Storie dei cinema che scompaiono: il glorioso Odeon di Milano

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 di Matteo Pacini

Andare al cinema ha rappresentato per generazioni l’unica possibilità di evasione da una realtà apparentemente senza scampo. Giuseppe Tornatore li definisce “scordatoi” riferendosi ai tanti cinematografi nati nella Sicilia economicamente in ginocchio dei primi del Novecento. Grandi scatoloni vuoti, inizialmente dotati soltanto di sedie in legno e di un semplice telo a fare da schermo ma che, una volta spente le luci, si trasformavano in astronavi in partenza per un viaggio collettivo verso il miraggio di un presente, un passato e un futuro migliori, o quantomeno visibili. In questo luogo il tempo si ferma e un pubblico eterogeneo, a prescindere dalle disuguaglianze sociali, vive emozioni condividendo una stessa narrazione con una partecipazione che ricorda e, a volte, supera quella che si ha nei luoghi di culto. 

Oggi è molto diverso; in questo mondo fatto di piattaforme streaming, televisioni satellitari, tablet, pc, smartphone, ci si chiede costantemente se ci sia ancora spazio per la visione cinematografica classica o se le vecchie sale scompariranno gradualmente lasciando spazio alle nuove tecnologie. Il cinema rappresenta un insostituibile luogo di aggregazione sociale e conservare gelosamente la memoria dei luoghi più rappresentativi della città e della socialità cittadina, rimane una necessità prioritaria per scongiurare la decadenza dei suoi simboli e il deterioramento del nostro senso di appartenenza. 

Sebbene sia considerata tra le città europee più stimolanti da tutti i punti di vista, nel suo centro storico Milano subisce un graduale impoverimento dovuto anche alla progressiva scomparsa dei suoi tanti cinema e teatri, soprattutto in quella zona che fino agli anni 80 veniva denomina la Broadway milanese che contava ben 21 sale nella sola area fra San Babila e Corso Vittorio Emanuele. Dopo il cinema Apollo, oggi sede dell’ Apple Store, già da circa un anno i milanesi hanno dovuto fare i conti con la chiusura dell’ultimo colosso del cinema italiano, il multisala Odeon, e i cui lavori proseguono per fare spazio ad un nuovo, sicuramente bellissimo (ma probabilmente superfluo) centro commerciale di lusso. 

Secondo quanto dichiarato da Progetto CMR, lo studio milanese che si occuperà della “riqualificazione”, delle 10 sale cinematografiche di cui l’Odeon era dotato ne rimarranno solo 5, radunate nella parte sotterranea dell’immobile. A quanto pare Kryalos, la società che è subentrata alla precedente proprietà, manifesta l’intenzione di riordinare e riqualificare il palazzo per ospitare nuove funzioni con più ampi spazi commerciali nell’intento di realizzare un grande magazzino in grado di contrapporsi alla vicina Rinascente, “nello stile del londinese Harrod’s o delle parigine Galeries La Fayette” (Fonte: blog.urbanfile.org).

Storia dell’edificio

Ripercorriamo brevemente la storia dell’edificio attraverso le varie fonti disponibili, in particolare attingendo all’approfondito archivio online dello storico del cinema Giuseppe Ragusa (www.giusepperagusa.it). 

Dove ora sorge l’ex cinema Odeon, situato nelle vicinanze dell’abside del Duomo, prendeva posto il teatro di Santa Radegonda, insediatosi sul sito di un antico, omonimo convento benedettino fondato nel IX secolo, con annessa la chiesa di Santa Radegonda. Nei primi anni ottanta dell’800 il teatro viene dismesso e l’edificio abbattuto per edificare, tra il 1882 e il 1883, la centrale termoelettrica Santa Radegonda della società Edison, la prima d’Italia e d’Europa, la seconda nel mondo dopo New York, sita nella piccola area compresa fra le vie Santa Radegonda e Agnello. 

Dotata di un’altissima ciminiera di 52 m, la centrale elettrica ha però vita breve in quanto nel primo Novecento si guarda già all’uso della corrente alternata; così l’impianto viene chiuso perché considerato obsoleto e comunque in una posizione tale da non permettere alcun tipo di ampliamento. 

La ciminiera della Centrale elettrica e il Duomo, (per gentile concessione di Willy Salveghi)

Nei primissimi anni del novecento, viene edificato in questo luogo un cinema-teatro dal nome provvisorio di Padiglione Cinematografico, ben presto cambiato in Santa Radegonda che alterna spettacoli teatrali a proiezioni cinematografiche con accompagnamento dal vivo dell’orchestra. 

il 1927 e il 1929, grazie alla famiglia Pittaluga, che si occupa anche di produzione cinematografica e su progetto di Laveni e Avati, viene edificato un nuovo, imponente edificio residenziale il cui piano sotterraneo e piano terreno vengono destinati rispettivamente dal teatro e dal vasto ed elegante cinema Odeon. Il nome, comune a numerose sale nel mondo, deriva da un termine greco che significa “cantare” (letteralmente “costruzione destinata alle gare musicali”) e dal quale derivano anche le parole ode e aedo.

