Il genio di Lila De Nobili: ultima grande esponente della scenografia dipinta

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Esistono figure intrappolate nella maglie del tempo, scomparse nel silenzio nonostante la loro passata grandezza. È il caso di Lila De Nobili, regina della scenografia dipinta, artista apprezzatissima che ha avuto l’onore di collaborare con registi del calibro di Luchino Visconti e Raymond Rouleau. 

Questo 8 marzo vorremmo riscoprire la carriera e il genio di una delle figure femminili più iconiche del XX secolo, per immergerci con lei nell’affascinante universo del teatro degli anni ‘50 e ‘60. Ignorata dal grande pubblico, Lila è stata l’ultima grande esponente della tela dipinta a teatro. La sua presenza e il suo metodo hanno lasciato un segno indelebile nella storia dello spettacolo e della scenografia, arte troppo spesso sottovaluta perché considerata prettamente “funzionale”, non degna dei grandi onori riservati alle “arti nobili”.

Seppur poco documentata e studiata, la scenografia dipinta è una pratica pregna di storia e tradizione soprattutto per l’Italia, patria della commedia. Vogliamo quindi oltrepassare la gerarchia canonica dei generi artisti per inoltrarci in un angolo della storia dell’arte poco indagato, ma denso di stimoli, di cui Nobili fu protagonista.
Descritta come un genio poliedrico e dalla cultura eccelsa, l’artista abbracciò il teatro nel suo insieme testo, architettura, musica e pittura, portando avanti uno studio assiduo e minuzioso che arricchì le sue scenografie dipinte di particolari briosi e seducenti. 

Lila De Nobili nacque a Castagnola (Lugano, 1916) da una famiglia nobile di origini ungheresi da parte della madre, sorella del pittore Marcel Vertes, e ligure da parte del padre, uomo d’affari che tra le varie attività produceva sigari toscani da esportare negli USA. Per via dei commerci del padre Lila trascorse la sua adolescenza nei grandi alberghi della capitali europee e di New York. Successivamente si trasferì a Roma, dove intraprese gli studi in Decorazione all’Accademia di Belle Arti. Era una giovane privilegiata che parlava cinque lingue e possedeva un’apertura mentale rara per il periodo, forma mentis nutrita dal contatto con artisti e amici di famiglia come Aristide Sartorio di cui esiste un ritratto di Lila da bambina. A Roma conosce Pericle Fazzini e Filippo de Pisis con cui avrà modo di confrontarsi e fare le prime esperienze artistiche. Rimane stupita soprattutto dal secondo, pittore dal quale riceve i primi consigli sul suo stile pittorico, definito dall’artista: torbido, intricato e bisognoso di limpidezza, leggermente tendente all’arte ottocentesca. 

Nel 1943, Lila si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’Académie Ranson e debutta negli anni Quaranta come disegnatrice di moda e decoratrice d’interni. Collabora per Vogue (disegna i figurini per le collezioni Molyneux) e progetta memorabili vetrine per Hermès. Magazine e brand iconici a cui si avvicina grazie alla mediazione di Marcel Vertes, parente e maestro, che ne influenzerà profondamente lo stile. Questi sono anni difficili per lei, pieni di problemi familiari e difficoltà economiche, almeno finché non viene spinta verso il teatro da Christian Berard, pittore, scenografo e illustratore di successo che sarà un vero e proprio punto di riferimento per l’artista. Nel momento della morte di Berard si può dire che Lila sia diventata la sua più diretta erede, come sostenne niente meno che Jean Cocteau. 

