“L’orizzonte degli eventi”: gli scatti di Paolo Pellegrin in mostra a Venezia

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Il nuovo progetto espositivo de Le Stanze della Fotografia è dedicato ad uno dei maestri del fotogiornalismo mondiale

Immaginate un novello Hermes: un messaggero dotato esclusivamente di macchina fotografica che riesce a trasmettere agli uomini informazioni sconosciute ai più. Sono messaggi che arrivano dritti al cuore, senza tanti giri di parole in quanto adottano una forma di comunicazione visiva.

Sono fotografie.

Questa, in estrema sintesi, è “L’orizzonte degli eventi”, la personale di Paolo Pellegrin appena inaugurata sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia.

E ora vi spiego perché.

Il polo museale veneziano, sotto la direzione artistica di Denis Curti, dopo il rebranding, lo spostamento dalla Giudecca e la personale dedicata a Ugo Mulas, memore dell’esperienza pluriennale ai Tre Oci, porta in laguna gli scatti di uno dei più conosciuti e stimati fotogiornalisti in attività. Confini geografici politicamente imposti, diversità di tradizioni e cultura, incuranza verso il prossimo che attanaglia la società contemporanea: armato di Canon Paolo Pellegrin squarcia da quasi trent’anni il velo di oscurità che ammanta la nostra quotidianità.

Romano, classe 1964, l’artista è membro della prestigiosa agenzia Magnum dal 2005. Dopo una laurea in architettura conseguita alla Sapienza, Pellegrin sceglie di dedicarsi al cento per cento alla sua più grande passione iscrivendosi all’Istituto Italiano di Fotografia. Comincia attivamente a scattare nel 1991 ed i premi per le sue immagini non tardano ad arrivare: dieci World Press Photo Award, numerosi POY Award, addirittura nel 2006 gli è stato assegnato il W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography. Collabora attivamente con numerose testate prestigiose e le sue fotografie sono state al centro di importanti progetti editoriali.

Detenuti attraversano il campo 4 nel centro di detenzione di Guantánamo. Guantánamo, Cuba 2006
© Paolo Pellegrin / Magnum Photos

Gli scatti di Pellegrin si focalizzano su vari temi inerenti alla condizione umana: conflitti, migrazioni, cambiamenti climatici. Tutti accomunati da tecniche di ripresa e stampa caratteristiche dell’autore: l’utilizzo quasi esclusivo del bianco e nero, i forti chiaro scuri, il senso di movimento e di prosecuzione dell’azione oltre i bordi della foto, l’attenzione ai corpi dei soggetti ritratti. Elementi che si riconoscono negli oltre trecento scatti esposti, fino a Gennaio 2024, a Le Stanze della Fotografia. La personale, a cura di Denis Curti e Annalisa D’Angelo con la collaborazione di Magnum Photos, si intitola non a caso “L’orizzonte degli eventi”, richiamando la locuzione utilizzata in fisica per indicare la zona teorica che circonda un buco nero. Copre per intero l’attività sul campo del fotoreporter dal 1995 al 2023, includendo numerose immagini inedite.

Paolo Pellegrin indaga quindi da quasi trent’anni le vicende oscure della storia per fare chiarezza e soprattutto portare determinate situazioni a conoscenza di più persone possibile. Nascono così le serie dedicate a Guantanamo, alla striscia di Gaza, al fondamentalismo islamico in Nigeria fino ai recenti scatti della guerra in Ucraina.

I funerali di due membri della brigata Azov nel cortile dell’ospedale regionale di Kharkiv. Kharkiv, Ucraina 2022 © Paolo Pellegrin / Magnum Photos

Il percorso espositivo de Le Stanze della Fotografia copre l’intera carriera del fotografo, includendo anche diversi tipi di stampa. Come quelle vintage, derivanti dai primi lavori in analogico, o le vedute aeree in serigrafie sui panorami di Namibia, Groenlandia, Antartide e Islanda in continua mutazione a causa dei cambiamenti climatici. D’altra parte, la tematica della sostenibilità ambientale è molto cara all’artista che con le sue riprese ci invita alla difesa del nostro pianeta. Una chiamata all’azione che risulta ancora più significativa vista la situazione della laguna, in continua lotta con l’innalzamento progressivo del livello dei mari. Man mano che si prosegue nello spazio espositivo veneziano lo spettatore assiste al potere spietato di Madre Natura che si manifesta con alluvioni, incendi e tempeste: come avvenuto per lo tsunami in Indonesia nel 2004 o per il terremoto in Giappone nel 2011. Gli scatti di Paolo Pellegrin ci ricordano così che il cambiamento climatico non è un’astratta teoria scientifica, ma una realtà bruciante che colpisce coloro che sono meno responsabili di averla causata.

Persone in fuga dalla Libia durante gli scontri tra ribelli e forze pro-Gheddafi. Passaggio di frontiera a Ras Jdir, nei pressi di Ben Guerdane. Ras Jdir, Tunisia 2011 © Paolo Pellegrin / Magnum Photos

Il fotografo agisce come un testimone silenzioso che, spostandosi dal luogo di una catastrofe naturale al teatro di un conflitto armato, cattura l’umanità nella sofferenza, il coraggio nell’avversità e la resilienza incondizionata. Dalla Cambogia all’Iran, dall’Iraq ai migranti che tentano di attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti, visitando “L’orizzonte degli eventi” si entra in contatto con storie che ci invitano a far sì che gli scatti di Pellegrin non siano solo visioni temporanee, ma una vera e propria spinta costante per agire ed essere parte del cambiamento. La retrospettiva non mira dunque alla compassione, ma vuole indurre all’azione: conoscere è il primo passo per migliorare, sperando di rischiarare le tenebre dell’ignoranza. D’altra parte, il mezzo fotografico basa il suo funzionamento proprio sul catturare la luce ed imprimerla sulla pellicola. E questa volta la luminosità ha un doppio significato: quello di strumento tecnico, ma soprattutto di messaggio di speranza. Paolo Pellegrin, nei panni di un Hermes 3.0, riesce benissimo in questo scopo.

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