Il nuovo edificio, oltre al cinema che si sviluppa in altezza per tre piani, comprende un teatro sotterraneo (teatro Odeon) da 910 posti, un salone ristorante e uno da ballo; inoltre sono presenti locali ad uso abitativo, uffici e magazzino, a partire dal quarto al sesto piano. Caratterizzato da un monumentale portico con colonne, colonnine, fregi, timpani e cornici, balaustre e nicchie ornate con statue. 

L’ingresso nel portico è formato da sette portoni arcuati in legno e vetro e un soffitto in legno a cassettoni intagliati. Sopra al primo arco del portico sono ancora visibili le allegorie scultoree del Cinema e e del Teatro. L’ampia sala principale è dotata di platea e galleria, presenta marmi, drappeggi e preziose tappezzerie, la balconata con ottoni e un’innumerevole serie di lampade a muro. Sopra lo schermo è presente la scritta, in caratteri dorati, “Ex tenebris vita”. 

La sala del Cinema negli anni cinquanta, per gentile concessione di Willy Salveghi

La sala viene inaugurata il 26 novembre 1929 e l’Odeon è destinato ad affermarsi come uno dei principali e più duraturi luoghi dello spettacolo filmico nella metropoli lombarda. Fino al contingentamento nel periodo bellico, la sala dà ampio spazio alla produzione americana. Colpito durante i bombardamenti dei primi d’’agosto 1943, l’Odeon è in grado di riaprire già il 7 settembre dello stesso anno. 

Nel novembre 1943 il cinema Odeon ospita i concerti dell’orchestra del Teatro alla Scala, rimasto danneggiato in agosto. Nel dopoguerra, ricopre l’insostituibile ruolo di principale punto di ritrovo della città, accompagnando la rinascita di Milano nei decenni a seguire e  durante il boom economico, rappresentando la principale vetrina dell’evoluzione del gusto e del costume cittadino.  

Il cinema Odeon nel 1959, proiezione di Un dollaro d’onore, per gentile concessione di Willy Salveghi.

Nel 1986 l’Odeon, rilevato dal gruppo americano Cannon, è tra le prime multisale del Paese; con un nuovo nome – Cannon Odeon – e un nuovo assetto, la nuova gestione riduce la propensione al cinema d’autore per limitarsi a replicare i film di maggiore successo per sostenere gli alti costi di gestione della struttura. Nel 1988 il cinema multisala viene acquisito dal circuito Cinema 5, facente capo al gruppo Mediaset di Silvio Berlusconi: il nome cambia in Odeon Cinema 5 con l’aggiunta di due nuove sale che vengono inaugurate venerdì 29 gennaio 1993, rispettivamente con Puerto Escondido (Salvatores, 1992) e Il danno (Malle, 1992).

Dal 1988 al 2008 il Cinema Odeon aderisce anche a manifestazioni cinematografiche cittadine, quali “Cannes e dintorni” (in giugno) e “Panoramica di Venezia” (in settembre).

 Ex Cinema Odeon, ingresso,2024, Ph Matteo Pacini

Nel luglio 2009 decolla il progetto The Space Cinema, che porta alla creazione di una nuova società che detiene le attività di Medusa Multicinema e le strutture di Warner Village Cinema. Ennesimo nuovo nome: The Space Odeon. La sera di domenica 29 novembre 2009, un incendio, sprigionato probabilmente da un cortocircuito, comporta l’evacuazione della multisala milanese che per lavori di rifacimento riaprirà a pieno regime solo nel maggio 2010.

Da allora una fitta programmazione dei principali film di maggior successo, passando per il biennio di pandemia che ha dato il colpo di grazia ad una gestione divenuta sicuramente troppo costosa e poco competitiva rispetto alle nuove piattaforme in streaming come Netflix e Amazon Prime. L’ultima proiezione il 31 luglio 2023. Ad oggi proseguono i lavori di riqualificazione che dovrebbero vedere terminato il nuovo centro commerciale entro il 2024. 

In conclusione, l’adeguato recupero di luoghi come cinema e teatri deve avvenire conciliando il rispetto delle preesistenze e le nuove normative dovute all’evolversi dei tempi per combatte l’appiattimento identitario che è conseguenza di una miope aspirazione a guadagni facili e veloci. Ciò può avvenire solo attraverso una consapevole familiarizzazione con i concetti di recupero e “riuso” nei confronti dei tanti vuoti di cui i mutamenti di società ed economia stanno tempestando il territorio. L’intento non deve essere il congelamento nostalgico dei cimeli del passato, ma la rispettosa trasformazione del contesto che tenga conto, valorizzandola, della memoria storica di una società che, altrimenti, vedrebbe venir meno uno dopo l’altro i suoi punti di riferimento.  

Ex Cinema Odeon, scalinata di accesso alle sale del piano interrato, 2024, Ph Matteo Pacini

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