Lucente Luna d’acciaio per senni ed oggetti perduti, di Brunivo Buttarelli

Getting your Trinity Audio player ready...

“Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima”. Le parole di George Bernard Shaw sull’anima bene si adattano a questa mostra di Brunivo Buttarelli, ospitata nel Salone Monumentale del Museo del Po di Revere.

Siamo in un territorio e in un contesto governato durante il Rinascimento dalla dinastia dei Gonzaga e il ciclo di installazioni dell’artista casalasco si ispirano a quel passaggio ariostesco in cui Astolfo recupera sulla luna il senno perduto nel cuore del vallone che raccoglie le cose perdute dall’uomo. E Ludovico Ariosto fu alla corte dei Gonzaga nei primi decenni del ‘500, fatto storico accertato che costituisce la prima connessione di contesto con questa mostra.

da sin. a dx La lucente metallica luna, Residui compressi, Il vallone del senno dei contemporanei

L’anima di cui ci parla Shaw è l’invito a guardarci introspettivamente dentro di noi, osservando questo ciclo di 13 opere costruite con il materiale che l’artista quasi ottantenne recupera nelle sue passeggiate tra le discariche di cui, ahinoi, è pieno il paesaggio naturale a causa dell’uomo. Esponente della corrente del Realismo terminale, Buttarelli denuncia con questo ciclo l’invadenza assoluta dell’uomo: recuperare legni, pietre, carta, fili, materiale ferroso, marmi, plastica e oggetti meccanici compressi è un’azione che va a lenire in parte le ferite che procuriamo alla Terra.nL’artista ci riporta l’Ariosto ai nostri decenni creando un’atmosfera metafisica che oltrepassa spazio e tempo, fissando con la sua maestria realmente materica e profondamente concettuale il messaggio ariostesco all’eternità.

Curata dallo stesso artista con la collaborazione di Iames Tirabassi, direttore del Museo e presentata da Giovanni Crotti, il percorso espositivo nasce da una semplice e umana considerazione: la constatazione di quanti danni l’uomo provoca alla natura. Prende vita quindi il ciclo che assume forma con le prime due installazioni a parete, “Direzione luna” e “Vaganti nel cosmo”, in cui fanno capolino tonalità di blu, a rivendicare l’elemento cromatico dominante nella vastità dell’infinito. Astolfo, in groppa all’Ippogrifo, giunge sulla superficie lucente e metallica della luna e si aggira nel vallone che custodisce il senno umano, tra scarti di ogni genere e rifiuti sciolti e compressi. 

The day after (sin.) Un mondo ‘altro’ (a dx.)

Domina incontrastata la discordia e quindi centrale, nel percorso espositivo, diventa l’installazione che raffigura Rodomonte e Ruggero. Sono riflessivi, l’uno contro l’altro ma di spalle, con il capo chino, per fortuna non disponibili a fronteggiarsi e guerreggiare. Siamo di fronte a un’ecologia dello sguardo: meglio cooperare che competere e quindi qui la creatività artistica di Buttarelli ci mostra una realtà presumibilmente migliore di quella esistente.

Se vincesse la discordia “The Day after” potrebbe somigliare a una landa desolata e siccitosa, e potrebbe nascere un mondo ‘altro’, con la presenza di forme aliene.nSiamo di fronte alla originale reinterpretazione di un grande classico letterario che,  secondo la concezione crociana dell’arte, nasce come intuizione ideale per divenire concezione autoriale e quindi materia, davanti ai nostri occhi, grazie alla pro-duzione, cioè al trasferimento di un vantaggio per il fruitore. “Compito di chi crea è quello di realizzare un’esperienza alternativa a quella quotidiana”, direbbe Achille Bonito Oliva: Brunivo Buttarelli ci spinge dentro il tunnel della presunta superiorità dell’essere umano sullo spazio e il tempo.

Fotografie di Giacomo Nuzzo

Si collega a quest’ultimo concetto l’integrazione del ciclo con alcune opere a parete raffiguranti insetti che magistralmente diventano gli unici eventuali superstiti a una guerra termonucleare. Completano la mostra anche alcune fotografie del viaggio che, insieme all’artista, ha fatto il fotografo Giacomo Nuzzo: sono istantanee del processo creativo che è anche sguardo sull’anima, come è stato sottolineato all’inizio di questo contributo analitico.

A margine della mostra va infine sottolineato il raffinato catalogo autoprodotto dall’artista, con riferimenti anche poetici alla corrente del Realismo terminale.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Artuu consiglia

Iscriviti alla Artuu Newsletter

Il Meglio di Artuu

Ti potrebbero interessare

Seguici su Instagram ogni giorno