Allo Spazio BFT di Piacenza va in scena il Soprannaturale

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Organizzata dalla milanese Red Lab Gallery e dal Collettivo piacentino TIFF, la mostra collettiva “Soprannaturale” indaga elementi che trascendono la pura natura per condurre il visitatore in una promenade fotografica che indaga la compresenza di corpo e anima.

Se aristotelicamente l’anima è l’energia capace di far vivere l’organismo, le fotografie in mostra declinano la tensione cui è sottoposta l’anima nel momento in cui l’uomo e la natura interagiscono. E questa tensione può dunque essere soprannaturale, ovvero andare oltre la semplice comprensione per rivelare dettagli di un soffio vitale: quel soffio vitale che è davvero energia e forza motrice dell’artista e del creativo.

Grazie ad una attenta curatela di Giovanna Gammarota, sono undici gli artisti in mostra e undici quindi le variazioni sul tema, ognuna delle quali ci permette di intercettare il mistero divino, grazie ad Andrea Angelino Catella, Marianne Bjørnmyr, Pierluigi Fresia, Patrizio Maiavacca, Niccolò Quaresima, Marco Rigamonti, Cristina Scalabrini, Isabella Subacchi, Ippolita Valentinetti, Giuseppe Vitale e Yorgos Yatromanolikas.

Errori del nulla, Fresia

Come dovrebbe avvenire nelle rassegne collettive, il fil rouge espositivo (e quindi sottoposto agli occhi del visitatore) deve ritrovarsi in ognuno dei tasselli che compongono questo affresco collegiale. Ed effettivamente, la sensazione generale che si ha, posando lo sguardo e riconoscendo, non un insieme di forme divergenti, bensì una configurazione compatta di differenti espressività.

Analogamente, come in tutte le mostre di gruppo, le corde emotive, estetiche e di sensibilità dell’osservatore vengono smosse da alcune opere piuttosto che da altre, da alcuni segni artistici piuttosto che da altri.

La fotografa milanese Cristina Scalabrini, ad esempio, immortala la caducità degli esseri viventi, esaltandone al contempo l’eternità: la messa in immagine è cristallina, epurata da ogni elemento collaterale. “Cosmo 2” ci mostra una tortora esteticamente sublimata dal controllo dell’artista.

Cosmo 2, Scalabrini

Il piacentino Marco Rigamonti ha molta familiarità con le acque fluviali e nello specifico con le acque del Po che lambisce e permea i contorni amministrativi del territorio piacentino. La sua “Acqua altra”, pur non essendolo, ha la medesima tridimensionalità di un bianco e nero, le stesse sfumature che può dare il vintage fotografico e cattura lo sguardo grazie a questo vorticoso e tempestoso flusso idrico che, come afferma Gammarota “avviene perché deve avvenire”.

“029c” di Yorgos Yatromanolikas è la rappresentazione di una fase transitoria: ci troviamo nel mezzo del guado ciclico e vitale, tra un passato che sta per scomparire definitivamente e un futuro che è prossimo ad affacciarsi. Il fotografo ci trascina in quegli istanti ‘soprannaturali’ in cui c’è la lenta scissione di uno stadio precedente a vantaggio dell’insorgenza di un nuovo stadio che sarà quello definitiva mente adulto.

Il fotografo piemontese Pierluigi Fresia ci riporta in una dimensione fortemente concettuale, in cui l’elemento di stupore soprannaturale ci è dato anche dalla trasversalità con la parola. “Errori del nulla” è una composizione che crea una mappa, minuscola nelle sue dimensioni reali (un angolo domestico) ma enorme immaginando lo spazio aereo che la squadra ornitologica sovrimpressa è capace di creare. Ma quest’opera non è una semplice addizione del medium visivo e di quello verbale: lo stupore dell’osservatore emerge nel momento in cui si interroga sul significato di questa costellazione di identità animali.

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