L’altro Degas: disegni e voci impressioniste a Parma

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In strada del Duomo 7, di fianco al colossale Battistero ottagonale di Parma, il Palazzo della Rosa Prati, dal 16 settembre fino al 7 gennaio, ospita in mostra uno dei più noti impressionisti della storia dell’arte: Edgar Degas.

Nato a Parigi nel 1834, Degas è un impressionista insolito. Rispetto ai colleghi francesi, Monet, Pissarro o Cezanne, tra i primi, non ama dipingere en plein air, preferendo all’immediatezza della natura e dell’esistenza, lo studio di ambientazioni chiuse, restituite secondo prospettive e angolature desuete. E talora si allontana dalla convinzione, tipica degli impressionisti, della superiorità del colore sul disegno.

L’esposizione, curata da Vincenzo Sanfo, mira ad indagare uno degli aspetti meno immediati della produzione artistica di Degas, ovvero i suoi disegni, le opere preparatorie, le xilografie, le acqueforti, le litografie, le fotografie e la produzione scultorea in bronzo.

“Edgar Degas e i suoi amici” intende restituire il vasto mondo dell’artista francese, un mondo che ha inizio con le fotografie dello stesso Degas, i suoi autoritratti fotografici e quelli disegnati per il carnet di Ludovic Halèvy, alcune eliografie che lo ritraggono nel 1880 (Par lui-même, autoportrait) e ancora, alcune fotografie di ballerine – suo soggetto prediletto.

Edgar Degas – Illustrazione de “Le Famille Cardinal” di Ludovic Halevy

Si presentano in mostra i disegni realizzati nel 1877, per il carnet di Ludovic Halèvy, celebre scrittore e amico dell’artista che raduna in salotti mondani personalità di spicco dell’Ottocento parigino. Un “diario intimo”, che restituisce l’immediatezza del gesto del disegno e la chiara e impattante impressione della realtà del volto dei convenuti ritratti o, talora, la netta divagazione fantastica di intimi progetti di Degas, che vivono immediati sulla carta da disegno. Come un personale flusso di coscienza, libero da qualsiasi preconcetta costruzione, prendono vita su carta le straordinarie ballerine di Degas, i protagonisti del mondo circense, altro caro temal pittore, i ritratti reali o caricaturali degli ospiti di Halèvy e i soggetti emarginati.

“Dopo il bagno”, Edgar Degas, Litrografia

Il percorso procede con opere ritraenti le tematiche predilette dall’artista parigino, che usa il disegno come pratica per vivisezionare una società in continuo cambiamento, la cui evoluzione però sembra tacitamente nascondere quegli emarginati che da questa mondanità sembrano esclusi. Mimes des courtisanes, occupa un’altra sezione della mostra, sono stampe e disegni realizzati da Degas per il testo di Pierre Louys, edito da Ambroise Vollard, in cui l’artista realizza immagini desunte dalle Maison Close, le “case di piacere parigine”.

Si trovano, tra la ricchezza del patrimonio esposto, i disegni e le xilografie per Danse Dessin di Paule Valéry e gli straordinari disegni e pochoir dell’étoile del balletto, tra cui la fotoriproduzione di un’opera del Musee D’Orsay (L’étoile, Rosita Mauri), in cui la spagnola Mauri è ritratta intenta a ricevere gli applausi del pubblico. Qui, il soggetto, pur essendo il protagonista, occupa lo spazio destro in basso del quadro, dando l’impressione come di un’uscita volontaria della ballerina dalle quinte del dipinto stesso. Risulta evidente la costruzione spaziale di Degas che inscena sapientemente uno spazio che risulta quasi cinematografico. La sala del Palazzo dalla Rosa Prati, dipinta di un verde pastello, sembra una classe dell’étoile di danza, colma di ballerine esili, “non donne, ma esseri di una sostanza incomparabile, traslucida e sensibile, carni di vetro follemente irritabili, cupole di seta ondeggiante, corone trasparenti, lunghi nastri vivi percorsi tutti da rapide onde”, come scrive di loro Paul Valery. 

Ballet (L’Étoile), Edgar Degas

L’impronta febbrile del maestro francese è presente in un’altra serie di disegni realizzati per una novella di Guy de Maupassant che narra la vita all’interno di una casa di piacere nella Parigi di fine Ottocento. Il lavoro è ultimato solo sei anni dopo, nel 1934, data la necessità di trasferire i monotipi di Degas in acquaforte. Un’altra sezione della mostra è dedicata ai “suoi amici”, vi sono esposte le immagini di Armand Guillaumin, Giovanni Boldini, Félix Bracquemond, Marcellin Desboutin, Suzanne Valadon, Giuseppe De Nittis, Jules Cheret, una litografia di Paul Cézanne, così come Etude pour la mort de Sardanapale di Eugène Delacroix e un’acquaforte ritraente Olympia di Édouard Manet e molti altri.

L’ultima sala della mostra presenta al centro due teche contenenti ciascuna una scultura bronzea ritraente un soggetto equino, uno al passo e uno all’arresto. È questo il periodo, iniziato nel 1890, in cui Edgar Degas inizia a soffrire di disturbi alla vista, che degenereranno portandolo alla cecità solo poco più tardi. La scultura, diviene l’unica e fedele compagna della sua senile solitudine, unica tecnica che riesce a colmare il suo bisogno creativo. “Gli occhi che tanto avevano lavorato, persi, la mente assente o disperata”, Degas muore nel settembre del 1917, colpito da un aneurisma cerebrale.

Così si chiude il sipario della mostra “Edgar Degas e i suoi amici”, ovvero conducendo lo spettatore tra i disegni febbrili del carnet di Halévy, di Mimes des courtisanes, tra le acqueforti decise che ritraggono scene mondane, locali notturni, bordelli parigini, cavalli in corsa e ballerine in tutù e che testimoniano quell’assoluto bisogno di dinamismo di un pittore che cerca negli altri un travolgente turbinio esteriore che possa, forse, corrispondere al suo tormento interiore.

Immagine in apertura: mostra Edgar Degas e i suoi amici, Palazzo Dalla Rosa Prati, Parma. Foto di Lorenzo Moreni

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