Ockham ed Intelligenza Artificiale: rasoi per pelo e contropelo a confronto

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Guglielmo da Ockham, noto per il suo famoso “rasoio“, ha rivoluzionato la filosofia eliminando concetti superflui. Ma cosa direbbe oggi riguardo l’IA e alle sue pretese? Il celebre filosofo e teologo sfiderebbe le nostre convinzioni sulla coscienza e sull’anima, esplorando le similitudini tra i concetti astratti e l’approccio dell’IA basato su pattern?

Aristotele, copia romana da un busto di Lisippo. Palazzo Altemps, Roma.

Dopo aver parlato, la scorsa settimana, del padre domenicano Giordano Bruno e della metafora di Atteone (Dio è nei dettagli? No, nei computer. Un’ipotesi sull’uomo, la Natura e l’Intelligenza Artificiale), oggi vorrei mettere in parallelo due eventi culturali eccezionalmente simili nell’influenza che hanno avuto nella società: il rasoio di Ockham e un altro “rasoio”, quello che si sta concretizzando con l’IA. Guglielmo da Ockham – vissuto tra il 1288 ed il 1347 – oltre che essere un filosofo è stato anche un religioso, formato nell’Ordine dei Francescani. Egli è conosciuto per il famoso principio del “rasoio di Ockham” che postula più o meno così: è inutile usare più concetti per spiegare qualcosa se non sono strettamente necessari.

Raffaello Sanzio, Scuola di Atene.

Ockham, con questa semplice sentenza, si sbarazza in un attimo di tutto l’impianto in filosofia che da lì in poi fu definito “antico”, tra cui il Platonismo (in un mondo non fisico chiamato iperuranio ogni idea è già presente e noi umani la rievochiamo), l’Aristotelismo (ogni cosa ha dentro di sé un’essenza immateriale che viene emanata verso la nostra percezione) e ovviamente di tutta la tradizione religiosa del tempo (scolastica) che si era spinta a dimostrare che il cattolicesimo è anche Ragione e non è solo Fede.

Udite, udite: per Guglielmo da Ockham tutto ciò che non è tangibile ai sensi, è un concetto creato di sana pianta dal cervello umano! Mondo delle idee? E che prova abbiamo che esiste? Ciaone Platone. Essenza immutabile dentro le cose? Già, qualche prova? Ciaone Aristotele. Dio si è incarnato per salvare la sua creatura dal peccato? Concetti elaborati, non dimostrabili e ad ogni modo non convincenti. Ciaone Cattolicesimo… Ockham credeva in Dio, ma ci credeva per Fede. Ragione e Fede viaggiano su binari paralleli e non si intrecciano: scandaloso per una tradizione che fin dall’inizio ha usato la Ragione, ma anche la Filosofia, per sostenere le necessità del Cristianesimo.

Nel 1324 Guglielo Ockham fu inquisito di eresia – come Giordano Bruno qualche secolo dopo – ma più intelligentemente riuscì a scappare prima di essere arso vivo. A differenza di Bruno, Ockham non ritiene che Dio si possa dedurre dalla natura, ma più precisamente formulò che Dio è dentro la natura.

Ockham prende il rasoio e taglia via tutto. Oggi cosa ci direbbe Ockham in relazione agli argomenti che sono utilizzati come scudi di difesa della nostra umanità? Per esempio, sul fatto che le macchine non potranno mai avere una coscienza, o un’anima. Ockham risponderebbe “come dimostri i concetti di coscienza e anima nell’uomo”? Per Ockham la realtà è sempre individuale (anticipando di 700 anni la scoperta della Programmazione Neuro Linguistica), ciò che è dotato di coscienza per te non lo è per un altro: piuttosto che riferirsi a concetti astratti e indimostrabili quali “coscienza” o “anima“, è necessario rilevare nel concreto cosa un sistema di Intelligenza Artificiale non potrà mai fare.

Certamente a Ockham piacerebbe il test di Turing, che fornisce una prova empirica per una definizione di intelligenza oppure il sistema CAPTCHA, l’odioso sistema che si usa per i login e cerca di predire se siamo umani o meno, individuando porzioni di moto, idranti e molto altro. Forse i sistemi CAPTCHA ci chiedono se abbiamo un’anima? Forse serve un’anima per superare il CAPTCHA? Beh, questo non lo so onestamente, perché non sono in grado di definire la mia anima, però posso dire che nel 2013 pare che qualcuno abbia scritto un software che passa tale test.

No Curves.

Oggi siamo di fronte ad un altro potenziale rasoio: la coscienza esiste come ente a sé stante? Ripeto: siamo certi che vi sia una coscienza extra-fisica, che abbiamo non come sintesi chimico-fisica di stimoli esterni? La domanda è tutt’altro che scontata visto che, sia per i religiosi che per molti atei, sarebbe l’elemento principe candidato a fare la differenza tra noi e le macchine!

Per Ockham i concetti sono solo concetti. Usare concetti astratti, come anima o coscienza, non apporta nulla alla comprensione, anzi la complica. Puoi aver fede che l’anima esista, non puoi usare questo concetto per spiegare una realtà sensibile. Moltiplicare i concetti senza che ve ne sia necessità non aiuta l’uomo a capire, ma al contrario lo imbambola (termine mio ovviamente).

Ai-Da Robot. Foto Nicky Johnson.

Per Ockham i concetti sono solo mentali, dedotti da pattern ripetitivi (proprio come fa l’IA), non preesistono nelle cose (come dice Aristotele) non esistono nella metafisica come idee (come dice Platone) e neppure nella nostra coscienza, come dicono alcune religioni. Personalmente rilevo che i due rasoi, quello di Ockham alla fine del medioevo e quello dell’IA di oggi, siano rasoi alla tendenza narcisistica dell’uomo a specchiarsi nella natura come essere necessariamente superiore.

Certo fino ad oggi abbiamo prove che l’uomo sia superiore rispetto alla natura; questo ha alimentato tale narcisismo, sarà così anche in futuro? Ockham tagliò filosoficamente questa posizione, l’IA lo sta facendo empiricamente, io sono pronto a godermi lo spettacolo e ho già ordinato un container di pop-corn.

Personalmente ritengo che la differenza sia in quella che definisco “la paura del lupo”: uomo biologico e macchina possono avere il concetto del lupo, ma nella macchia rimane una relazione teorica “lupo mangia uomo”; nell’uomo si ha sempre “lupo mangia uomo”, ma un secondo dopo l’uomo deduce: “quindi lupo può mangiare anche me?”.

Ecco, quindi, una prova tangibile che pone una differenza tra la Macchina e l’Uomo: la paura e in generale le emozioni, ravvisabili come alterazioni fisiche misurabili, non come sentimenti astratti e teorici.

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