Urban Vision Group è un’azienda leader nel settore del Digital Out of Home e nei progetti di rigenerazione urbana. Dal 2004, i suoi maxi digital LED sono stati trasformati in vere e proprie finestre di dialogo e opportunità, incarnando il principio di Marshall McLuhan secondo cui “il mezzo è il messaggio”. La missione dell’azienda, come creative-tech media company, è di rivitalizzare e ridisegnare gli spazi urbani, rendendoli luoghi di creatività e innovazione attraverso esperienze immersive, interattive e spettacolari, sempre con l’obiettivo dell’inclusione e del benessere delle persone.
Con oltre 400 progetti di qualificazione completati e collaborazioni con istituzioni di rilievo internazionale, l’azienda ha dimostrato un impegno costante nella preservazione della bellezza delle città. Uno degli ultimi progetti è stato in collaborazione con lo Street Artist OBEY aka Shepard Fairey, in occasione della mostra OBEY: The Art of Shepard Fairey allestita alla Fabbrica del Vapore di Milano. Nel capoluogo meneghino, dal 16 al 22 maggio, 5 schermi hanno mostrato le opere di OBEY (presenti in mostra) in diverse parti della città, garantendo una diffusione capillare.
Il 12 e il 13 giugno scorsi inoltre, Urban Vision ha lanciato URBAN HEART, un progetto che ha visto protagonisti 21 artisti digitali negli schermi di Roma, Napoli, Milano e Catania. Una visione innovativa dell’arte digitale nello spazio urbano che abbiamo deciso di approfondire direttamente con il CEO e Founder di Urban Vision Gianluca De Marchi.
Urban Vision è leader nel settore del Digital Out of Home e nei progetti di rigenerazione urbana. Quali sono i progetti più significativi che avete realizzato fino ad oggi e quali impatti hanno avuto sulle città in cui sono stati implementati?
La mission di URBAN VISION, come creative-tech media company è di rivitalizzare e di ridisegnare gli spazi urbani come luoghi di creatività̀ e innovazione attraverso esperienze immersive, interattive e spettacolari che abbiano sempre come fine l’inclusione e il benessere delle persone.
Penso a progetti recenti come le cabine digitali, prodotte in collaborazione con TIM, che consentiranno di accedere in maniera personalizzata a servizi di pubblica utilità̀ ed infotainment anche alle persone con disabilità motorie, barriere linguistiche o visive; ai tanti progetti di carattere sociale di cui siamo sostenitori come la lotta alla violenza contro le donne o la campagna di sensibilizzazione URBAN PRIDE a supporto dei diritti della comunità LGBTQIA+, attualmente on air per tutto il mese di Giugno; ma anche a URBAN STAGE, una nuova dimensione di vivere la musica, dove i nostri maxi digital led si attivano per la creazione di eventi spettacolari e live, accorciando le distanze tra pubblico e artisti. Riguardo l’Arte nello specifico, proprio lo scorso maggio abbiamo valicato i confini della mostra alla Fabbrica del Vapore di Shepard Fairey, meglio noto come Obey, sui nostri maxi led digitali in tutta la città di Milano, attraverso l’esposizione di una selezione delle sue opere, rendendo così digitale la tradizionale street art in una mostra diffusa godibile da tutti.
Penso che iniziative che promuovono il valore culturale e la sostenibilità sociale abbiano un impatto non rilevabile in modo scientifico e immediato, ma sicuramente contribuiscono alla costruzione di un dialogo più facile, aperto e stimolante tra le città e le persone, e quindi ad una migliore vivibilità del contesto urbano.
La valorizzazione del patrimonio artistico e culturale è una parte fondamentale delle attività di Urban Vision Group. Quali sono state alcune delle sfide più significative affrontate nel restauro di monumenti storici come il Duomo di Milano e le Fontane Gemelle a Roma e come le avete superate?
