A Magenta c’è un evento culturale dedicato alla riscoperta del colore

Fino al 20 ottobre Pontenuovo di Magenta è il fulcro dell’evento “COLORA! Aspettando La Biennale Del Colore“. Un ricco programma culturale dedicato alla riscoperta del colore Magenta e del suo legame con la città con una serie di eventi, mostre d’arte, fotografia, installazioni, talks, laboratori e performance musicali. Inoltre “COLORA!” è un’anteprima di ciò che sarà la Biennale del Colore prevista per il 2026 a Magenta. 

Il prossimo weekend “COLORA!” compie il giro di boa e si avvia verso la conclusione preparandosi al gran finale. Per l’occasione abbiamo il piacere di intervistare Andrea Cairati, nonché Presidente di Fucsina, Associazione che ha organizzato e promosso la  manifestazione, in collaborazione con Fondazione per Leggere e Maxentia Big Band

Com’è nata l’idea di “COLORA!” e cosa rappresenta questo evento? 

COLORA! è un programma culturale dedicato alla riscoperta del colore (primario) Magenta e del suo profondo legame con la città di cui porta il nome, dal 1859: un caso unico caso al mondo. Si tratta di percorso di due settimane tra mostre d’arte e fotografia,  installazioni, talks, laboratori e performance musicali a tema colore: un’anteprima di ciò che sarà la Biennale del Colore prevista per il 2026 a Magenta. 

Nel nome del programma è insita la matrice cromatica (COL…) ma anche l’urgenza di  costruire qualcosa adesso (…ORA!) perché il colore magenta dorme da troppo tempo in un cassetto, fino al punto che, in italiano, lo si è tornati a chiamare comunemente “fuchsia” (o  “fuschia”, come dicono i bambini), dalla pianta che aveva ispirato il chimico francese François-Emmanuel Verguin che per primo aveva sintetizzato il “fuchsine” nel 1858, a  Lione. 

Mostra Colore Ombre Foto by Andrea Parisi

In che modo “COLORA!” riflette la missione dell’Associazione Fucsina e il suo  approccio all’arte e alla cultura? 

Fucsina ha come missione la creazione del brand “Magenta Città del Colore” attraverso l’istituzione di un Museo Internazionale del Colore come perno di un più ampio progetto  di rigenerazione urbana e di ricucitura territoriale. Ci immaginiamo un museo che sia tanto  concentrato in un posto fisico quanto diffuso nel magentino (e non solo), inclusivo ed aperto alle contaminazioni artistiche e culturali, in grado di dialogare con le imprese (es. filiera del colore). COLORA! si inserisce in questa prospettiva e vuole lanciare la Biennale  del Colore come step di avvicinamento al futuro Museo. 

Il programma della manifestazione spazia dalle mostre, ai talks, ai concerti e  laboratori. C’è un tema comune che lega i vari eventi o l’obiettivo è offrire  un’esperienza diversificata per un pubblico più ampio? 

Al fine di intercettare un pubblico ampio e al quale ci rivolgiamo (quasi) per la prima volta, abbiamo voluto costruire un programma ambizioso, ricco e diversificato che combini linguaggi e forme artistiche diverse ma complementari. Ad esempio, sul piano musicale,  dopo aver scoperto l’esistenza del brano jazz “In a Magenta Haze” del compositore  americano Duke Eellington, la collaborazione con Maxentia Big Band – che da 26 anni cura  il Magenta Jazz Festival – ci è sembrata la cosa più naturale da fare. Gianni Papa ed Eugenia  Canale (rispettivamente Presidente e Direttrice Artistica di Maxentia) hanno aderito con entusiasmo al progetto e hanno apportato grande valore. 

Funghi e Moai Foto by Andrea Parisi

La location degli eventi è sicuramente significativa, la rivalutazione del villaggio ex Saffa, celebre fabbrica di fiammiferi, un luogo storico dove si svolgono gli eventi.  Cosa ha significato organizzare “COLORA!” in questo luogo?  

