Il mondo dei collage di Wislawa Szymborska: un incontro inatteso

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Otre ottanta collage della poeta polacca Wislawa Szymborska, vincitrice del Premio Nobel nel 1996, sono esposti nel cuore più antico della biblioteca universitaria di Palazzo Poggi a Bologna fino all’11 novembre.

Nell’ambiente cinquecentesco del palazzo, tra i suoi volumi più prestigiosi, sono collocati al centro della lunga sala i suoi collage, molti dei quali mostrati pubblicamente quest’anno per la prima volta in Italia, prima che in Polonia, in occasione del centenario della sua nascita. Ora la Fondazione Wislawa Szymborska, creata dopo la morte della poeta per sua volontà testamentaria, si occupa dell’eredità letteraria e della promozione della poesia.

Collage di Wisława Szymborska, collezione Balcerzan&Latawiec

I collage di questa esposizione – visitabile fino al 5 novembre 2023 – risalgono ad anni diversi della sua produzione poetica ed artistica: una parte è stata ritrovata nell’appartamento di Szymborska dopo la sua morte, in una scatola di cioccolatini After Eight. Sono quelli creati nel lampo di un’improvvisa ispirazione, che non hanno trovato il loro destinatario e sono rimasti non spediti, ora, però, indirizzati ad un “noi” contemporaneo che Szymborska non avrebbe immaginato.

La mostra – curata da Andrea Ceccherelli in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma, la Fondazione  Szymborska e il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna – si pone nella scia di un rapporto del tutto originale tra arte e poesia. Per Szymborska i collage, realizzati a partire dagli anni Sessanta in pieno stile pop, vogliono essere un incontro inatteso con lo spettatore. L’opera grafica della poeta polacca presenta sorprendenti analogie con la sua opera poetica, sia quella umoristica sia quella più seria: regna la legge del contrasto, dell’ironia e della riflessione più profonda. 

La sua poesia vive nell’immortalità delle parole fermate nel tempo, nella carta, negli accostamenti inaspettati tra parole ed immagini: Szymborska ha la capacità di rimette al mondo le parole, di rigenerarle.

“Sopra il foglio bianco si preparano al balzo

lettere che possono mettersi male,

un assedio di frasi

che non lasceranno scampo”

Collage di Wisława Szymborska, collezione Balcerzan&Latawiec

L’arte del collage era divertimento che si traduceva in combinazioni imprevedibili visuali e verbali. Per Szymborska i collage – o wyklejanki (ritaglini), come li chiamava lei – erano anche una forma di corrispondenza con gli amici; ne creava tantissimi e di tutti i tipi, ritagliando immagini e testi dalle riviste e li spediva per le occasioni più diverse. 

I suoi amici raccontano che il pavimento dell’appartamento in cui viveva era pervaso di questi ritagli, immagini, parole di giornali; Szymborska ci passava sopra, li accoppiava, lasciava che si accoppiassero da sé e li incollava sui cartoncini. Da questi “ritaglini”, esposti nelle lunghe teche della sala bolognese, la poeta sembra che abbia lasciato intravedere processo di creazione: la genesi dal caos di accostamenti inediti sul pavimento che hanno trovato ordine nella carta.

La calda atmosfera della biblioteca accoglie e incoraggia il contatto con queste opere così piccole, ma dalla capacità inaudita di catturare chi si trova davanti per stabilire quell’incontro inatteso, sospeso nel tempo, di cui parlava Szymborska: 

“Siamo molto cortesi l’uno con l’altro,
diciamo che è bello incontrarsi dopo anni.
Le nostre tigri bevono latte.
I nostri sparvieri vanno a piedi.
I nostri squali affogano nell’acqua.
I nostri lupi sbadigliano alla gabbia aperta.

Le nostre vipere si sono scrollate di dosso i lampi,
le scimmie gli slanci, i pavoni le penne.
I pipistrelli già da tanto sono volati via dai nostri capelli.

Ci fermiamo a metà della frase,
senza scampo sorridenti.
La nostra gente
non sa parlarsi”

La realtà a volte si mostra così caotica che viene voglia di cercare e creare un ordine più solido: 

Sono passati molti anni da allora, ma ricordo bene tutte le fasi di questa esperienza, dalla gioiosa fiducia che, grazie alla dottrina, potevo avere und visione molto più chiara e ampia del mondo, alla scoperta che ciò che vedevo in modo così ampio e chiaro non era il mondo reale, ma una costruzione artificiale, che in realtà lo nascondeva [Szymborska].

Imprevedibilità, contrasto, stupore sono parole chiave con cui affacciarsi alla produzione poetica, grafica e artistica szymborskiana racchiusa, in parte, in queste ottanta opere. Gli inattesi accostamenti di Szymborska permettono di guardare diversamente il mondo della poesia e il linguaggio con il quale descriviamo il nostro mondo: vivete più semplicemente – zyjcie prosciej –  esorta Szymborska.

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