Ci impegniamo, sin dalla nascita di Urban Vision, a preservare e valorizzare la bellezza delle nostre città e a restituire alla collettività monumenti e opere d’arte attraverso il restauro sponsorizzato, modello da noi ideato e di cui siamo leader: grazie alle competenze amministrative e alla capacità di mediazione tra soggetti pubblici e privati, affianchiamo le Istituzioni per individuare e realizzare progetti di recupero del patrimonio culturale, fungendo da tramite con i brand che vogliono sostenerli economicamente. In 20 anni, abbiamo contribuito alla rigenerazione di diverse città in Italia e nel mondo, con oltre 400 progetti di qualificazione tra arredi urbani, attivazioni sul territorio e restauri, tramite la raccolta di fondi privati per oltre 300 milioni di euro e la collaborazione con oltre 700 partner (istituzioni, brand e associazioni). Nell’ambito della conservazione e della valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, Urban Vision ha collaborato con alcune delle più rilevanti istituzioni europee, tra le quali, per citarne alcune il Vaticano e “City of Westminster” a Londra.
La nostra storia inizia con il restauro di icone architettoniche come la Chiesa di Santa Maria del Popolo e l’obelisco di Piazza del Popolo a Roma.
Abbiamo lavorato a numerosi progetti prestigiosi che hanno visto il recupero alcune delle più belle Chiese e edifici religiosi del territorio italiano. Tra questi, la collaborazione con la Veneranda Fabbrica del Duomo, l’Ente che dal 1387 governa e si prende cura della Cattedrale, ha dato vita al progetto “Adotta una guglia”, per il rinnovamento della Cattedrale di Milano, in partnership con Samsung Electronics. All’interno di Città del Vaticano, la raccolta pubblicitaria delle maxi-affissioni di Urban Vision ha permesso di finanziare interventi di restauro delle Fontane Gemelle, opera di Gian Lorenzo Bernini.
Sempre a Roma, abbiamo contribuito al restauro della Fontana della Barcaccia e al rifacimento della facciata e della cupola della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del Popolo. Nella stessa piazza, anche la Basilica di Santa Maria del Popolo per la quale Urban Vision ha permesso la sponsorizzazione del rifacimento della facciata, delle coperture e del risanamento del lastricato che racchiude l’illustre cupola del Bernini. Recentemente, a Milano, stiamo intervenendo sul Teatro alla Scala e il Duomo a Milano. Mi rendo conto che sia un elenco molto lungo, ma mi fa piacere citare tutti questi progetti in quanto hanno davvero forgiato il nostro DNA.
Quali misure specifiche avete implementato per garantire la sostenibilità ambientale?
Dovrò rispondere in modo abbastanza tecnico, non me ne vogliate. Siamo costantemente impegnati nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sostenibili e innovative. Ad esempio, negli impianti OOH utilizziamo tecnologie di stampa senza emissione di sostanze dannose per l’ozono, impieghiamo tessuti in PET riciclato e prediligiamo vernici ad acqua non acriliche che garantiscono la totale assenza di inquinanti pericolosi. I nostri impianti pubblicitari sono dotati di tecnologie che contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria urbana assorbendo e neutralizzando gli inquinanti.
Limitiamo l’inquinamento luminoso grazie all’impiego di fari a tecnologia LED, ricorrendo il più possibile a pannelli fotovoltaici per alimentarli e ci facciamo carico dello smaltimento e del riciclo dei materiali utilizzati. Infine, abbiamo adottato un sistema di misurazione e monitoraggio delle emissioni di CO2 conforme agli standard ISO 14064 e 14067, strumento fondamentale per identificare le principali fonti emissive e per elaborare strategie di riduzione mirate.
Urban HEART, il vostro nuovo progetto che è stato il 12 e il 13 giugno a Roma, Milano, Napoli e Catania, rappresenta un impegno per rendere le città più vivibili e inclusive. Può spiegare in dettaglio in cosa consiste questo progetto e quali sono i suoi obiettivi principali?
