Biennale Arte 2024, tutti gli eventi collaterali (pt. 3)

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Terza puntata della nostra indagine sugli eventi eventi e le mostre collaterali che si terranno a Venezia, dislocate in numerose sedi della città, in occasione della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte “Stranieri Ovunque”di Adriano Pedrosa. I primi venti li abbiamo pubblicati qua (Biennale Arte 2024, tutti gli eventi collaterali pt. 1) e qua (Biennale Arte 2024, tutti gli eventi collaterali pt. 2). Di seguito altri dieci.

Seundja Rhee: Towards the Antipodes

La mostra “Seundja Rhee: Towards the Antipodes” rappresenta un’opportunità unica per esplorare, una delle figure più significative nell’arte astratta coreana del XX secolo. La sua pratica artistica, influenzata dalla teoria dello yin e dello yang e dei cinque elementi dell’Asia orientale che compongono l’universo (Eumyangohaeng ), ha spaziato tra contesti artistici e culturali orientali e occidentali, con particolare enfasi sul periodo trascorso in Francia, dove ha integrato gli insegnamenti della pittura occidentale con la sua sensibilità filosofica.

La mostra, situata ad ArteNova (Campo San Lorenzo, 5063), presenta una selezione di circa venti dipinti che coprono cinquant’anni della carriera dell’artista (dal 1959 al 2008), offrendo al pubblico l’opportunità di esaminare la sua continua sperimentazione formale ed evoluzione estetica. Curata da Bartomeu Marí, le opere offrono una prospettiva approfondita sulla vita e il lavoro di Rhee, evidenziando la sua importanza nell’ambito dell’arte contemporanea coreana e globale, infatti, Rhee è stata ampiamente riconosciuta come l’unica artista donna della sua generazione che ha guidato l’arte astratta coreana. Con le sue opere Seundja Rhee ha eliminato quindi i confini tra Oriente e Occidente, con una visione unica e profonda del mondo e della sua relazione con gli individui e l’umanità nel suo complesso.

Shahzia Sikander: Collective Behavior

Collective Behavior” offre una panoramica esaustiva del lavoro dell’artista Shahzia Sikander, dalla sua iconografia distintiva alla continua sperimentazione attraverso i media. La mostra, al Palazzo Soranzo Van Axel (Fondamenta Van Axel o de le Erbe, 30121), inizia con l’opera rivoluzionaria The Scroll (1989-90), creata come progetto di tesi di laurea al National College of Arts di Lahore e che segnò l’inizio del movimento neo-miniature. Sikander, nata in Pakistan, ha continuato a innovare ed esplorare nuove tecniche espressive: la mostra presenta infatti opere realizzate nell’arco di trenta anni di carriera, tra pittura, scultura, stampe, mosaici, assieme a nuovi lavori site specific che riflettono sull’architettura del palazzo, sulla storia di Venezia e sulle dinamiche globali degli scambi commerciali e artistici.

La mostra, divisa in tre sezioni, non segue un ordine cronologico, ma piuttosto esplora le idee chiave e il lessico visivo di Sikander: “Point of Departure” rivela l’interesse dell’artista per i manoscritti storici dell’Asia meridionale e della Persia; “The Feminine Space” mette in evidenza il suo approccio alle politiche di genere e del corpo; “Negotiated Landscapes and Contested Histories ” esamina le sue risposte alle complesse storie del colonialismo nell’Asia meridionale. Ogni sezione funziona in modo indipendente, ma anche in dialogo con le altre, riflettendo il modo in cui i motivi di Sikander creano significato come unità discrete e interdipendenti. La mostra posiziona l’artista come cittadino globale che esplora il passato per immaginare nuove possibilità per il futuro.

South West Bank

SOUTH WEST BANK – Landworks, Collective Action and Sound mette in mostra opere di artisti e di collettivi della Cisgiordania meridionale in Palestina. Gli artisti esaminano la terra, l’agricoltura e il patrimonio in un contesto di rapido cambiamento, dando voce alle trasmissioni storiche della memoria e della collettività. La mostra si concentra sulla resilienza delle pratiche tradizionali in un contesto di conflitto, in linea con il tema della Biennale, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”.

