Lazza, un Davide e Golia di Daniele da Volterra per il singolo 100 MESSAGGI

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Una canzone commovente che racconta di una storia d’amore ormai finita. Una storia d’amore che non può più essere riscritta, rivissuta e che ormai sarà e resterà solo come il ricordo di un lontano passato. Ma non solo: una storia d’amore che gira attorno a un quadro. È quella che canta il rapper Lazza, in 100 MESSAGGI, il suo ultimo singolo, prodotto da Drillionaire e Miles e presentato in anteprima durante la finale del Festival di Sanremo 2024.

La canzone del rapper milanese, che aveva già preso parte a Sanremo nel 2023 con la canzone Cenere vantando più di 69milioni di visualizzazioni solo su YouTube, presentata sul palco dell’Ariston, malgrado il clamoroso entusiasmo da parte dei fans del cantante e del pubblico del Festival, non era però entrata in concorso perché, come ha spiegato Amadeus, era stata “presentata dopo i termini per l’iscrizione”.

Il quadro in questione, invece, è un Davide e Golia, dipinto dal pittore toscano cinquecentesco Daniele da Volterra, allievo prediletto di Michelangelo Buonarroti e conosciuto anche come il Braghettone, proprio perché aveva ricoperto con delle brache, dopo che Concilio di Trento aveva decretato l’esclusione della nudità dai dipinti di soggetto religioso, i nudi del Giudizio Universale del Maestro nella Cappella Sistina dopo la sua morte nel 1564. L’opera, dipinta ad olio su ardesia e ora al Louvre di Parigi, fu commissionata da monsignor Giovanni Della Casa, un arcivescovo cattolico. Dopo essere stata ereditata da Annibale Rucellai, vescovo e consigliere papale, nonché suo nipote, entrò nella collezione Peretti Montalto nel 1591. Successivamente, nel 1635, l’abate Francesco Peretti ne commissionò una copia per essere portata a Napoli.

Ma cosa c’entra questo quadro con il nuovo disco di Lazza? C’entra, perché il rapper non solo lo ha piazzato sulla copertina dell’album, sotto forma di maxi-proiezione che fa da sfondo a un suo ritratto seduto per terra, ma lo coinvolge anche dal punto di vista narrativo. La storia di cui si basa la canzone di Lazza racconta infatti di un amore finito male: un amore malato, che rischia di finire in maniera violenta: “penso a Davide e Golia, io sarò Golia, tu mi ucciderai/E te l’avrei lasciato fare, perché ero fuori di testa”, canta il rapper milanese.

Un momento di violenza, solo pensato naturalmente, di cui il rapper stesso è la vittima, che fa da sfondo alla fine di un amore tragico e appassionato, che ripercorre idealmente l’iconografia del Davide e Golia, non solo quello di Daniele Da Volterra che campeggia sulla copertina del disco, ma anche gli altri, celebri: come quello dipinto da Caravaggio nel 1598, ad esempio, o quello, sempre di Caravaggio, in cui si vede Davide con la testa di Golia del 1607, o ancora l’affresco di Michelangelo del 1508, che raffigura il momento in cui Davide, con la spada, taglia la testa del gigante. Un episodio biblico avvincente, ma dall’esito fausto, che si ripercuote, sotto forma di metafora, nella storia d’amore raccontata da Lazza nella canzone. Il quale, accompagnato dalla dolce melodia del pianoforte di Aleksander Zielinski, suo vecchio maestro di musica, chiude il brano con una nota malinconica: “Scusa se non tornerò, non sai quanto mi dispiace/Che abbiamo fatto la guerra, ma non sapevamo come fare pace…”. Forse una metafora non solo sentimentale, ma anche geopolitica…  

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