Alla Scala di Milano due melodrammi “veristi”

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“Ci sono casi fortunati in cui una lettura registica innovativa è in grado di riproporre un intero repertorio sotto una nuova luce: è stato il caso del percorso di Mario Martone attraverso il verismo, con spettacoli come “La cena delle beffe”, “Andrea Chénier” e ”Fedora”. Primo passo di questo cammino è stato il dittico formato da “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo e “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni, affrontato nel 2011 con essenzialità e realismo. Questo spettacolo ormai storico torna con la direzione sicura di Giampaolo Bisanti e un grande cast in cui spiccano Elīna Garanča come Santuzza, Brian Jagde come Turiddu, Irina Lungu come Nedda, Fabio Sartori come Canio e Amartuvshin Enkhbat come Tonio e Alfio.”

“Cavalleria Rusticana”* e “Pagliacci”* sono due opere liriche di breve durata, accomunate sia dal soggetto – in entrambi i casi si parla di un amore tradito – che dallo spirito verista* che le anima.

Nella prima opera siamo in un piccolo paese siciliano, dove Turiddu ha una relazione clandestina con Lola, che è però sposata con il carrettiere Alfio. Scoperto il tradimento, Santuzza, fidanzata ufficialmente con Turiddu, rivela il tutto a compare Alfio e lui lo sfida a duello proprio durante i festeggiamenti per la Pasqua. Turiddu sa che probabilmente non uscirà vivo dallo scontro, così si accomiata dall’adorata madre Lucia, le raccomanda di fare da madre a Santuzza e poi si reca alla sfida con compare Alfio, dove muore.

Anche per “Pagliacci” rimaniamo nel sud Italia, in un piccolo paesino. 

La compagnia comica di Canio arriva in città e si prepara a intrattenere il suo pubblico. La moglie di Canio, Nedda, è la star della compagnia; è ben più giovane di lui e molto bella, ed è innamorata di Silvio. I due giovani vogliono fuggire insieme dopo lo spettacolo, ma Tonio, un altro comico che aveva fatto delle avances a Nedda e che da lei era stato rifiutato, racconta tutto a Canio, che ne è distrutto. Lo spettacolo, però, deve continuare. Canio indossa gli abiti di scena, si trucca e va a recitare, ma la commedia in atto è talmente simile alla realtà che il suo spirito non regge e lui pugnala Nedda a morte.

Entrambe le opere seguono la regia di Mario Martone, un successo del 2011, ripresa da Federica Stefani e sono dirette dal Maestro Giampaolo Bisanti.

Le scene sono buie, con luci che le tagliano di netto, ma se quella di “Cavalleria Rusticana” è minimale e scarna, in totale antitesi con la drammaticità della scena, quella di “Pagliacci” è imponente, piena di colore.

Il Maestro Bisanti dirige un’orchestra di altissimo livello, com’è naturale per il Teatro alla Scala, esaltando al massimo le tinte forti dei due drammi e ricercando la teatralità in ogni movimento musicale. Anche gli interpreti in scena sono autori di una grandissima performance, a cominciare da una splendida Elīna Garanča nei panni di Santuzza, che unisce il controllo della vocalità a un’ottima presenza scenica. La sua resa è tanto vivida che mette un po’ in ombra il tenore americano Brian Jagde (Turiddu), che ha un ottimo timbro, ma manca un po’ di espressività. Completano il cast del melodramma di Mascagni una fascinosa Francesca Di Sauro (Lola), un’intramontabile Elena Zillo (Lucia) e Roman Burdenko, che sostituisce Amartuvshin Enkhbat sia nel ruolo di compare Alfio – ottima performance – che in quello di Tonio in “Pagliacci”, dove manca un po’ di perfidia.

Nell’opera di Leoncavallo, il ruolo principale è coperto da Fabio Sartori, che è sicuro della sua vocalità nel ruolo di Canio. Nedda è irina Lungu, brava e intensa, e Silvio è interpretato da Mattia Olivieri, che compensa qualche imperfezione canora con un’ottima presenza scenica. 

Una combo vincente, quella di “Cavalleria Rusticana” e “Pagliacci”, che ancora una volta incanta il pubblico della Scala di Milano per circa tre ore. 

Note

“Cavalleria Rusticana”: melodramma in atto unico di Pietro Mascagni, tratta dall’omonima novella di Verga. Ha debuttato nel 1890.

“Pagliacci”: Opera in due atti di Ruggero Leoncavallo. Ha debuttato nel 1891. 

(…) spirito verista: Il Verismo è una corrente letteraria nata in Sicilia e sviluppatasi a Milano tra il 1875 e il 1895, che rappresenta soprattutto le realtà sociali, e delle classi meno agiate, dell’Italia centrale e meridionale. Tra i maggiori esponenti, ricordiamo Giovanni Verga, Grazia Deledda e Luigi Capuana.

Fonti e crediti fotografici

Teatro alla Scala di Milano

CAVALLERIA RUSTICANA

di Pietro Mascagni

PAGLIACCI

di Ruggero Leoncavallo

Teatro alla Scala Milano 16 aprile – 5 maggio 2024

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