Attraverso una varietà di media, le opere esplorano la forza dell’inventiva e della ricerca aperta nel clima attuale. Inoltre, il gruppo Artists + Allies x Hebron (fondato dal fotografo sudafricano Adam Broomberg e dall’attivista palestinese Issa Amro) mira a sensibilizzare la comunità internazionale sulla situazione a Hebron H2, evidenziando l’importanza di comprendere direttamente la realtà sul campo. Le opere esprimono un’urgenza nel contesto dell’Antropocene, radicata nell’espropriazione forzata e nell’occupazione, con artisti che conducono azioni di solidarietà al popolo palestinese.

The Endless Spiral: Betsabeé Romero

L’esposizione “The Endless Spiral” dell’artista messicana Betsabeé Romero, organizzata dal Museum of Latin American Art (MOLAA) di Long Beach, California, e curata da Gabriela Urtiaga, si propone di esplorare il percorso artistico di Romero attraverso opere commissionate e nuove installazioni. La mostra, situata all’interno della sede della Galleria di Piazza San Marco della Fondazione Bevilacqua la Masa, è divisa in sei sezioni: inizia con l’installazione Segni per guidarci verso l’esilio, proseguendo con Identità, Barbed Borders, Rolling totem of rubber and gold, Nel punto di fuga delle ombre per poi finire con Feathers of a spiral sunrise.

Con questi temi, la mostra affronta dunque il concetto di “Stranieri Ovunque”, evidenziando contraddizioni, tensioni e conflitti nella cultura e nel corso della storia. L’artista si concentra sull’esperienza dell’essere straniero nel mondo, esaminando migrazioni, confini e identità attraverso installazioni. Utilizzando specchi, ruote e altri elementi simbolici, l’artista riflette sulla violenza, la mobilità e la memoria collettiva.

The Spirits of Maritime Crossing

La Fondazione Bangkok Art Biennale (BAB) presenta “The Spirits of Maritime Crossing”. Questa mostra, collocata al Palazzo Smith Mangilli Valmarana, offre una vasta gamma di opere d’arte provenienti dal sud-est asiatico, che riflettono sui flussi culturali e sul movimento dell’acqua come metafore di oceani e territori inesplorati. Le opere presentate spaziano da dipinti e sculture a opere con tecniche miste e installazioni video.

Curata da Apinan Poshyananda, “The Spirits of Maritime Crossing” mette in luce temi quali lo spostamento, la diaspora, il colonialismo e gli ibridi di diverse culture nel sud-est asiatico, con un’enfasi particolare sul simbolismo dell’acqua e degli attraversamenti marittimi. Tra le opere in mostra troviamo la videoinstallazione eseguita da Marina Abramović e da Pichet Klunchun: il video racconta la storia di uno spirito errante che collega Venezia e Bangkok, quest’ultima spesso considerata la “Venezia d’Oriente”, strettamente legata alla diaspora italiana. Chitti Kasemkitvatana e Nakrob Moonmanas, invece, creano montaggi fantasmagorici che riflettono su stranieri e persone comuni che sussurrano in lingue diverse.

Alwin Reamillo intreccia correnti culturali attraverso oggetti trovati e assemblaggi, mentre Natee Utarit fonde la filosofia buddista con la storia dell’arte occidentale, raffigurando incontri tra Oriente e Occidente in templi e piazze. Bounpaul Phothyzan con la sua installazione fatta con le bombe gettate nelle risaie racconta le vittime paralizzate e uccise durante  dell’occupazione americana nel sud-est asiatico. I ballerini mitologici Khvay Samnang, ispirati al Ramayana, si riferiscono all’egemonia e alla deforestazione, mentre Yee I-Lann e le comunità marittime esplorano storie marittime e connessioni indigene. Questi sono alcuni dei tantissimi artisti che espongono in “The Spirits of Maritime Crossing”, una mostra da non perdere assolutamente.