Una delle copertine disegnate per Vogue, con la consueta firma “Nobili” in basso a sinistra, fonte: Wikipedia

De Nobili si dedica casualmente alla scenografia nel 1947, per compiacere un’amica attrice, Françoise Lugagne, il cui marito, il regista Raymond Rouleau, insisteva nel chiedere di dipingere una scena. Mentre è solo con la rappresentazione di “La rue des anges” (Angel Pavement) di John Boynton Priestley al Théâtre de Paris, che comincia a dedicarsi al teatro con assoluta dedizione facendone il suo unico lavoro. Sempre con Rouleau ha progettato la prima francese di “A Streetcar Named Desire con Arletty”, ha vestito Ingrid Bergman come Hedda Gabler e ha lavorato con Édith Piaf, Simone Signoret, Margot Fonteyn e molti altri. 

Nel 1951, nel pieno di una carriera florida e ricca di impegni, torna a New York per la messa in scena di “Gigi”, interpretata dalla mitica Audrey Hepburn, commedia di incredibile successo con più di duecento repliche per cui si occupò dei costumi e delle scene. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti, la scenografa ebbe modo di riscoprire New York e i suoi stimoli artistici, arricchendo il suo patrimonio culturale e consolidando la sua fama nel mondo del teatro, ambiente che considerò sempre con un’ottica quasi artigianale senza paura di sporcarsi le dita o lavorare fino a notte fonda. Era una donna minuta, ma forte, conosciuta per l’impegno fisico, capace di realizzare decine e decine di metri di scenografia dipinta senza usufruire dell’aiuto di nessuno. Le sue mani lunghe e nodose sapevano meravigliare scivolando sulla tela o sulla carta e lasciando dietro di loro un’atmosfera misteriosa. Le sue scenografie caratterizzate da un tratto svelto e dall’estrema capacità di sintesi che non tralascia mai la cura per il particolare, erano come vetri appannati, ma attraversati dalla luce, a cui aggiungeva veli di garza e tulle che ne amplificano l’effetto onirico.

Lila De Nobili, costumes de cigarières pour Carmen de Bizet, 1959

Fin dai primi anni parigini acquista l’abitudine di recarsi al Louvre a studiare i grandi maestri Velazquez, Domenichino e Delacroix. Copiare i grandi pittori del passato era per lei un modo di approfondire la maniera, sempre tormentata e in evoluzione. Nei figurini, nei bozzetti per le scene, si manifesta la sua vena pittorica, la sua abilità nell’evocare atmosfere ed ambienti soprattutto tramite il colore e le sfumature nelle quali eccelse.

Parallelamente all’attività teatrale, in quegli stessi anni Lila de Nobili disegna costumi per il cinema, collaborando con il già citato Raymond Rouleau e soprattutto con Michel Boisrond nel famoso film “Amours Célèbres”, nel cui cast sono presenti Brigitte Bardot, Alain Delon e Jean Paul Belmondo.

De Nobili fu in stretto contatto anche con il regista Luchino Visconti, per il quale realizzò le scenografie di “Come le foglie”, nel 1954, e della “Traviata” nel 1955. Con lui strinse una relazione di fiducia grazie alle quale poté esprimere consigli e preferenze riguardo alla scena. Donna molto acculturata e artista ingegnosa, per lei partecipare alla produzione teatrale significava prendere parte alla creazione di una storia in cui imprimere tutta la sua erudizione e il suo estro. Curava le sue scenografie nel minimo dettaglio recandosi in biblioteca per condurre studi filologici e intensi sui periodi da lei riproposti. Il suo era un metodo di lavoro che si muoveva nel nome della sincerità.

Lila De Nobili, costumes des enfants et de soldats pour Carmen de Bizet, 1959

Stravagante, o meglio eccentrica, era un’artista impavida, indicava ai registi in che epoca ambientare gli spettacoli e quali costumi scegliere, possedeva uno sguardo innovativo e intraprendente apprezzato e rispettato. Suggerì a Visconti di trasporre la “Traviata” a fine Ottocento, opera solitamente ambientata negli anni Quaranta dell’Ottocento, per attribuire un carattere più forte e deciso ai personaggi femminili, che acquisivano libertà e audacia con i costumi moderni. Scelta che possiamo ricondurre alle sue passioni letterarie come il grande amore per Marcel Proust, scrittore capace di evocare odori, paesaggi e sapori vividamente, tanto evocativo da spingere il lettore a visualizzare le sue ambientazioni.

