La luce nelle fotografie di Cosmo Laera a Milano

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La mostra “MOLTO UMANO” curata da Jacqueline Ceresoli e ospitata nella galleria Gli eroici furori di Milano, presenta le opere fotografiche di Cosmo Laera dal 7 al 22 maggio 2024. “MOLTO UMANO” mette in luce una selezione di immagini di un ampio progetto sviluppato da Laera negli ultimi anni, che esplora il tema della luce nelle sue diverse manifestazioni—sia abbagliante che diafana. Le sue fotografie, che hanno iniziato a prendere forma fin da quando era giovanissimo, esaminano il rapporto tra visione, territorio e la trasformazione dei paesaggi, sia naturali che umani.

Cosmo Laera, nato ad Alberobello nel 1962, ha intrapreso la carriera artistica e professionale nella fotografia sin dalla giovinezza. Attivo dal 1980, ha partecipato a mostre e festival in Italia e all’estero. Laera è anche curatore di eventi e festival di fotografia di rilevanza internazionale e insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. La sua ricerca artistica si concentra sul rapporto tra visione e territorio, rivelando l’empatia intrinseca tra i luoghi e la loro morfologia.

La tecnica di Laera, caratterizzata da un tempo di esposizione prolungato, crea un effetto quasi cinematografico, dove luce, figure, architetture e elementi naturali si fondono armoniosamente. Le figure catturate, spesso intente in azioni o riunite in eventi o cerimonie, ricordano le scene dei pittori fiamminghi come Bruegel o Bosch, e rivelano una connessione profonda con il tempo in cui vivono.

Se fossero trasformate in pitture, le fotografie di Laera potrebbero essere paragonate ai lavori di Lowry, noto per le sue vedute elevate e per la rappresentazione della vita in movimento. Le opere esposte sono stampate in grandi formati su carta o tessuto leggero, il quale accentua la trasparenza della luce e conferisce una dimensione metafisica ai paesaggi, sia naturalistici che architettonici, evidenziando la bellezza del paesaggio italiano.

Oltre alla sua nativa Puglia, Laera utilizza le sue immagini per esplorare “territori del desiderio”, suggerendo una realtà che va oltre la visione ordinaria e il prevedibile. Anche in assenza del mare, la sua presenza è evocata, alludendo a un orizzonte che trascende il visibile.

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