Giacon a Lucca Comics, con i fumetti si mangia

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Parafrasando, e ironizzando, su un celebre quanto radicato cliché – con la cultura non si mangia, il che presupporrebbe che l’arte e la cultura non forniscano adeguati mezzi di sussistenza a chi li realizza –, Massimo Giacon inaugura Lucca Comics (in assoluto il più celebre e frequentato festival del fumetto d’Italia e uno tra i più importanti al mondo) con una mostra – aperta solo per 3 giorni, dall’1 al 5 Novembre all’Ex Museo del Fumetto –, che ribalta completamente l’assunto. 

Titolo: “Con i fumetti si mangia”. Doppio significato, in realtà, perché i disegni di uno degli autori più ironici, geniali e fantasiosi della scena italiana (non certo riconducibile unicamente al fumetto, anzi: Giacon è infatti innanzitutto artista, oltre che illustratore, designer, e anche musicista) non solo sono assai apprezzati e ricercati dal mercato, ma hanno, nel caso specifico, come tema proprio il cibo. “Disegni e prototipi dal mondo del cibo” è infatti il sottotitolo di un’esposizione (organizzata nell’ambito di “Foodmetti”, operazione che nei 5 giorni della kermesse lucchese mette insieme fumetto, cucina, live cooking e prodotti alimentari) che raccoglie decine e decine di disegni, editi e inediti, di prototipi, di oggetti e progetti realizzati dall’artista per Alessi, azienda leader nel settore dei componenti d’arredo per la casa e per la cucina, con una storia ultracentenaria (è stata fondata nel 1921) e con al suo attivo collaborazioni con i più grandi designer mondiali: da Alessandro Mendini a Ettore Sottsass, da Achille Castiglioni e Aldo Rossi fino a Philippe Starck e David Chipperfield. 

“Il mio rapporto con Alessi”, dice Massimo Giacon, “si perde nelle nebbie del tempo”, e precisamente a metà degli anni Ottanta: “all’epoca, lavoravo all’ufficio grafico della Sottsass Associati, e ogni tanto mi arrivava il compito di disegnare qualcosa per questa azienda leggendaria situata in un luogo per me imprecisato del Piemonte, vicino a un lago” (la sede dell’azienda si trova infatti nel paesino di Crusinallo, una frazione di Omegna, a un passo dal lago d’Orta). 

“Il mio primo incontro con Alberto Alessi (nipote del fondatore Giovanni, ndr), avvenne per mezzo di Flavio Pannocchia, un project manager che stava cercando dei decori da applicare a dei servizi disegnati da Ettore Sottsass per l’azienda di Crusinallo. Io pensai a qualcosa che doveva essere una rivisitazione dei decori classici”. Disegni che, come molti altri, non videro mai la luce, perché in seguito fu lo stesso Ettore Sottsass a disegnare i decori per quella collezione. Ma qualcosa era cominciato. “Quella fu la prima volta che incontrai Alberto, industriale intellettuale, che dal fumo della sua pipa mi squadrava con l’occhio di chi pensava che il design della sua azienda doveva essere qualcosa di diverso da tutti gli altri, e che gli sarebbe piaciuto fare qualcosa con me, ma non sapeva cosa. Qualche anno dopo venni chiamato dal Centro Studi Alessi, diretto da Laura Polinoro, per un progetto che mi avrebbe coinvolto in maniera massiccia”.

Ecco che nacque la prima vera collaborazione di Giacon con l’azienda piemontese: si trattava di un set di oggetti bidimensionali per la cucina. Tovagliette all’americana, presine, guanti da forno, strofinacci, grembiuli, tovaglioli di carta. L’idea del progetto era che quegli oggetti non fossero solo comuni oggetti d’arredo, ma che, uniti tutti assieme, dovessero raccontare una storia. Ecco allora che l’anima di narratore e fumettista di Giacon prese il sopravvento: naque così “Loving the Alien”, una bizzarra e geniale storia d’amore tra una ragazzina e un alieno (e non sarà forse un caso che pochi anni prima, nel 1982, fosse uscito e avesse avuto grandissimo successo E.T., capolavoro fantascientifico di Spielberg, nel quale si narrava la storia di alcuni ragazzini che proteggono e nascondono un piccolo alieno, aiutandolo a sottrarsi alle attenzioni degli agenti dell’FBI). 

“Quello fu il mio primo approccio a dei prodotti veri e propri. Eravamo ancora in un terreno a me familiare, perché era affine al decoro e all’illustrazione, ma nell’anno successivo l’azienda e Laura Polinoro mi spiazzarono chiedendomi di disegnare oggetti tridimensionali, cosa inizialmente abbastanza traumatica, dato che l’dea che dei miei disegni potessero diventare qualcosa che fisicamente sarebbe stato usato dalle persone non mi era mai passato per la testa”. 

Da lì nacque una collaborazione varia e vastissima, che vide moltissimi oggetti d’arredo e da cucina disegnati da Massimo Giacon, che ancora oggi compaiono negli scaffali dei negozi e nelle case di molti italiani. Oggetti che sono anche sempre dei buffi, stranissimi e fantastici personaggi, secondo l’idea che, utilizzando un qualunque accessorio della casa, la nostra fantasia possa accendersi e tornare per un momento bambina, giocando con l’oggetto e con la propria immaginazione. Ecco allora, tra i tanti oggetti che negli anni Giacon ha realizzato, posate, piatti, terrine, biscottiere, ciotole, tazze, posate, teiere, strofinacci; e anche tanti oggetti per la casa ma non per la cucina, come un buffo omino con naso a patata chiamato Mr. Cold che è in realtà un dosatore per sapone liquido, o Sebastiano, omino con la pancia bucata che funge da portamatite. “Alcuni prodotti sono ancora nei negozi, altri sono stati tolti dagli scaffali, molti non ci sono mai arrivati: disegni abbozzati, niente di più che idee matte e forse irrealizzabili”, dice Giacon. Oggi però, per la gioia di quanti amano l’universo pazzo e giocoso dell’artista padovano, tutti visibili a Lucca Comics. “In fondo”, dice Giacon, “si può dirlo finalmente: sì, con i fumetti e le idee si mangia, eccome”. In tutti i sensi.

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