URBAN HEART è in estrema sintesi la collettiva più grande di sempre in termini di spazio espositivo e di diffusione sul territorio. I temi trattati e la trasversalità delle tecniche espressive la rendono un affresco contemporaneo di linguaggi. Il nome URBAN HEART, dove la parola HEART, cuore, contiene la parola ART, arte, è nato successivamente, quando ci siamo resi conto delle potenzialità dell’iniziativa.
Infatti, se è vero che le città sono organismi viventi, attraversate da idee, scambi simultanei, magnifiche contaminazioni, allora l’arte è senza dubbio quel cuore pulsante capace di propagare linguaggi, stratificarli e sedimentarli. L’arte plasma l’identità di una città. Sempre in divenire. Direi che l’obiettivo principale è di rendere l’arte di tutti. Rendere l’arte accessibile significa anche promuovere la sostenibilità sociale attraverso la rappresentazione della diversità e dell’inclusività nel discorso culturale. L’arte, si rivela quindi un mezzo di espressione e cambiamento estremamente potente.
Come è nata l’idea di trasformare le città in musei all’aperto attraverso la videoarte e come pensate che essa possa influenzare l’esperienza quotidiana dei cittadini?
Come creative-tech media company l’idea è nata in modo direi spontaneo: la creatività e l’innovazione al servizio della rigenerazione di spazi urbani, la promozione del valore culturale sono nel nostro DNA. Volevamo dare un segnale, interrompere l’usuale programmazione in palinsesto sui nostri maxi digital led e diffondere arte nelle città. Farla respirare, farla vivere, renderla parte del tessuto urbano insieme all’architettura e ad i monumenti che già la raccontano. Fresca e dirompente.
Ci siamo detti: dato che da tempo la videoarte è presente in maniera stabile nei musei, perché non creare l’area espositiva più grande di sempre dove la videoarte possa vivere per le strade, sotto gli occhi di tutti e tutti possano goderne? Ci piace sperimentare, spingere il limite, fare cose mai fatte prima, spettacolari: il nostro impegno è quello di creare e dare vita a progetti che possano contribuire a rendere possibili le città di domani, oggi. Il progetto URBAN HEART è uno dei motori, rarefatto e carico di contenuti, che punta a questo obiettivo. Si dice che l’arte riesca a trasformare radicalmente la vita di una persona perché ha la capacità di attivare esperienze capaci di mutarla in altro: questo è l’effetto che vorremmo avesse URBAN HEART.
Che ci accompagni per due giorni, mentre non troviamo parcheggio, o usciamo da lavoro, o stiamo andando a fare la spesa…basterà alzare gli occhi e ci sarà un’opera contemporanea, un messaggio, uno sguardo diverso sulle cose, una brezza di immaginazione a offrirci un cambio di prospettiva, una scossa di bellezza.
Quali sono stati i principali passi organizzativi per realizzare un evento così ambizioso?
La visionarietà, applicata al contesto urbano è la perfetta sintesi del nome della nostra azienda, di quello che vogliamo fare e di questo progetto: non appena lo abbiamo pensato, abbiamo voluto renderlo realo, con una sorta di urgenza emotiva .‘Ideare’ e ‘concretizzare’, non lasciare che una bella idea resti solo un’idea è alla base del nostro modo di vivere URBAN VISION.
Ci siamo subito attivati per realizzarlo, iniziando dalla conoscenza e selezione degli artisti, valutando poi le opere proposte e, non da ultimo, fare una cosa mai fatta prima: stabilire di interrompere la programmazione pubblicitaria nelle date del 12 e 13 giugno con i nostri clienti che, devo dire, ci hanno supportato, accettando con entusiasmo di dare spazio a questo evento per riprendere poi il palinsesto concordato al termine dell’esposizione di videoarte.
Come sono stati selezionati i 21 artisti partecipanti a URBAN HEART?
Il criterio di selezione è stato innanzitutto legato alla trasversalità dei linguaggi e delle tecniche espressive, ma anche ad un’esplorazione che non si lasciasse condizionare dal fattore ‘notorietà’ degli artisti. Volevamo offrire uno sguardo ampio, eterogeneo ed inclusivo sulla videoarte. Inoltre, abbiamo fortemente voluto che gli artisti agissero con massima libertà riguardo l’opera da proporre, come sempre dovrebbe accadere nell’arte.
