L’intelligenza artificiale in dialogo con le forme della storia dell’arte: i nuovi orizzonti estetici delle opere generative

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L’utilizzo dell’AI nei processi artistici ha generato confusione non solo tra gli addetti ai lavori ma, soprattutto, tra il ‘grande pubblico’. Esistono, nella critica artistica, delle preoccupazioni per ciò che riguarda il mondo dell’Intelligenza Artificiale come la possibilità di creare, su una grande scala di produzione, degli standard visivi che, di fatto, annullerebbero la creatività degli artisti e l’originalità stessa delle opere d’arte. La diffidenza intorno all’AI è comprensibile, basti pensare a quanto citato da Larry Tesler, informatico che dà il proprio nome al Teorema da lui elaborato: «l’intelligenza artificiale è tutto ciò che non è ancora stato fatto».

Tuttavia, l’arte generativa è una realtà che, negli ultimi mesi, va consolidandosi sempre più nel panorama creativo a livello mondiale. Nel 2023 il MoMa di New York è stata la prima istituzione che ha colto la ‘sfida’ lanciata dall’arte generativa acquisendo due opere degli artisti digitali Ian Cheng (1984) e Refik Anadol (1985). Cheng ha generato 3FACE, una complessa installazione capace di produrre dei ritratti sulla base di tre livelli di coscienza (postura, nutrimento e natura); le categorie sono poi suddivise in quattro sottolivelli che descrivono caratteristiche ancora più specifiche della personalità di un individuo. L’opera di Refik Anadol, Unsupervised, Machine Hallucinations, è stata la protagonista della mostra tenutasi proprio al MoMa tra 2022 e 2023. Donata al museo dall’imprenditore e collezionista Ryan Zurrer, l’opera si compone di uno schermo che trasmette tre opere digitali generate grazie all’utilizzo dell’archivio delle opere del museo, al fine di proporre al pubblico una reinterpretazione alternativa degli ultimi duecento anni di espressione artistica custodita all’interno dell’istituzione newyorkese. 

Refik Anadol, Unsupervised, Machine Hallucinations, opera generativa, 2022, MoMa New York. 

Un’opera, quella di Anadol, che ‘vive’ un aperto dialogo con la collezione del MoMa, divenendo esempio di nuovi orizzonti estetici basati sulla reinterpretazione di elementi formali sperimentati durante un percorso artistico durato più di due secoli. Infatti, un fattore fondamentale dell’AI è quello di assimilare, tramite attento ‘addestramento’, dunque, tramite l’inserimento di parametri necessari alla generazione della nuova immagine, quegli elementi utili al fine di riprodurre o ‘innovare’ lo stile di un’artista, nonché alcune iconografie delle opere del passato.

Una rivoluzione estetica resa possibile grazie alla grande quantità di immagini prodotte dagli artisti generativi. Il processo creativo che porta alla generazione della nuova immagine è, parzialmente, delegato alla macchina poiché il controllo dell’artista è imprescindibile, soprattutto, nella fase iniziale legata all’addestramento degli algoritmi. Inoltre, l’ artista ha il compito di valutare il valore estetico delle opere generative compiendo un primo atto critico utile ai fine del ‘successo’ dell’immagine generativa nel mercato. Dalla grande quantità di immagini generabili tramite un ‘prompt’, l’artista deve eseguire una selezione sperimentando, in prima persona, un nuovo senso critico: l’artista deve effettuare un’accurata selezione delle immagini prodotte, le quali dovrebbero, quantomeno, rispecchiare un ben preciso ‘stile’ che lo renda riconoscibile.  

Alcuni esempi di quali siano i nuovi orizzonti estetici promossi dall’AI sono offerti dalla Galleria Dead End di Amsterdam, la prima al mondo ad esporre soltanto opere prodotte tramite AI. La galleria ha ospitato alcune opere dei più grandi artisti e pionieri dell’arte generativa tra cui Amalia de la Vega, artista visionaria che sperimenta creazioni surreali e oniriche che si traducono in una riflessione contemporanea sul ricco bagaglio figurativo offerto dalla Metafisica e dal Surrealismo. 

Immagine che contiene Viso umano, dipinto, persona, ritratto

Descrizione generata automaticamente
Dalla Galleria Dead End, una rappresentazione generativa dell’artista Amalia de la Vega e di una delle sue opere.

Un ulteriore esempio proviene dell’esperienza del Denver Art Museum dove nel maggio del 2023 venne esposta un’opera d’arte generata dall’AI consistente in un video ‘ipnotico’ di cinque minuti intitolato Us, realizzato dalla poetessa Jennifer Foerster con la collaborazione del regista Steven Yazzie. I frame che si susseguono nel video, visibile sul sito ufficiale del Denver Museum, riproducono vari stili pittorici che, tendenzialmente, attingono alla cultura artistica dell’Ottocento come si evince dall’uso del colore ‘a macchia’ per la costruzione dell’immagine. 

Immagine che contiene dipinto, edificio, cielo, persona

Descrizione generata automaticamente
Jennifer Forster, Steven Yazzie, Us (part.), opera generativa (video), 2023, Denver Art Museum.

 

Come enunciato da Roberto Longhi nelle pagine di Paragone, «l’opera d’arte, dal vaso dell’artigiano greco alla Volta Sistina è sempre un capolavoro squisitamente ‘relativo’. L’opera non sta mai sola, è sempre un rapporto. Per cominciare: almeno un rapporto con un’altra opera d’arte». Non sfugge a tale destino l’arte prodotta tramite Intelligenza Artificiale, benché generata dalla macchina, vive in rapporto con forme già sperimentate dall’uomo ma rinnovate da una nuova linfa segnando un’evoluzione dell’arte digitale. L’arte generativa è arte prodotta dall’uomo che si serve della ‘macchina’ per la propria produzione artistica, dunque, il risultato finale è sempre una riflessione su quanto prodotto in precedenza, poiché, riprendendo ancora Roberto Longhi, «un’opera sola al mondo non sarebbe neppure intesa come produzione umana». 

Una riflessione perfettamente aderente alle nuove suggestioni e sfide che l’AI ha introdotto negli ultimissimi tempi, utile a comprendere come tutto il patrimonio artistico, passato, presente e futuro, viva in stretto rapporto e abbia radici uniche che superano le barriere della tecnica e della manualità, aggiornandosi sempre con i nuovi mezzi espressivi a disposizione, nonché alle nuove esperienze legate alla ricerca di un nuovo senso estetico.

Sulla base di quanto accaduto nel 2023 al MoMa di New York, in Italia una tipologia di opera generativa che dialoghi serratamente con opere legate al ricco patrimonio storico e artistico, potrebbe essere oggetto di acquisizioni da parte di un museo, dunque, diventare, nel prossimo futuro, “testimonianza avente valore di civiltà”. Questa rivoluzione estetica nel mondo dell’arte è già incominciata e sarà, con molta probabilità, in continua crescita; qualora venga seguita da un’adeguata critica, questo processo valorizzerebbe sia l’arte generativa che, indirettamente, l’enorme background, figurativo e no, sul quale si basano gli algoritmi visivi dell’AI, definendo nuove prospettive di valorizzazione per il patrimonio storico e artistico.

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