Fucsina, come dicevamo, punta a ricucire il territorio e le sue identità, a partire da quella del  colore. Una grande identità collettiva del magentino è rappresentata proprio dall’incredibile vicenda industriale e sociale della SAFFA, fabbrica di fiammiferi in origine ed infine cartiera, passando per la produzione di mobili componibili che hanno vinto il Compasso d’Oro e che hanno avuto la firma di Giò Ponti. Il villaggio SAFFA è l’eredità che la fabbrica – oggi spenta – ci ha lasciato: a fianco di edifici da troppo tempo abbandonati ed in grave stato di degrado  – un’asta giudiziaria è prevista a breve – vive una comunità silenziosa ma intraprendente che, superati gli scetticismi iniziali, ha risposto al nostro appello, abbracciando il progetto ed  ospitando COLORA! 

La mostra InSaffa – prodotta nel 2015 e riallestita per l’occasione all’interno della scuola  elementare del villaggio SAFFA – gli scatti alla “Fabbrica Spenta” di Romina Emili e i pannelli descrittivi “Il Villaggio SAFFA si racconta” a cura di Francesca Gastone sono stati il modo con cui abbiamo voluto rendere omaggio al passato industriale e quanti ancora oggi ne tramandano la memoria. 

Che impatto pensi abbia avuto tutto questo sulla comunità locale e sul processo di valorizzazione del territorio? 

Abbiamo pensato che accendere, attraverso la cultura, un faro (colorato) su un’area ben definita e sui problemi quotidiani che la sua comunità vive (es. traffico, inquinamento, degrado, desertificazione commerciale e di servizi) fosse il primo passo che un’associazione  che vuole valorizzare il territorio dovesse compiere. I riscontri e i ringraziamenti ricevuti sembrano indicare che siamo sulla strada giusta: abbiamo riacceso una scintilla, o meglio un fiammifero… 

Mostra Colore Moai Foto by Romina Emili

In che modo il passato industriale del villaggio ex Saffa ha influenzato l’allestimento degli eventi? 

Meno di quanto avremmo voluto, perché l’imminente asta giudiziaria ci ha impedito di  accordarci con l’attuale proprietà circa il potenziale uso temporaneo di spazi ex industriali oggi dismessi, quali l’ex mensa, spazio ideale per ospitare eventi a fronte di ridotti  investimenti per metterla in sicurezza. Ci sono diversi esempi di iniziative di questo tipo,  basta guardare alle recenti rigenerazioni urbane di Milano che quasi sempre portano con sé  una dimensione culturale, temporanea o definitiva. I locali parrocchiali un tempo centro  della vita dei lavoratori della fabbrica e tuttora attivi hanno costituito una valida alternativa, grazie soprattutto alla collaborazione dei ragazzi dell’oratorio di San Giuseppe Lavoratore e delle associazioni/comitati locali.

Tornare poi sulla piazza che ha ospitato l’intervento di tatticismo urbano disegnato da Giulio Vesprini nel 2022, realizzato partecipativamente e  poi cancellato a colpi di “carte bollate” solo un anno dopo era necessario, per dare un senso a quell’esperienza e chiudere un cerchio. 

Il villaggio ex Saffa tra l’altro è stato proprio tra i luoghi visitabili nelle giornate  FAI dello scorso weekend. Qual è stata la risposta del pubblico a questa apertura in  concomitanza con “COLORA!”?  

Sì, l’operazione COLORA! è stata costruita sinergicamente attorno al FAI che, con la  Delegazione Ovest Milano, ha dimostrato interesse per l’area industriale dismessa e accettato  la sfida. I numeri (più di 1.100 presenze alle sole visite guidate, con turni esauriti prima della  chiusura di domenica) sono andati ben oltre le più rosee aspettative, trattandosi di un sito quasi sconosciuto fuori dal nostro territorio. Agli amici del FAI, ed in particolare alla vice capa delegazione Daniela Colla, va il nostro sentito riconoscimento. Ora tocca alla  campagna nazionale “Luoghi del Cuore FAI” alla quale la SAFFA e il suo villaggio sono candidati: tutti possono votare per salvare questo luogo e ciò che ha rappresentato per una  comunità, ponendo le basi per il futuro Museo del Colore. 

Mostra Colore Ombre Foto by Andrea Parisi

Tra i protagonisti delle mostre ci sono nomi affermati e giovani talenti… Grittini,  Urbansolid, Valeria Vaccaro, Davide Balda, Romina Emili, fino ad un omaggio a Il  Terzo Paradiso di Pierangelo e Oronzo Russo. In che modo ciascuno di loro ha  reinterpretato il colore Magenta come simbolo artistico? come pensi che il pubblico  possa essere ispirato da queste diverse interpretazioni?” 

