, ossia la Passione e il sudario con cui sarà avvolto il suo corpo. Il piccolo Gesù però è sveglio e gioca preannunciando così la sua prossima Resurrezione. Il ruolo didascalico con cui venivano realizzate le immagini nel Rinascimento, la forza della comunicazione insieme all’impatto emozionale della storia rappresentata, sopravvivono nell’opera di Fiorenzo il quale crea maggior enfasi alla narrazione giocando sul mix e sul contrasto dei generi, oltre che sull’uso falsato dei colori attraverso un acrilico fatto di toni bianchi e grigi che fanno apparire l’intera opera simile a una foto sbiadita in bianco e nero.

La storia è così raccontata attraverso immagini che rivelano un mondo in cui grande spazio è riservato alla fantasia, alla voglia di spingere l’osservatore entro una dimensione magica distante dalla realtà, il tutto attraverso il linguaggio del fumetto che s’innesta sopra l’opera sacra di cui tuttavia rimane immutato il fascino e il messaggio del soprannaturale: il passato non viene infatti dimenticato, anche se ingrigito e scolorito, ma viene usato come supporto dalle cui ceneri nasce una nuova forma di comunicazione che decontestualizza i personaggi dal loro ambito tradizionale, li ripropone tali e quali come direttamente usciti dai cartoons cogliendoli in pose studiate e affastellati l’uno sull’altro in un sorprendente corpo a corpo. Ecco quindi che sotto allo sguardo amorevole della Vergine si mescolano Paperino, Minnie, Titti, insieme a Batman e Diabolik, i nuovi miti che si sovrappongono agli antichi senza oscurarli.

Le immagini del passato rimangono e funzionano come da fondamenta, come riferimento imprescindibile che l’artista attualizza attraverso una pittura quasi “magica” in cui la citazione colta convive con i nuovi archetipi della favolistica moderna quasi come un grido che parte da lontano espandendosi dal passato al presente per trasformarsi in un eco convulso di sentimenti fantastici.

Cat Woman, acrilico su tela, 2022

Manca la rappresentazione concreta della realtà e in questo Fiorenzo si mostra distante rispetto al mondo dei Popists americani a cui molto deve l’immaginario delle sue opere: gli aspetti fantastici che l’artista inserisce nei suoi lavori nascono, infatti, da una diversa impostazione teorica che elimina proprio quello che era fondamentale per artisti come Warhol: i suoi personaggi non sono scelti in quanto simboli del tempo presente o perché espressioni concrete ed esistenti della cultura popolare. Fiorenzo non impiega il fumetto come forma di riproduzione quotidiano, ma da quel mondo recupera il sogno e la dimensione fantastica riproponendone la leggerezza descrittiva, la riduzione della ridondanza e la messa a fuoco del dettaglio, tutti espedienti indispensabili per raccontare un universo creativo dove a predominare sono la forza comunicativa della composizione e l’impatto emozionale delle immagini che per l’artista rappresentano il mezzo più facile e diretto attraverso cui esprimere la sua voglia ancestrale di evasione dalla realtà e dal livore che caratterizza la nostra esistenza in questo tempo presente.

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