Il mondo favoloso di Calvino alle Scuderie del Quirinale

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Quando la mostra diventa un flusso liquido di sinuose ispirazioni, un volo onirico di chimere sensoriali che rivelano universi dentro mondi, ampiezze dentro aperture, infiniti dentro confini. Il cammino lungo i due piani delle Scuderie del Quirinale, con Favoloso Calvino, crea paesaggi visivi che ampliano le superfici verbali di Italo Calvino, rendendo la pittura il linguaggio elettivo del suo pianeta letterario, sorta di quaderno magico su cui ogni scrittura diviene genesi figurata di nuove storie morali.

Exhibition view

Ci si ferma davanti ai due Valerio Adami: anche qui un artista che non classifichi dentro generi e tematiche, sfuggente nel suo scivolare tra mitologie letterarie e incursioni del presente; un viaggio di sintesi allegorica che fonde perimetri netti e colore piatto, una riuscita amalgama di leggera ironia e densa cultura filosofica, un doppio schermo che pratica su tela le galassie del tempo ritrovato.

Ci si ferma davanti al San Giorgio di Vittore Carpaccio: opera strabiliante per chiarezza diamantina e modernità narrativa, uno di quei tesori rinascimentali in cui la storia principale accoglie in basso le sequenze del martirio del santo, con quel trucco di sintesi che anticipava i riquadri del fumetto e il montaggio del cinema. 

Ci si ferma davanti al mobile di Joseph Cornell con le sue esoteriche alchimie di oggetti, dentro una metafisica da salotto che mette il cosmo in libreria, come una pagina narrativa che contiene l’infinito nel perimetro della prosa. 

Ci si ferma davanti alle sculture totemiche di Fausto Melotti, sorta di alberi dorati della città invisibile, filamenti minerali di torri energetiche per una neonata urbanistica del fantastico. 

Ci si ferma davanti ai due Domenico Gnoli che creano close-up sugli oggetti quotidiani: vera fonte d’ispirazione per lo scrittore che qui, nel gigantismo del ravvicinato, coglieva stravolgenti divagazioni nella fantasia estrema.

Ci si ferma davanti alle tavole di Luigi Serafini, mastro disegnatore di quel Codex che ha predisposto un mondo parallelo con relative avvertenze e modalità di libero uso.

Ci si ferma davanti all’esplosione di Richard Serra: un sole nero che introduce ai doppi universi calviniani, al culto per le mitologie celesti, a un mistero insondabile che accoglie i sogni impossibili e le veglie sospese del suo Barone Rampante, del suo Cavaliere Inesistente, del suo Marcovaldo, del suo Principe Granchio, del suo Uccel Belverde

Ci si ferma davanti a Gianfranco Baruchello, Giulio Paolini, Luigi Ghirri, Enrico Baj, Pedro Cano, Eva Jospin: ogni tappa una puntata del viaggio espositivo, ogni puntata un salto quantistico nella fisica del sogno, ogni sguardo una nuova possibilità per le strategie dell’invenzione. 

Chiudiamo il nostro viaggio da fermi con il famoso Arazzo Millefiori, un capolavoro fiammingo che mescola erbe e fiori con diversi animali onirici. Il tappeto diventa volante sotto l’egida morbida del linguaggio calviniano, uno strumento di volo sciamanico su cui salire sopra, volando fuori dalle Scuderie lungo i tetti della Capitale, sorvolando la città dalle altezze del colle presidenziale, nel gioco sognante di una mostra che sconfina dalle sue sale, come sarebbe piaciuto allo stesso Calvino e ai suoi protagonisti tra fiaba e realtà. 

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