Importante nella sua carriera fu la collaborazione con Peter Hall, tra il 1957 e il 1962, in sei produzioni di opere di Shakespeare e nella Carmen al Palais Garnier nel 1958. Periodo nel quale raggiunse il massimo della notorietà. Apprezzatissima da nomi di spicco come Pietro Tosi, costumista del film “Il Gattopardo”, Lila sapeva creare magie: da “Aida” alla Scala di Milano, con la regia di Franco Zeffirelli, il “Mercante di Venezia” di Shakespeare, a Roma, al “Falstaff”, con la regia di Luigi Squarzina, alla “Manon Lescaut” di Puccini, con la regia di Visconti, a Spoleto nel 1973, fino agli schizzi più semplici, buttati giù per caso, per una momentanea ispirazione. 

Spoleto fu per Lila De Nobili un centro molto importante, prese parte ben cinque volte al Festival dei Due Mondi di cui, nel 1963, progettò la locandina. La scenografa vide nascere la manifestazione nel 1958 e si innamorò della città, dove passeggiava alla ricerca di reliquie e chiese interessanti da riprodurre e utilizzare nei suoi bozzetti.

Dopo la “Manon”, ultima regia d’opera di Visconti, Lila abbandonò il teatro ritirandosi dalla professione alla fine degli anni Sessanta per dedicarsi esclusivamente alla pittura e al disegno. Portava sempre con sé un taccuino su cui ritraeva qualsiasi soggetto che catturasse la sua attenzione: scene di città, temporali, animali di strada, passanti e suore rappresentate sempre con un tocco di malizia. La sua pittura sfumata e atmosferica, rapida e rifinita in mille pennellate, ha affascinato generazioni di artisti fino a Robert Wilson e David Hockney, che la ritrasse nel 1971. 

figurini e costumi di Lila De Nobili per Le Roi des Gourmets, 1964, mostra Artisti All’Opera, Museo di Roma Palazzo Braschi, ph. Yasuko Kageyama, Opera di Roma

Fu un periodo molto attivo per l’artista che seppe stare al fianco dei colleghi più giovani partecipando alle proteste del 1968 e dimostrando un grande impegno civile e politico, sempre rivolto alla conquista della libertà. Fervore che traspose nella pittura dell’epoca, colma di figure, di volti e di gesti che affollano i suoi dipinti, soggetti incessantemente rappresentati nei taccuini d’appunti su cui disegnò fino all’ultimo respiro. I personaggi catturati dall’artista sembrano comparse pronte ad interpretare una commedia umana di inesauribile, stupefacente profondità. 

Purtroppo, la sua vita nell’ultimo ventennio del Novecento e nei due anni del secolo successivo non deve essere stata gioiosa a causa della crescente sordità e della vecchiaia. Lila De Nobili trascorse gli ultimi anni della sua esistenza sordocieca e con gravi difficoltà motorie dovute ad un ictus ma, fino alla sua morte avvenuta nel 2002, a 86 anni, non smise mai di tessere relazioni con l’ambiente artistico parigino ed instaurare profonde conversazioni nel suo appartamento, all’ultimo piano di Rue Verneuil, a Saint-Germain des Prés.

Per un approfondimento su Lila De Nobili consigliamo l’ascolto della conferenza della Dott.ssa Irene Baldeschi, “Lila De Nobili (1916-2002): piccolo e geniale elfo della scenografia dipinta”, principale fonte dell’articolo. Intervento tenutosi in occasione del ciclo di conferenze “Il Genio della Donna”, presso Palazzo Malvezzi a Bologna –>https://www.youtube.com/watch?v=nHaw_LI99To

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