Trevor Yeung: Courtyard of Attachments, Hong Kong in Venice

Trevor Yeung: Courtyard of Annexes, Hong Kong a Venezia” presenta nuove opere dell’artista, nato nel 1988 a Guangdong, Hong Kong. La mostra, curata da Olivia Chow esplora il sentimentalismo, il desiderio e le relazioni attraverso il concetto di attaccamento agli oggetti e a qualcuno di speciale. La mostra, situata al Campo della Tana articola le esperienze intime di Yeung e le acute osservazioni delle relazioni tra esseri umani e sistemi acquatici.

La mostra comprende undici nuove opere d’arte, quattro delle quali specifiche per Venezia e progettate in risposta all’architettura della sede esprimendo la sua passione per l’artificialità nella natura e nello spazio urbano con acquari pienamente operativi ma senza pesci. Un’opera che vale la pena di vedere è Little Comfy Tornado che consiste in un mini-tornado che vortica all’interno di un piccolo acquario posto in cima a una torre di sgabelli vegetali impilati: questo meccanismo di supporto apparentemente eccessivo evoca un senso di disagio.

Cave of Dodgeance (Not Yours), invece, è un’installazione immersiva che ricrea l’interno di un negozio di animali, con acquari privi di pesci. Omettendo i pesci dalla fila di vasche meticolosamente disposte, Yeung ci porta a riconsiderare le nostre motivazioni per la creazione di ambienti artificiali progettati per condizionare o controllare altri esseri viventi. La sua presentazione combina elementi familiari della cultura visiva e materiale di Hong Kong in un ambiente coinvolgente che porta in superficie emozioni profondamente sentite.

Ydessa Hendeles: Grand Hotel

La mostra “Grand Hotel” dell’artista Ydessa Hendeles e curata da Wayne Baerwaldt è situata allo Spazio Berlendis, vicino a Fondamenta Nove nel sestiere di Cannaregio. I lavori esplorano i temi critici legati all’identità culturale, alle migrazioni, al trauma intergenerazionale e alla perdita, collegando il passato al presente: sono temi che legano personalmente la storia dell’artista. Ambientate in un contesto che richiama “Il mercante di Venezia” e il “Ghetto Ebraico”, le opere offrono un’interrogazione tempestiva sulle dinamiche psicosociali che influenzano il nostro mondo. Ydessa Hendeles, cittadina canadese e polacca nata a Marburg, in Germania, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha vissuto un’infanzia segnata dalle esperienze dei genitori sopravvissuti ad Auschwitz. Dopo il trasferimento a Toronto nel 1951, Hendeles ha intrapreso un percorso nel mondo dell’arte contemporanea. La sua carriera comprende esperienze significative come gallerista, collezionista e curatrice, contribuendo a definire uno spazio distintivo nell’ambiente artistico. Pioniera della curatela come pratica artistica, il suo lavoro innovativo ha influenzato una nuova generazione di curatori.

Yuan Goang-Ming: Everyday War

L’evento collaterale “Everyday War” sembra essere un’esperienza che esplora profondamente le complessità dell’essere umano nel contesto del costante movimento e della mancanza di un luogo di appartenenza definito. Attraverso le opere dell’artista Yuan Goang-Ming a Palazzo delle Prigioni, i visitatori sono immersi in un mondo che riflette i dubbi e i disordini nascosti sotto la superficie dell’apparente bellezza del nostro ambiente. Everyday War, l’opera principale della mostra, utilizza la tecnologia e il movimento per esplorare l’imprevedibilità e l’instabilità della vita quotidiana. Attraverso l’uso di un sistema di controllo del movimento e telecamere ad alta velocità, l’artista crea un’esperienza visiva che porta gli spettatori attraverso la distruzione e la ricostruzione di una stanza, riflettendo forse le turbolenze interne che spesso accompagnano la vita. Flat World, invece, utilizza immagini di Google Street View per creare un collage continuo di paesaggi urbani da tutto il mondo, mettendo in discussione le relazioni tra le persone e il luogo nell’era della globalizzazione e della tecnologia. Le opere come Everyday Maneuver e Dwelling continuano a esplorare temi di instabilità e ansia, sia a livello geopolitico che personale. La registrazione delle esercitazioni di difesa aerea e la rappresentazione teatrale della distruzione e della speranza in Dwelling offrono prospettive uniche sulle sfide che affrontiamo come individui e come società.

