Le nuove frontiere della percezione nei padiglioni multimediali della Biennale 2024

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Il multimediale è forse il mezzo di espressione più “fisico”, dove l’artista progetta un’esperienza sensoriale che mira a ricostruire, o meglio a dirottare, la percezione dello spettatore verso stati d’animo complessi e totali. La superficie pittorica/dipinta comunica con gli altri elementi progettati: video, fotografia, digitale, suono, altri tipi di materiale e talvolta, anche gli odori. Questi sono tutti, effettivamente, dei medium, diversi, che, in questo contesto, creano la stessa “aura”: ecco quindi il concetto di “multi-mediale”.

L’oggetto quindi di questo tipo di arte non è più un esperienza unilaterale, ma un’interazione con l’ambiente, che crea output sempre diversi.

In questo senso, la Biennale di Venezia è sempre stata un terreno fertile per l’esplorazione di tali dinamiche, testimoniando l’evoluzione dell’arte nell’era digitale, specialmente nei padiglioni orientali, come Corea del Sud nel 2015 (Moon Kyungwon e Jeon Joonho hanno presentato “The Ways of Folding Space & Flying”, un’opera multimediale che esplorava una narrativa futuristica attraverso video) e Giappone nel 2017 (“Turned Upside Down, It’s a Forest”, un’installazione che combinava sculture dettagliate e proiezioni per esplorare concetti di tempo, spazio e percezione).

A quasi due settimane dall’inaugurazione, abbiamo selezionato 4 padiglioni che promettono un’esperienza multimediale e immersiva alla prossima Biennale 2024:

Anna Jermolaewa, Rehearsal for Swan Lake, 2023. Photo: courtesy of the artist

Padiglione Austria: Anna Jermolaewa

Anna Jermolaewa, nata nel 1970 a Leningrado (oggi San Pietroburgo) è un’artista concettuale che utilizza vari media, tra cui video, installazioni, pittura, performance, fotografia e scultura. Professore di Design Sperimentale all’Università delle Arti di Linz dal 2019, la sua traiettoria artistica è profondamente influenzata dal suo attivismo politico giovanile contro il regime sovietico. Rifugiata politica, Jermolaewa si è trasferita a Vienna nel 1989, dove vive e lavora, dedicandosi al sostegno dei rifugiati.

Il suo lavoro “Prova per Il lago dei cigni” si ispira ai suoi ricordi di censura nell’URSS, dove il balletto di Čajkovskij veniva trasmesso come mezzo di distrazione durante periodi turbolenti. Jermolaewa reinterpreta il balletto come simbolo di resistenza e cambiamento, coinvolgendo ballerini per riposizionare “Il lago dei cigni” in un contesto di liberazione. La collaborazione con la ballerina ucraina Oksana Serheieva, anch’essa rifugiata, sottolinea l’importanza dell’arte come commento alle realtà politiche e come collegamento tra esperienze di spostamento e resistenza. Il lavoro riflette il percorso di Jermolaewa da rifugiata a influente artista, dimostrando il suo impegno nell’utilizzare l’arte per trattare temi di critica sociale e solidarietà.

Il progetto era promette di avere, oltre ad un’installazione video, anche fotografie, disegni e acquerelli, per un’esperienza sicuramente immersiva e toccante.

Padiglione Ungheria: Márton Nemes

L’opera di Nemes è caratterizzata dalla sua esplorazione dei confini e delle espansioni della pittura, incorporando contrasti come riflettente-opaco, cornice-campo pittorico e gestuale-digitale tra gli altri, per generare tensione all’interno dei suoi pezzi. Influenzato dalle sottoculture techno, l’opera di Nemes evoca l’atmosfera visiva e l’illuminazione dei club notturni contemporanei, offrendo un carattere psichedelico che si estende in domini astratti​.

In questo senso,”Techno Zen” diventa una grande un’opera che fonde pittura e tecnologie e materiali industriali per creare un’installazione multisensoriale che esplora la percezione dello spazio e del suono. Acciaio tagliato al laser, vernice per auto, insieme a proiezioni, altoparlanti e ventilatori, reinterpretando la tradizionale palette di pittura, in un’installazione è progettata per sfruttare le proprietà spaziali e acustiche del Padiglione Ungherese, attivandosi e calmandosi a intervalli fissati per generare un effetto ondulatorio percettivo attraverso stimolazione e relax​.

“Roma Talismano” still image, photo by Guerreiro do Divino Amor & Diego Paulino, with performers Ventura Profana, Adriana Carvalho and Amanda Seraphico, 2023

Padiglione Svizzera: Guerreiro do Divino Amor

Guerreiro do Divino Amor, nato a Ginevra nel 1983 e attivo tra la Svizzera e il Brasile, esplora nei suoi lavori le Superfictions: narrazioni storiche, politiche, religiose e mediatiche che influenzano la costruzione del territorio e dell’immaginario collettivo. Attraverso un mix di realtà e fantasia, crea un universo di fantascienza mediante film, pubblicazioni e installazioni di grandi dimensioni​.

La sua “Super Superior Civilizations” è un progetto che trasforma il padiglione in un vero e proprio teatro visionario, con varie installazioni che riflettono ironicamente sulla dominanza razziale occidentale e su temi di potere e supremazia, invitando alla riflessione sulle connessioni tra spazio urbano, architettura, propaganda politica e identità nazionale.

L’esposizione include due installazioni principali: “The Miracle of Helvetia”, che dipinge una Svizzera allegorica dove natura e tecnologia, capitalismo e democrazia, si fondono in un equilibrio surreale, e “Roma Talismano”, dove la cantante e artista brasiliana Ventura Profana si trasforma nella lupa capitolina, guidando i visitatori attraverso le gesta di tre animali allegorici: la lupa, l’aquila e l’agnello, simboli che attraversano la civiltà romana e le sue rappresentazioni nel corso dei secoli​.

Matthew Attard Rendered image of eye-tracking drawings of ship graffiti overlaying a 3D scan of San Pawl tal-Qlejja, 2023 Digital image, eye-tracking, data, 3D software Courtesy Malta Pavilion 2024

Padiglione Malta: Matthew Attard

Matthew Attard, nato nel 1987 a Malta, è un artista che esplora le potenzialità del disegno contemporaneo attraverso un approccio multimediale. La sua pratica artistica si distingue per l’uso versatile, performante e basato sul tempo del disegno, con un particolare interesse nel comprendere lo sguardo come una forma di disegno nelle sue dimensioni percettive, fisiologiche e culturali.

Il progetto di Matthew Attard, “Follow the ship” esplora il rapporto tra Malta e il mare, indagando questo tema attraverso i graffiti di navi, un motivo unico a Malta ma che risuona con culture di tutto il mondo per cui il mare è cruciale. Il progetto utilizza dispositivi tecnologici per l’interazione digitale, incoraggiando un pensiero speculativo collettivo sul futuro nel contesto dei cambiamenti climatici, dell’innalzamento del livello del mare e del ruolo della tecnologia nella società.

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