CIRCOLO, inaugura il nuovo progetto di Nicole Saikalis Bay

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Apre CIRCOLO di Nicole Saikalis Bay, un luogo di incontro e dialogo nel cuore del quadrilatero della moda

Nicole Saikalis Bay è una donna minuta, sorridente e solare. È lei l’anima di CIRCOLO che ha sede in Via della Spiga al numero 48, un portone elegante che rivela un cortile interno. Una vista privilegiata su un quartiere dove un tempo si sono incontrate pratiche innovative e avanguardistiche, nel campo dell’arte e della cultura. Al primo piano una targa dorata con la scritta CIRCOLO e uno spazio architettonico immacolato, con alti soffitti e la luce naturale che entra dalle numerose finestre, ospita l’ultimo progetto dell’architetto, collezionista e mecenate. Si tratta di una costola della Saikalis Bay Collection, fondata insieme al marito Matteo Bay, di cui fanno parte anche WeArt Projects (nata nel 2019 per sostenere iniziative legate all’arte e al design), l’esperienza di Art takes Over (nel 2021, a seguito del periodo post crisi, con mostre organizzate nei locali commerciali vuoti del Quadrilatero della Moda- Artuu ne aveva già parlato qui ), e una serie di attività collaterali che vanno dalla consulenza, alla progettazione di esperienze su misura, alla beneficienza. 

L’obiettivo di CIRCOLO, spazio no profit, è quella di essere un luogo flessibile che dia spazio non solo all’ospitalità di progetti curatoriali di gallerie nazionali e internazionali, ma che si offra anche come un crocevia di incontri e dialoghi sulla contemporaneità. I primi episodi sono stati gli interventi luminosi con la serie Halo Edition del collettivo di design Mandalaki, e un evento per festeggiare il nuovo spazio in Porta Venezia di Clima Gallery

Installation view, Perchè questo è un tempo duro,a cura di Sergio Risaliti, Circolo, Via della Spiga 48, ph. Andrea Rossetti

Perché questo è un tempo duro, linguaggio sensibilità politica, curata da Sergio Risaliti, è invece la mostra che inaugura CIRCOLO, visitabile fino al 1dicembre. Una collettiva tutta la femminile, anticipando la linea delle ultime esperienze fieristiche torinesi, di cui si segnala non solo un aumento delle artiste donne, ma di stand dedicati solo a loro. Francesca Banchelli (Montevarchi, 1981), Chiara Bettazzi (Prato, 1977), Elisabetta Di Maggio (Milano, 1964), Rä di Martino (Roma, 1975), Chiara Gambirasio (Bergamo, 1996), Veronica Greco (Prato, 1996), Sophie Ko (Tbilisi, Georgia, 1981), Sofia Silva (Padova, 1990), sono le artiste invitate. Generazioni, linguaggi e estetiche che pur nella loro evidente differenza, esprimono quel lato poetico che spesso manca all’arte contemporanea. 

Poetica che invece Sergio Risaliti riporta piacevolmente all’interno di uno spazio nuovo, a partire dal titolo che recupera da una poesia di Chandra Candiani presa da Pane del bosco (Einaudi, 2023): “Perché questo è un tempo duro… No, fuori dalla finestra è tutto cedevole tutto si disfa come fosse naturale fare l’addio, lasciare, morire. E si libera la faccia, si arrende: esci senza consegne come nuvola, come sapone tra le mani”. 

Installation view, Perchè questo è un tempo duro,a cura di Sergio Risaliti, Circolo, Via della Spiga 48, ph. Andrea Rossetti

Emerge una sensibilità tutta femminile di “[…] connessione con la natura delle cose, tanto di quelle vicine che di quelle irraggiungibili […]”, come scrive il curatore nel comunicato stampa della mostra. Dalle polveri stratificate delle geografie di Sophie Ko, che modificano la loro struttura e la loro immagine. Immagini che si dissolvono come nella pittura dalle tonalità polverose di Sofia Silva, in cui frammenti di materiali si depositano sulla tela generando collage delicati. È ancora il tempo che nella pratica di Elisabetta di Maggio si manifesta tra trame sezionate con il bisturi e oggetti, e materiali organici come il sapone, le spine di animali, i coralli e il fogliame, o il vetro. La natura insieme a altri oggetti, appare anche nelle immagini fotografiche di Chiara Bettazzi, che resta bloccata nelle architetture temporanee che l’artista ricrea per poi distruggere. Una leggerezza palpabile anche nei tessuti di chiffon dalle nuances azzurre di Veronica Greco, che, come il vento da cui prendono il nome, Etèsi, si muovono nell’ambiente, ripartendo lo spazio, così come l’installazione Niente-Sassi, agli angoli delle stanze. Elementi comuni ma estranei cui prestare attenzione. Allo stesso modo la bambina a testa in giù nel video in bianco e nero The Picture of Ourselves di Rä di Martino, è un invito a guardare da un’altra prospettiva, così come i personaggi futuristici delle fotografie di Afterall. Se la pittura di Francesca Banchelli registra un immaginario di figure immerse in ambientazioni surreali avvolte da una scelta coloristica dirompente, la ricerca di Chiara Gambirasio si presta 

alla rappresentazione della dimensione che ruota intorno al vuoto e al colore, la kenoscromìa, come la definisce, attraverso linguaggi diversi. 

Ci siamo lentamente disabituati alla poetica delle cose da molto tempo (in generale, non solo nell’arte), travolti da un’aggressività mediatica, geopolitica, economica e sociale. La mostra da CIRCOLO è forse una porta aperta verso un’altra visione possibile quella più poetica, e un’altra modalità di incontro lungi dalla hybris imperante, che predilige invece il dialogo, come si prefigge di fare proprio Nicole Saikalis Bay.

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