È di una illustratrice italiana la prima copertina dell’anno del New Yorker

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La talentuosa Bianca Bagnarelli firma l’illustrazione intitolata “Deadline”, ed è già virale.

Capita spesso a chi lavora con le “deadline” di ritrovarsi di fronte ad uno schermo durante i giorni di festa. Nuove generazioni di “freelance” hanno un modo diverso di scandire il proprio tempo e cercano frequentemente di approfittare proprio di quei momenti in cui il resto del mondo si ferma. D’altronde, se ci pensiamo bene, sono proprio quelli gli unici istanti di pace nell’iperattività delle metropoli contemporanee. 

E quando ci si accorge di essersi persi un pezzo di vita, si rimane con quella sensazione dolce-amara che Bianca Bagnarelli, illustratrice appartenente alla generazione dei millennial – quella dei nati con il computer in casa e cresciuti con internet -, ha saputo magistralmente riportare sulla prima copertina dell’anno New Yorker. Nato nel 1925, il prestigioso periodico statunitense è stato e continua ad essere importante anche per le illustrazioni delle sue copertine: mostri sacri dell’illustrazione americana hanno lavorato per la rivista, tra gli italiani non si può non ricordare il grande Fortunato Depero.

Bianca Bagnarelli è una di quelle rare persone che hanno saputo individuare il proprio dono/missione per poi coltivarlo e farne una carriera brillante. Co-fondatrice di Delebile, etichetta indipendente che pubblica fumetti di giovani autori italiani e stranieri, le sue storie brevi a fumetti sono state pubblicate su kuš! (Lettonia), Voltio Magazine (Spagna), ShortBox (Inghilterra), Nobrow Magazine (Inghilterra), Smoke Signal (Stati Uniti), The Big Issue (Taiwan), Cicada Magazine (Stati Uniti), The New York times Magazine (Stati Uniti) e altri. Il suo primo libro, Fish, edito da Nobrow, ha vinto la medaglia d’oro nella categoria storie brevi della Society of Illustrators di New York. Collabora e ha collaborato come illustratrice con The New Yorker, The New York Times, Wired UK, ESPN, Moleskine, Mondadori, NBC, Süddeutsche Zeitung Magazin, Linus, McSweeney’s e altri.

Nata a Milano nel 1988, Bianca si trasferisce a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti, in quel momento l’unica scuola in Italia con un corso su fumetto e illustrazione, dove le insegnanti sono proprio le fumettiste che legge lei: Vanna Vinci e Sara Colaone. Bologna si rivela dunque la scelta giusta, da sempre centrale nell’immaginario del fumetto è la città dove poi decide di restare per dedicarsi al lavoro che l’appassiona. Quello stesso lavoro che a volte la porta a rimanere tagliata fuori, mentre il mondo là fuori festeggia. Che ben vengano però i sacrifici e le notti in bianco, se poi ci permettono di volare in alto come lei! 

In Deadline l’effetto di immedesimazione è immediato. Sembra capodanno, immersa totalmente nel suo lavoro una giovane donna non si è ancora accorta che è arrivata la mezzanotte, la luce dello schermo del Mac la illumina mentre lei si gira d’improvviso per il rumore dei fuochi d’artificio che si manifestano attraverso una grande finestra, le sue mani si bloccano e le dita rimangono sospese sulla tastiera, in un istante infinito. La luce principale che illumina la scena proviene dallo schermo del Mac e fortunatamente c’è un gatto (è Uma il gatto di Bianca) che rende tutto più umano. 

Siamo di fronte a un frame che dà un senso di immediatezza allo spettatore, in cui pochi elementi essenziali vengono disegnati con la luce. Si potrebbe dire che in Deadline la luce naturale proveniente dalle finestre in Jan Vermeer sia stata sostituita dalla luce artificiale dello schermo di un computer, la nuova finestra sul mondo contemporaneo. In un’epoca in cui mondi paralleli si rincorrono senza mai incontrarsi, Deadline sintetizza molto bene questa nuova condizione esistenziale tecno-umana in cui tutti ci troviamo, con tutte le sensazioni le percezioni che ognuno di noi ci vuol vedere.

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