Tell China’s Story Well: la mostra del dissidente Badiucao osteggiata dal governo cinese

La redazione di Artuu è stata a Varsavia per visitare la controversa mostra “Tell China’s Story Well” dell’artista cinese dissidente Badiucao curata da Michaela Slipochova.

“Censura preventiva”. Così è stato definito il tentativo dell’ambasciata cinese in Polonia di cancellare completamente una mostra che critica aspramente la politica del presidente cinese Xi Jin Pin, compresi i suoi rapporti con Vladimir Putin e la guerra in Ucraina.

In realtà, Piotr Bernatowicz,  direttore del Centro per l’Arte Contemporanea “U-Jazdowski” dove attualmente si trova la mostra, si aspettava quella telefonata “minatoria”: la stessa, e in simili circostante, era arrivata prima nel 2021 in Italia, precisamente alla Fondazione Musei Brescia, poi al DOX Centre for Contemporary Art in Praga.

Tutte queste istituzioni hanno deciso di essere più forti delle minacce, delle pressioni, dei tentativi di limitazione della libertà di espressione da parte del governo cinese.

Chi è Badiucao

Artista, grafico e illustratore cinese immigrato Australia nel 2019, Badiucao, dal 2019 ha deciso di combattere contro le varie forme di censura e di controllo ideologico esercitate dal potere politico del suo paese natale: la Cina. Divenuto prima famoso attraverso i social media, l’artista-dissidente usa il linguaggio tipico della propoganda comunista per denunciare situazioni specifiche: dal Covid, fino alla guerra in Ucraina, la sua è una critica sempre precisa e mai generalista.

Badiucao, oltre ad essere un talentuoso pittore, ama costruire delle installazioni esperienziali utilizzando gli oggetti più disparati per trasmettere al meglio il suo messaggio.

Tell China’s Story Well: la mostra di Badiucao al CCA U-Jazdowski

Nelle prime due stanze della mostra, la scelta curatoriale è quella di usare per le pareti un rosso “oppressivo”, in un percorso espositivo espositivo che è in realtà il racconto anche della vita stessa dell’artista, come in una sorta di bildusngroman. Si inizia infatti dall’infanzia, con un letto fatto di matite appuntite che mantengono “vigile” l’artista negli anni in cui è costretto a subire l’ideologia di regime. Le prime “epifanie” avvengono nel 2013: Xi Ji Pin, dopo essere stato paragonato a Winnie The Pooh in un meme diventato virale, decide di bandire e cancellare totalmente il cartone animato, elminando di fatto dalla storia cinese una parte dell’infanzia di Badiucao.

Nelle stanze successive il rosso viene annientato e lascia il posto al grigio neutrale: le opere e il messaggio sono finalmente protagonista, l’artista emigra in Australia e si fa nuovo portavoce, “cartografo” dei diritti umani violati e dei crimini commessi in nome del Partito Comunista Cinese.

Ecco infatti l’installazione “Wuhan Diaries”, dove l’artista racconta la situazione in piena pandemia Covid attraverso gli occhi gli abitanti della città. Ecco, in una stanza dove il tetto viene ricoperto di post-it colorati, la denuncia del genocidio culturale ai danni degli Uyghur ma non solo: la sua è una riflessione storica, una testimonianza di eventi scomodi, un tentativo di ricordare quelle persone che hanno provato a combattere questo status quo.

Il linguaggio è sempre quello propogandistico, ma anche di marketing, con immagini forti e call to actions, non più rivolte al consumo di un prodotto, ma all’agire per un cambiamento. Non manca poi la critica anche alle grandi aziende dell’informazione occidentale, complici silenti, con i loghi di Facebook, Twitter e Google che vengono “cinesizzati”, masticati e risputati dalle grandi fauci ideologiche.

Il riferimento a Goya

Sempre nel tentativo di rivestire di dignità storica a determinati fatti recenti, Badiucao crea un sapiente parallelismo tra la l’opera di Goya “8 Maggio 1808”, dove alcuni ribelli spagnoli vengono trucidati dalle truppe Napoleoniche, la rivolta dei studenti di Piazza Tienamen del 1989 e la resistenza del popolo Ucraino. Il risultato è un installazione fatta di luci al neon e colori forti, quasi un’insegna qualsiasi in una strada di Wuhan o Shangai.

Ed è ancora Goya che fornisce all’artista un’ottimo riferimento storico e culturale per presentare Putin e Xi Jin Pin come dei moderni Saturno che divorano i propri figli, senza alcun piano di successione, in un delirio gotico di autodistruzione, proprio come il Dio greco diventato ormai un mostro informe.

Applicando una decostruzione sistematica degli elementi del linguaggio propagandisco, Badiucao riesce ad usare le stesse armi di censura e violazione del governo cinese per comunicare con irripetibile efficacia il sentimento di oppressione dell’intero popolo.

La sua è un’arte che spinge ad agire verso la creazione di una storia diversa, libera e riconoscente della ribellione, ma soprattutto, dei sentimenti umani.

Tell China’s Story Well

U-Jazdowski Castle Centre for Contemporay Art, Varsavia

fino al 15-10-2023

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