Regina viarum, il passato è il prologo al Parco Regionale dell’Appia Antica

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Regina Viarum è il nome originario della via Appia, una delle strade consolari di Roma costruite dagli antichi romani per trasportare merci e favorire il passaggio di carovane e sol dati. Ed è pure il nome dato alla mostra che si è inaugurata il 17 novembre scorso, e fino al 24, presso il Parco regionale dell’Appia Antica, nella sala espositiva Nagasawa del complesso dell’Ex Cartiera Latina.  

L’evento, a cura di Giorgio Bertozzi e Ferdan Yusufi, si sviluppa come fosse la performance di un unico artista, in un amalgama di installazioni pavimentali, grandi sculture e dipinti. Le opere presenti in mostra sono di Laura Migotto, Bice Perrini, Pasquale Pazzaglia e Valter Vari. Stili differenti, tecniche miste, ma un solo obiettivo: ricreare metaforicamente e visivamente, nel punto di congiunzione tra il Cardo e il Decumano, il Foro, cuore pulsante della città, caratterizzato in modo fastoso e solenne come centro gravitazionale dell’esposizione, verso il quale il visitatore è attirato e dal quale si muoverà per osservare le “periferie” della sala. E non sarà solo un viaggio nel tempo, ma soprattutto un viaggio tra i colori e la varietà dei materiali utilizzati.  

Pasquale Pezzaglia

Così si passa dalle grandi tele di Bice Perrini, appese come stendardi, senza telai, con i colori che invadono gli spazi circostanti, ben oltre i limiti imposti dalle pareti bianche, alle sculture lignee di Laura Migotto, che ci fanno tornare in mente opere futuriste o dell’arte povera. E poi ci sono i “cuscini metallici” di Valter Vari che sembrano sfidare la gravità per la loro stessa consistenza e per il desiderio di sperimentare nuove tecniche e nuovi supporti ed i lavori di Pasquale Pazzaglia che, attratto dalla ripetizione seriale, ci ipnotizza attraverso un minuzioso gioco d’ombre. Tutto è stato pensato, creato ed allestito prendendo lo spunto dalla regina delle vie, l’Appia, e da tutte quelle strade che contribuirono alla grandezza della civiltà di Roma. 

L’opera di Valter Vari

Come ci ricorda il curatore, non si vuole pensare e alludere solo alle vie di comunicazione nel senso di strade percorribili, ma a tutto ciò che la strada rappresenta, come legame, ponte e dunque modalità per avvicinare i popoli, alimentandone il dialogo. Fine interessante e di grande attualità in un’epoca così oscura come quella in cui viviamo, dove forse solo l’arte, la musica e la bellezza sembrano essere linguaggi universali in grado di coinvol gere e superare le differenze.  

Installation view

E proprio qui, nella magnifica Cartiera Latina, struttura unica nel suo genere ed eccezionale per la posizione strategica a ridosso delle Mura Aureliane, lambita per tutta la sua lunghezza dal fiume Almone, oggi attrezzato centro polifunzionale di servizi e accoglienza, ci si ritrova al centro del mondo, nel cuore vivo della città, precisamente sotto e dentro quei drappi di carta appesi alle nervature d’acciaio che fungono da tiranti per la copertura della sala stessa. Qui si susseguono e si alternano, tra tangenze e giustapposizioni, i contributi dei nostri artisti, ognuno col proprio stile, ognuno col proprio cuore. Le opere esposte in mostra ci restituiscono, dunque, un racconto per immagini che inizia molto lontano, fatto di richiami e suggestioni, in cui l’arte figurativa è solo un pretesto per tenere viva la memoria.

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