Attraverso queste opere, Yuan Goang-Ming esplora il ciclo senza soluzione di continuità della vita umana, dalla distruzione alla speranza e ritorno. Le parole di Abby Chen, (Head of Contemporary Arte e Senior Associate Curator dell’Asian Art Museum di San Francisco) curatrice dell’evento, sottolineano l’importanza di queste domande sul significato dell’esistenza e della libertà, suggerendo che è proprio attraverso la poetica che possiamo trovare un senso di pace e libertà nel caos del mondo moderno.

Daring to Dream in a World of Constant Fear

La mostra “From Ukraine: Dare to Dream” a Palazzo Contarini Polignac offre un’esplorazione ricca e coinvolgente delle esperienze umane, della resilienza e della speranza in un momento di profondo cambiamento globale. Con una serie di artisti provenienti dall’Ucraina e oltre, la mostra si propone di intrecciare una narrazione che spazia dalle lotte individuali alla ricerca di una visione condivisa per il futuro.

Il contesto storico dell’Ucraina, con la sua storia di migrazioni forzate e conflitti, fornisce un terreno fertile per esplorare temi di resistenza e cambiamento.

Attraverso le opere di 22 artisti e colletivi come Kateryna Aliinyk, Allora & Calzadilla, Shilpa Gupta e molti altri, l’esposizione si apre ad una varietà di prospettive e temi, che affrontano le sfide del nostro tempo, dalla crisi climatica agli estremismi politici, dalla guerra alla resilienza umana. L’utilizzo di installazioni, quadri, fotografie e diversi video offrono uno sguardo critico sulle conseguenze umane dei disastri ecologici e dei conflitti, e cercano allo stesso tempo di immaginare nuove possibilità di rinascita. Con curatori esperti come Bjorn Geldhof, Ksenia Malykh e Oleksandra Pogrebnyak alla guida, la mostra promette di essere una testimonianza potente del potere dell’arte nel dare voce alle esperienze umane e nell’ispirare speranza e cambiamento. È una mostra da vedere e vivere assolutamente.

Desde San Juan Bautista…

L’evento “Desde San Juan Bautista…” rappresenta un momento significativo per l’arte visiva portoricana, segnando la prima partecipazione del Porto Rico alla Biennale di Venezia e offrendo un palcoscenico globale per gli artisti dell’isola. Curata da Anabella Rodríguez-González, Chiara Boscolo e Roberto Escobar Molina, la mostra, situata presso la Calle del Forno, celebra la resilienza e la creatività degli artisti portoricani attraverso opere innovative e interventi performativi. La scultura monumentale San Juan Bautista di Celso González è un punto focale dell’esposizione, rappresentando lo spirito tenace del popolo portoricano e sfidando i vincoli del colonialismo.

Gli interventi performativi di Awilda Sterling-Duprey e l’installazione site specific di Daniel Lind-Ramos offrono una riflessione profonda sulle tradizioni culturali e sulle sfide contemporanee affrontate dalla società portoricana, comprese quelle legate all’ambiente e alla giustizia sociale. La documentazione degli interventi comunitari di Chemi Rosado-Seijo evidenzia il potere trasformativo dell’arte nel promuovere il cambiamento sociale ed ecologico, offrendo al pubblico un’opportunità unica di confrontarsi con le complessità dell’identità portoricana e la lotta per la sovranità culturale.

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