Alla Osart Gallery 5 artisti africani riflettono sul concetto di “Abitare”

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Inaugura oggi la “Where Thou Art – That – is Home”, presso la Osart Gallery di Milano in Corso Plebisciti 12. L’esposizione, aperta fino al 1 giugno, esplora la casa come spazio che modelliamo a nostra immagine e somiglianza, uno specchio delle personalità che la abitano. L’arte contemporanea, influenzata dall’esperienza pandemica, ha riscoperto lo spazio domestico come luogo fisico e mentale, talvolta elevandolo a manifesto politico.

“L’abitare” si estende oltre l’occupare uno spazio fisico, raggiungendo la sfera simbolica di legami affettivi e familiari. La casa diviene un tempio per i suoi abitanti, un antico mondo dove il focolare è il centro di gravità comunitario. Walter Benjamin paragona l’interno di una casa all’interiorità dell’anima, dove la porta d’ingresso segna il passaggio tra l’anima e il mondo esterno.

L’Ubuntu, principio cardine della cultura africana, celebra l’importanza delle relazioni e la coesistenza di passato e presente nelle abitazioni, dove il culto degli antenati è fondamentale. Gli artisti Ikeorah Chisom Chi-FADA, Franklyn Dzingai, Feni Chulumanco, Sethembile Msezane e Katlego Tlabela fanno dello spazio domestico un vero soggetto, generando narrazioni neorealistiche, metafisiche e concettuali.

Feni Chulumanco, Untitled, 2023, Acrylic and textile on canvas, cm. 176,5 x 120. Courtesy Osart Gallery and the artist

Le opere selezionate ricreano uno spazio domestico all’interno della Osart Gallery, equilibrando dipinti e installazioni. Sethembile Msezane utilizza mobili coloniali e fotografia per fondere storia e intimità, mentre Feni Chulumanco invita a sentire e toccare la comunità attraverso i suoi tappeti texturizzati. Katlego Tlabela riprende con i suoi tableaux-vivants interni africani lussuosi, rievocando storie visive nascoste, e Ikeorah Chisom Chi-FADA crea atmosfere oniriche che sollecitano riflessioni emotive profonde. Completando questa narrazione visiva, le opere retro-pop di Franklyn Dzingai collegano passato e presente con oggetti familiari. Questa collezione offre un viaggio multisensoriale attraverso l’arte come espressione dell’essenza domestica e della continuità culturale.

Franklyn Dzingai, I Saw Dali, 2023, Cardprint and collage on canvas, cm. 165 x 131. Courtesy Osart Gallery and the artist

Nicolas Ballario, nel suo testo critico di accompagnamento alla mostra, sostiene che “La casa è dunque per queste persone un atto politico e rivoluzionario: da questa mostra gli ambienti sono decontestualizzati e universali, lontani da ogni definizione. Persino da quella di ‘arte africana’, termine su cui dovremmo interrogarci dato che le frontiere, elemento introdotto dalla colonizzazione europea soprattutto nella regione subsahariana, sono adesso più presenti che mai e gli artisti in mostra provengono, in alcuni casi, da Paesi che vanno ascritti a fronti opposti”

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