A un certo punto, il processo di selezione si è arricchito: strada facendo, sono entrati a far parte della collettiva nomi che ci sono stati segnalati da altri artisti, del tipo: “Senti, lui/lei è molto capace, posso mandarti alcuni suoi lavori? Potrebbe entrare a far parte di URBAN HEART?”. Il grande spirito di collaborazione tra gli artisti stessi è stato un valore aggiunto che non avevamo previsto e che abbiamo accolto con gioia.
Può parlarci delle diverse tecniche espressive utilizzate dagli artisti in mostra?
Come dicevo poco fa, abbiamo esposto una straordinaria varietà di tecniche espressive. A tecniche semplici e tradizionali, si affiancano i nuovi linguaggi come l’AI.
Solo per citare alcuni esempi, alla straordinaria semplicità di Villoresi, attraverso l’utilizzo della sua stessa mano per raccontare una storia, si affiancano l’animazione (Scarpelli) e il girato in Super 8 (Breviario), per seguire con la conferma dell’arte digitale (Liguori); e l’utilizzo dell’AI come strumento di espressione artistica per Brück, Cy Tone, Colombo, Volpe, Paladini; e ancora tecniche personalissime come fotogrammetria utilizzata da Sudolski e Franco – Loiri; l’utilizzo di vernici su pellicola di Pimpinella; la narrazione applicata al mezzo di Ottomano, dove i personaggi sembrano vivere al di là dei nostri maxi led; o un artista come Tegon, che ispirandosi ad una iconica campagna pubblicitaria del passato, la rende specchio della società odierna, offrendo una riflessione sull’uguaglianza e l’importanza della pace.
Al di là delle tecniche espressive utilizzate, la cosa stupefacente è come i temi trattati siano universali e, allo stesso tempo, molto attuali: inclusività e diversità, parità di genere, body positivity, ambiente e contesto urbano, assurdità della guerra e grandezza dell’amore, conversazione tra essere umano e AI.
Al netto di questo, c’è un tratto comune a tutte: la risoluzione di qualsiasi contrasto attraverso il senso di bellezza, un sorriso, un momento di riflessione pronto a sbarazzarsi con leggerezza del contingente, elevandolo, portandolo nel meta-luogo dell’immaginazione. Ecco, immaginazione, creatività e arte, saranno sempre una forza potentissima in qualsiasi contesto storico.
URBAN HEART diventerà un appuntamento annuale. Quali sono i vostri piani per le future edizioni?
Non posso rivelare ancora niente, ma di sicuro accresceremo la portata di questa iniziativa, date le enormi potenzialità.
Può spiegarci l’importanza della certificazione ISO 14064-1:2018 e delle politiche di parità di genere per Urban Vision?
Garantire un ambiente lavorativo equo e favorevole all’inclusione di tutti i dipendenti, promuovere l’empowerment femminile, è per noi di inestimabile valore. Crediamo crescita professionale paritaria di tutti i dipendenti, crediamo in opportunità uguali per tutti, in condizioni di benessere sul luogo di lavoro, che si riflettano nella vita di ciascuno. Ne è un esempio proprio il progetto URBAN HEART, il quale, oltre ad accogliere i messaggi e i linguaggi più diversi, riflette una totale parità di genere. C’è anche qui un messaggio sotteso di sostenibilità sociale che ci rende orgogliosi.
Urban Vision opera in 18 paesi. Pensate di esportare il concept di URBAN HEART a livello internazionale?
Non vogliamo precluderci alcuna possibilità. Sappiamo di certo che il nostro processo di espansione aziendale e di business sarà sempre speculare al far fiorire più iniziative e contenuti. McLuhan diceva che ‘il mezzo è il messaggio’. Nel caso di Urban Vision, dal 2004 a oggi, ci stiamo configurando sempre di più come ideatori di contenuti e messaggi originali, dove i nostri maxi digital led diventano finestre di dialogo e di opportunità.