Petizione on line per liberare il presunto autore dell’incendio della Venere di Pistoletto

“Ha bisogno di cure, non del carcere”. E anche pistoletto si dice d’accordo. Ma il Tribunale dice no

Sono passate tre settimane dal rogo che ha mandato in cenere in piazza Municipio di Napoli la Venere degli Stracci in formato maxi di Michelangelo Pistoletto. Dopo l’ondata di scandalo e di rabbia, ma anche di inaspettata eccitazione generalizzata (vedi la nostra “miscellanea” di commenti usciti in queste settimane in calce all’articolo La Venere brucia e non solo, ndr), ora è il momento della riflessione.

Immagine di Simona Isaia

A capitanare un atteggiamento più ponderato, non forcaiolo ma anzi di pietas umana verso l’autore del gesto, che secondo l’accusa sarebbe Simone Isaia, un senza fissa dimora che da qualche tempo soffriva di gravi problemi psichici, è la casa editrice partenopea Iod Edizioni, che con spirito caritatevole ma anche animato dal desiderio di una “giustizia giusta” e non vendicativa, ha lanciato una petizione on line per liberare Isaia. “Simone Isaia, il clochard accusato di aver dato alle fiamme l’installazione della Venere degli stracci in piazza Municipio a Napoli, ha bisogno di essere curato, non del carcere”, si legge nella petizione (che è possibile firmare qua).

“La Casa di Accoglienza dell’Associazione Liberi di volare della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli gestita da Don Franco Esposito è disponibile a ospitare Simone Isaia per consentirgli di essere curato e riprendere in mano la sua vita”.

A questo proposito, la casa editrice ha voluto condividere le parole dei volontari della Mensa del Carmine, dove Simone si recava spesso a pranzo, che raccontano di come Simone “da tempo avesse perso lucidità e riferimenti”, “finendo a dormire per strada”. Per questo, i volontari, che lo conoscono bene, si auspicano che Simone venga liberato dal carcere (in questo momento si trova ristretto a Poggioreale in una cella assieme ad altre sette detenuti), perché, sottolineano, “ha bisogno di aiuto. Non del carcere, ma di una struttura che lo aiuti a rimettere in piedi la propria vita, perché è una persona affetta ‘da una tangibilissima neuro-divergenza’”.

Proprio ieri, però, i giudici del tribunale del Riesame hanno respinto la richiesta dell’avvocato dell’uomo (che nella sua richiesta avanza anche dei dubbi sulla ricostruzione della Procura, puntando l’attenzione sui due minuti e mezzo di buio tra il passaggio di Isaia nei pressi della statua e l’incendio, e sulla presenza di una donna nei momenti immediatamente precedenti il rogo), che aveva chiesto per Simone (che si è sempre detto innocente) la misura dei domiciliari presso una struttura, la comunità Domus Misericordia di don Rosario che, attraverso il garante campano Samuele Ciambriello, si era offerta di ospitare il 32enne. Dopo un giorno di camera di consiglio, i giudici della dodicesima sezione hanno infatti deciso di lasciare in carcere Simone Isaia, nonostante le voci che in questi giorni si sono levate perché una persona afflitta da evidenti problemi mentali non debba subire un provvedimento che sembra non solo del tutto inutile ma anche inutilmente afflittivo.

A questo proposito, si è levata ieri anche la voce dell’autore della Venere, Michelangelo Pistoletto, che in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” si è detto favorevole a scarcerare il (presunto) autore dell’incendio, per accompagnarlo in un percorso di cura. “Perché curare lui vuol dire farlo con la società”, ha detto l’esponente dell’Arte Povera. “Ho subito pensato di voler incontrare questa persona”, ha detto Pistoletto a Floriana Rullo, autrice dell’intervista. “Volevo capire che cosa ci fosse dietro il suo gesto. Non ho però voluto insistere. Ma sono felice ci sia un’iniziativa come questa. Questa persona ha bisogno di cure e non di una punizione in carcere”.

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