La mostra “COLORE: Arte, Scienza e Tecnologia”, curata da Fucsina (Loris Innocenti,  Manuel Zoia), si pone l’obiettivo di analizzare il colore, fenomeno inafferrabile eppure  onnipresente, che trascende la semplice percezione visiva per divenire un linguaggio  universale, un ponte tra Arte, Scienza e Tecnologia. Nel percorso espositivo è possibile esplorare le molteplici dimensioni del colore, svelando la complessità e la ricchezza attraverso un’indagine che intreccia la sensibilità estetica dell’artista, quella rigorosa dello scienziato e  l’ingegno innovativo del tecnologo.

La sostenibilità, tema quanto mai attuale per ciascuno di noi, è il filo conduttore delle installazioni artistiche ospitate negli spazi esterni del  Villaggio SAFFA: dai Moai di Urbansolid che raccontano di una civiltà che ha distrutto il  suo ecosistema, passando per la Magenta Mushroom Forest realizzata per COLORA! dal  valdostano Michel Vecchi con legno di alberi caduti che si trasformano in funghi a  simboleggiare il cerchio rigenerativo della vita, fino ad arrivare alla casetta di Davide Balda in Tecnosuolo, un substrato tessile ricavato da tessuti di recupero forniti da United Colors  of Benetton per FABRICA. Su tutti, visibile dal cielo, l’abbraccio del Terzo Paradiso, l’omaggio di Pierangelo Russo e Oronzo Russo alla nota re-intepretazione del simbolo matematico dell’infinito di Michelangelo Pistoletto, realizzato per l’occasione con 33  rotoballe di paglia (elemento caratterizzante il paesaggio agricolo locale) e vestito dei 17 colori degli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. 

Gli spazi interni mettono invece in relazione i colori della Pop Art di Giuliano Grittini e l’eccellenza del vetro di design di NasonMoretti (Murano) con gli aspetti tecnologici e  scientifici del colore curati rispettivamente dalla Fondazione Maimeri (con la consulenza del prof. Sandro Baroni) e dal Centro Ricerche Enrico Fermi di Roma, con un’installazione di luce interattiva molto apprezzata dai bambini. A ricondurre il visitatore all’identità dei  luoghi, i Marmiferi di Valeria Vaccaro in marmo di Carrara, colorati a mano, per l’occasione,  in omaggio al magenta. 

Cosa speri che il pubblico porti a casa da questa “esperienza”? 

Un’accresciuta, se non nuova, consapevolezza rispetto al potenziale delle due indentità  nascoste che abbiamo voluto indagare e combinare insieme: il colore e la vicenda SAFFA.  Alla consapevolezza devono però seguire la riflessione e l’azione collettive affinché si avvii  quanto prima un percorso di riappropriazione identitaria in grado di rigenerare fisicamente,  economicamente e culturalmente il territorio. Il progetto di Museo del Colore in SAFFA va  in questa direzione. 

Quali sono le tue aspettative personali per il futuro dell’Associazione e degli eventi  che organizzerete? 

Con “COLORA!” l’associazione Fucsina ha fatto il salto di qualità che si attendeva da  tempo e si pone ora come interlocutore serio e credibile nei confronti delle istituzioni e degli  enti che vorranno supportare il progetto del Museo. I numerosi e variegati patrocini raccolti  – tra tutti quello del Politecnico di Milano e della Fondazione Cittàdellarte Pistoletto e Maimeri, le  sponsorizzazioni prestigiose e il contributo regionale ricevuto confermano l’alta qualità del  progetto. 

Pensate di coinvolgere altri luoghi significativi della città per ampliare il progetto della Biennale? 

Abbiamo voluto (ri)mettere al centro dell’attenzione un’area periferica. In passato abbiamo  già lavorato con luoghi più centrali ed iconici, non solo a Magenta. Ci piacerebbe poter  tornare a lavorare, con il dovuto rispetto, all’interno dei grandi volumi della Basilica di San  Martino di cui nel 2022 abbiamo illuminato di magenta l’ampia facciata marmorea e al cui  interno abbiamo portato due imponenti installazioni di Pierangelo Russo negli scorsi  Natali. Purtroppo, la sensibilità del nuovo parroco sembra essere differente e l’arte a  Magenta potrebbe presto trovare le porte delle chiese chiuse…

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