National Women’s History Museum: dal virtuale al fisico

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Alla scoperta del National Women’s History Museum, nato online, ora inaugura la prima mostra fisica con l’artista Simon Berger.

Musei immersivi, piattaforme interattive, NFTs, è evidente come le istituzioni culturali stiano seguendo e promuovendo una transizione verso terreni virtuali.

«Uno dei compiti principali dell’arte è sempre stato quello di creare esigenze che al momento non è in grado di soddisfare» scrive Walter Benjamin nel saggio L’opera d’arte all’epoca della sua riproducibilità tecnica, e forse, nel caso dei fenomeni digitali esplosi nell’ultimo anno, si riconoscono quelle “esigenze” di cui parla il teorico.

Il brivido di un’opera impalpabile, ma al tempo stesso commerciabile, richiama come un canto di sirena tutti coloro che investono e scommettono sui limiti stessi dell’arte, creando tendenze e mercati prima d’ora sconosciuti.

Sconosciuti o quasi, perché realtà come il National Women’s History Museum di Washington esercitano la propria attività interamente online, «per inspirare, sperimentare, collaborare e amplificare l’impatto delle donne», supportate da programmi educativi condivisi con strutture scolastiche su tutto il territorio che coinvolgono più di 4 milioni di visitatori.

A partire dal logo dell’organizzazione ideato dallo studio di design Pentagram, si percepisce l’ambizione a un dinamismo che riguarda sia i programmi proposti sia una struttura fisica per ospitarli e promuoverli sul territorio nazionale: una “W” tridimensionale che può acquisire diverse forme e angolazioni proprio come un museo così dinamico e all’avanguardia si propone di fare. 

LA PRIMA MOSTRA CON SIMON BERGER

Dopo due tentativi di stabilizzazione fisica, nel 2002 e nel 2017, finalmente l’annuncio della prima esposizione fisica nel mese di marzo 2023 ospitata al pian terreno della Martin Luther King Jr. Memorial Library di Washington: curata dalle due storiche Sherie M. Randolph and Kendra T. Field, la mostra è un’occasione per conoscere da vicino la comunità grazie alle storie e alle voci delle più conosciute femministe, che hanno lottato per «una definizione di libertà e liberazione al di là delle circostanze individuali».

Martin Luther King Jr., “I Have a Dream”, Lincoln Memorial in Washington, D.C. , 1963

Una vittoria senza trofeo quella delle femministe che hanno supportato e supportano ancora oggi i movimenti a favore dei diritti civili delle donne di colore in America: dal Black Power Movement negli anni ’60 esistono ancora oggi teoriche e studiose come Anna Julia Cooper, Eleanor Holmes Norton, Mary Treadwell, e Nkenge Touré che assicurano una vita autonoma e un futuro dignitoso alla comunità femminile americana. 

La prima opera svelata sulla piattaforma online del NWHM si intitola Glass Ceiling Breaker: nata dal talento dell’artista svizzero Simon Berger, con il sostegno del museo e della società privata Chief, unica sul territorio a sostenere e connettere le donne che ricoprono ruoli di dirigenza, viene riproposta dopo una prima presentazione all’esterno della stessa biblioteca nel febbraio 2021, ma questa volta nel punto esatto dove Martin Luther King Jr. il 28 agosto del 1963 espose i suoi sogni alla nazione intera. E si auspica che oggi quei sogni possano diventare finalmente realtà.

L’artista Simon Berger

Un soffitto di vetro, una barriera apparentemente semplice da abbattere, fragile e trasparente come una porta aperta sul mondo intero.

E invece no, qualcosa o qualcuno ci ricorda ogni giorno che quel soffitto ha la resistenza di un diamante grezzo e che al posto di essere un ingresso privilegiato per le donne nel mondo le soffoca con false promesse e calcolate illusioni.

Simon Berger ha voluto rompere questa barriera a modo suo, con piccoli colpi di martello a ricreare il ritratto estremamente realistico della vicepresidente americana Kamala Harris, la prima afro-americana di origini asiatiche nella storia della Nazione. Una luce da una rottura, un messaggio che raggiunge i cuori di tutti mostrando come un atto di ribellione possa in realtà creare ordine e come non sempre le barriere siano da rompere ma piuttosto da adattare a ciò che si vuole raggiungere.

Immagine di copertina: Simon Berger, Glass Ceiling Breaker, Martin Luther King Jr. Memorial Library, Washington, 2021

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